Con “Cose belle dal mondo per non pensare che va tutto male”, la nostra rubrica Instagram diventa un libro con storie di impatto positivo su persone e ambiente. È in libreria dal 5 novembre.
Intelligente, sveglia e con buona memoria. Un libro racconta la personalità dell’ape
Le api ricoprono un ruolo fondamentale per il nostro Pianeta. Nel suo ultimo libro Stephen Buchmann ci racconta la loro personalità, intelligenza e le loro abitudini.
Le api sono insetti in grado di ricordare, apprendere, comunicare e sognare? Stephen Buchmann, ecologo ed entomologo, ci accompagna in un viaggio alla scoperta di un universo molto particolare, quello delle api. Con il suo libro La personalità dell’ape (Edizioni Ambiente, 2024), l’autore ci invita a esplorare la straordinaria complessità di questi impollinatori, fondamentali per l’equilibrio degli ecosistemi ma minacciati dalle attività antropiche. Lo abbiamo intervistato.
Qual è la vera personalità dell’ape? Quali sono le cose che non sappiamo del loro universo e che invece dovremmo sapere?
Tempo fa, un famoso biologo si chiese come sarebbe stato essere un pipistrello e usare l’ecolocalizzazione per esplorare il loro mondo. Alla fine, concluse che sarebbe stato impossibile. Allo stesso modo, non possiamo sapere cosa vede, sente o percepisce un’ape. Possiamo solo testare le loro reazioni e osservarne il comportamento in determinate circostanze per avere un’idea delle loro percezioni, che sono drasticamente diverse dal nostro “umwelt” umano, ovvero la nostra esperienza soggettiva del mondo. Le api della stessa specie sembrano molto simili tra loro, ma possiamo distinguerle applicando piccoli punti di vernice colorata. Osservando il comportamento delle api così contrassegnate, emergono caratteristiche uniche e distintive. Alcune api sono “pigre” e compiono meno viaggi alla ricerca di polline e nettare, mentre altre possono imparare un compito molto più velocemente (o non impararlo affatto) rispetto alle loro compagne. In definitiva, possiamo solo immaginare come sia veramente il mondo delle api.
Uno dei capitoli del libro si intitola “Intelligente come un’ape”. Come funziona il loro cervello?
Le api sono creature intelligenti, capaci di apprendere e ricordare eventi per periodi che vanno da ore a tutta la loro vita. Il cervello di un’ape mellifera, con un volume di circa 1 mm³ e circa ottocentomila neuroni, è minuscolo rispetto ai 86-100 miliardi di neuroni del cervello umano. Nonostante le dimensioni ridotte del loro cervello, comparabili a un seme di papavero, le api dimostrano un’incredibile capacità cognitiva: sono senzienti, provano dolore, riconoscono forme e imparano. Possono percorrere labirinti e apprendere come interagire con fiori di diverse forme, colori, profumi e dimensioni per trovare nettare e polline nascosti.
Sono in grado di sognare o ricordare?
Le api sono in grado di ricordare. Memorizzano il colore, il profumo, le dimensioni e le forme dei fiori che visitano, riescono a riconoscere le forme geometriche e persino i volti umani. Quindi, se siete apicoltori, siate gentili, le api se ne ricorderanno alla vostra prossima visita! Le api, come quelle da miele, dormono per lunghi periodi sia di giorno che di notte. Durante il sonno, si appendono con le zampe anteriori in posizioni caratteristiche. Passano attraverso diverse fasi di sonno: all’inizio muovono le antenne, poi diventano silenziose e le antenne si fermano. Non sappiamo se le api sognino. Mi piace immaginare che siano capaci di sognare vaste distese di fiori. Sappiamo però che, durante il sonno, le api consolidano i ricordi delle loro giornate.
Come si comporta un’ape per avvicinarsi a un fiore? Parliamo di olfatto, vista e colore.
Gli insetti come le api sono piuttosto miopi, con una visione circa sessanta volte meno nitida di quella umana. Durante il volo, percepiscono una macchia di colore sfocata che identificano come un fiore o un gruppo di fiori, ma non riescono a distinguere i dettagli fino a quando non si avvicinano a circa 25-27 cm. Solo a questa distanza riescono a vedere i motivi e i particolari. Le api hanno una visione tricromatica, rilevando tre colori primari come gli esseri umani, ma con una differenza: percepiscono il verde, il blu e l’ultravioletto (che noi, tranne in rari casi, non vediamo). Spesso si avvicinano ai fiori da una posizione sottovento per percepirne il profumo e seguono la fragranza dolce con un volo a zigzag. L’olfatto delle api è comparabile al nostro, con una soglia di percezione dei profumi simile.
Quando pensiamo alle api, di solito pensiamo all’Apis mellifera, un’ape sociale. Tuttavia, leggendo il suo libro scopriamo che le api sociali non sono le più comuni, le api solitarie sono molte di più.
A seconda del tassonomista di riferimento, esistono tra sette e undici specie di api da miele del genere Apis, originarie del sud-est asiatico. Gli apicoltori le hanno diffuse in tutto il mondo, escluso l’Antartide, per la loro funzione di impollinatori e produttori di miele. Globalmente, si conoscono circa 21mila specie di api: se ne contano quattromila negli Stati Uniti e circa 1.100 in Italia. Oltre alle api mellifere, le altre api sociali includono le api senza pungiglione, che vivono nei tropici, e i bombi, con circa 250 specie, presenti soprattutto in Cina.
