Quali sono le cause e le conseguenze del rilascio dell’acqua di Fukushima Daiichi, una delle decisioni più controverse nella trama del disastro nucleare?
8 anni dopo il disastro di Fukushima, lavoratori e bambini sono ancora minacciati dalle radiazioni
Le radiazioni rilevate a Fukushima sono fino a 100 volte superiori rispetto ai limiti, secondo Greenpeace Giappone ma Tokyo nasconderebbe i dati alle Nazioni Unite.
Nei pressi di Fukushima, dove è avvenuto il più grande incidente nucleare della storia dopo Chernobyl, esistono ancora alti livelli di radiazioni sia nelle zone di esclusione sia nelle aree aperte, anche dopo gli enormi sforzi di decontaminazione.
È quanto rivela il rapporto “Sul fronte dell’incidente nucleare di Fukushima: lavoratori e bambini“, pubblicato da Greenpeace Giappone in occasione dell’ottavo anniversario dell’incidente di Fukushima.
Il rapporto su Fukushima
Il rapporto rivela come il governo giapponese stia deliberatamente ingannando gli organismi e gli esperti delle Nazioni Unite che si occupano di violazioni dei diritti umani. Nelle pagine dello studio viene documentato quanto siano estese le violazioni del governo in materia di diritti umani regolati da convenzioni e linee guida internazionali, in particolare per quanto concerne lavoratori e bambini.
“Nelle aree in cui operano alcuni di questi addetti alle bonifiche, i livelli di radiazione rilevati sarebbero considerati un’emergenza se fossero registrati all’interno di un impianto nucleare”, afferma Shaun Burnie, esperto sul nucleare di Greenpeace Germania.
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Livelli radiazione da 5 a 100 volte superiori il limite massimo
Secondo lo studio di Greenpeace i livelli di radiazione nella zona di esclusione e le aree di evacuazione di Namie e Iitate sono da cinque a oltre cento volte più alti del limite massimo raccomandato a livello internazionale e rimarranno tali per molti decenni e nel prossimo secolo. È evidente come tali valori rappresentino un rischio significativo per i cittadini in particolare i bambini.
Nella zona di esclusione di Obori in Namie, i livelli medi registrati di irradiazione sono pari a 4,0 μSv all’ora. Giusto per capire, tali livelli sono così alti che se un operatore lavorasse lì per otto ore al giorno durante un intero anno, potrebbe ricevere una dose equivalente a più di cento radiografie del torace.
In pericolo bambini e lavoratori
In una foresta situata di fronte all’asilo e alla scuola della città di Namie, dove sono state revocate le ordinanze di evacuazione, il livello medio di radiazioni era di 1,8 μSv all’ora. Tutti i 1.584 punti misurati hanno superato l’obiettivo di decontaminazione a lungo termine fissato dal governo giapponese di 0,23 μSv all’ora. Nel 28 per cento di questa area, la dose annuale di radiazioni a cui sarebbero esposti i bambini potrebbe essere 10-20 volte superiore al massimo raccomandato a livello internazionale.
Non solo i bambini in pericolo, ma anche i lavoratori che stanno lavorando per la decontaminazione. I lavoratori, secondo l’associazione ambientalista, non hanno ricevuto nessuna formazione sulla tutela da radiazioni, sono inoltre poco protetti, mal pagati, esposti ad alti livelli di radiazioni e se denunciano qual è la situazione rischiano di perdere il posto di lavoro. “I relatori speciali delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno assolutamente ragione nel mettere in guardia il governo giapponese su questi rischi e violazioni”, ha detto Shaun Burnie.
Secondo il regport di Greenpeace lo sfruttamento dei lavoratori per operare nelle aree contaminate è un fenomeno molto diffuso, compreso il reclutamento di persone svantaggiate e senzatetto a cui non viene effettuata alcuna seria formazione in materia di radioprotezione. Spesso vengono falsificati i certificati di identificazione o sanitari e si attuano registrazioni ufficiali non affidabili.
La pericolosa politica energetica del Giappone
Il rapporto arriva a un mese dalla stesura di una serie di severe raccomandazioni che il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia ha indirizzato al governo giapponese. Se attuate, queste raccomandazioni porrebbero fine alle attuali politiche condotte a Fukushima e avrebbero come effetto il ripristino degli ordini di evacuazione, il pieno risarcimento agli sfollati e la piena applicazione di tutti gli obblighi relativi al rispetto dei diritti umani nei confronti degli sfollati e dei lavoratori.
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Il problema del Giappone è la sua politica energetica che oggi, dopo otto anni da Fukushima ha intenzione di riaccendere le sue centrali nucleari nonostante i cittadini chiedano una transizione energetica verso le fonti rinnovabili.
“Alla radice del disastro nucleare di Fukushima, con le violazioni dei diritti umani che ne conseguono, c’è la pericolosa politica energetica promossa dal governo giapponese Quello che la maggioranza dei giapponesi chiede è una transizione verso le fonti rinnovabili”, ha detto Kazue Suzuki, della campagna Energia di Greenpeace Giappone. Nonostante questo, il governo sta cercando di riavviare i reattori nucleari e allo stesso tempo aumentare drasticamente il numero di centrali a carbone, il che contribuirà ad alimentare i cambiamenti climatici.
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