Circa il novanta per cento delle api nel mondo è solitario. Dopo l’accoppiamento, le femmine scavano il proprio nido senza aiuto, compiono numerosi viaggi per raccogliere polline e nettare, l’approvvigionamento di massa, per formare palline grandi come piselli dove depongono un uovo. Una volta che la prole lascia le celle, queste api non hanno più contatti con essa. Mi piace pensare a queste api come a delle ‘mamme single’ con una famiglia da sfamare.
Come scelgono il partner e come avviene la riproduzione? Alcune si accoppiano anche durante il volo.
I maschi delle api adottano varie strategie di accoppiamento. Molti emergono dal terreno o da ramoscelli e cercano femmine vergini nelle vicinanze, mentre altri si concentrano intorno ai fiori. In Arizona, il maschio della Centris pallida, un’ape solitaria, emette un canto di accoppiamento che si crede assicuri la paternità della prole. Se la femmina ne è privata, si accoppierà con un altro. Anche le api da miele hanno un sistema singolare: i maschi si riuniscono in aree specifiche a 30-40 metri di altezza, chiamate aree di congregazione dei fuchi. Dopo l’accoppiamento, i maschi perdono i genitali all’interno della regina e cadono a terra, morendo. L’ape regina può poi deporre fino a mille uova al giorno.
Le api sono maestre nella costruzione di nidi, dove utilizzano anche fiori, foglie o polline. Come lo fanno?
Questi insetti sono veri maestri architetti. Le api da miele trasformano gli zuccheri del nettare in cera, masticandola e aggiungendo enzimi salivari. La perfetta geometria dei favi non è dovuta alla conoscenza della geometria, ma a un processo chiamato stigmergia. Le api accumulano mucchietti di cera, a cui altre api ne aggiungeranno altri, e che, con il calore dell’alveare (34-38° C), si trasformano in esagoni perfetti senza l’intervento diretto delle api. Altre specie di api utilizzano tecniche diverse, come le api tagliatrici di foglie che creano involucri per polline, nettare e uova con pezzi di foglie. Invece, le api muratrici costruiscono celle lineari usando il fango per creare divisori tra le larve, mentre altre (Osmia spp.), fanno i loro nidi anche in gusci di lumache abbandonati.
Che ruolo svolgono le api negli ecosistemi e nelle nostre società? Perché è importante proteggerle?
Le api sono impollinatori e devono essere protette ad ogni costo. Circa un terzo della dieta umana dipende dalla loro attività di impollinazione, che non fanno per fare un buon servizio all’umanità. Avviene mentre raccolgono polline e nettare per il loro nutrimento, trasferendo accidentalmente il polline da un fiore all’altro. Inoltre, le api fanno parte della catena alimentare, predate da formiche, ragni, lucertole, uccelli e mammiferi. Le api che nidificano al suolo contribuiscono anche a migliorare la qualità del terreno attraverso la bioturbazione e la fertilizzazione con le loro feci. La nostra esistenza è strettamente legata alla loro presenza e attività.
Perché ha deciso di studiare le api e c’è un ricordo particolare che ha di questi animali?
Ho iniziato a studiare gli insetti in terza elementare, spinto dal mio amore per la natura e dal desiderio di stare all’aria aperta. Ho bei ricordi di quando studiavo le api native nel deserto di Sonora, in Arizona, con il compianto John Alcock dell’Arizona State university. Il mio genere di api preferito è Centris, noto per la sua affascinante biologia di accoppiamento. Non riesco a immaginare di studiare altri animali, se non forse i fossili di dinosauro.
Alla fine del libro elenca diverse azioni che le persone possono intraprendere per proteggere le api. Quali sono le più importanti che ognuno può fare?
Per proteggere le api, evitate o usate con parsimonia insetticidi ed erbicidi, spruzzando di notte quando le api non sono attive. Inoltre, piantate pensando agli impollinatori, scegliendo piante autoctone e evitando gli ibridi dei grandi magazzini, spesso con poche ricompense floreali. Inoltre, potete unirvi a un’organizzazione di conservazione e diventare osservatori di api, segnalando le vostre osservazioni a piattaforme come BugGuide e iNaturalist, che è presente anche in Italia.
Lasciate rami e alberi morti come vivai per api e vespe, che utilizzeranno le gallerie create dai coleotteri. Le api femmine, come le api tagliafoglie o quelle muratrici, che spesso non sono in grado di scavare le proprie gallerie nel legno, spesso vi si trasferiscono. Inoltre, potete creare a casa vostra un ‘albergo delle api’ forando (in genere con dei fori dal diametro di 7-8 mm e profondi circa cinque centimetri) blocchi di legno riciclato e posizionandoli sotto la grondaia, offrendo un rifugio alle api femmine in primavera e autunno. Queste azioni contribuiranno a proteggere e supportare gli impollinatori, regalando a voi e alla vostra famiglia molte ore di divertimento.
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