La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Dopo la guerra al clima, l’abbandono dell’accordo di Parigi e la ripresa del carbone, l’amministrazione Trump ha deciso di permettere l’uso dei pesticidi ritenuti pericolosi per le api e per gli altri impollinatori.
Era il 2014 quando Obama, in un memorandum, sottolineava l’importanza di proteggere le api e gli altri impollinatori dal declino registrato a livello globale. Nei mesi successivi si insediò una task force e il direttore del National wildlife refuge system (la rete delle aree protette e dei parchi nazionali americani) pubblicò una strategia nazionale per la messa al bando dei neonicotinoidi e delle sementi geneticamente modificate all’interno delle aree protette americane. Questo portò alla messa al bando nel 2016 dei neonicotinoidi, anche nel trattamento delle sementi.
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Ma nell’agosto 2018, come accaduto in molti altri casi, l’attuale amministrazione ha deciso di andare nuovamente contro scienza e senso comune e permettete l’impiego dei neonicotinoidi nelle aree agricole all’interno delle aree protette, revocando di fatto il divieto del 2014.
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“Non c’è spazio per l’agricoltura industriale nelle aree destinate alla conservazione della biodiversità e alla protezione della maggior parte delle specie vulnerabili, come appunto gli impollinatori come api e farfalle monarca”, ha commentato a suo tempo Jamie Rappaport Clark presidente di Defenders of wildlife. “La decisione da parte dell’amministrazione Trump di permettere l’uso di sostanze tossiche e di colture geneticamente modificate all’interno dei nostri parchi nazionali e riserve naturali è un insulto”.
Nel memorandum scritto dall’attuale vice presidente dell’Us fish and wildlife service, Greg Sheehan, si legge che l’utilizzo delle sostanze sarà valutato di caso in caso secondo il National environmental policy act (l’insieme di leggi per la protezione ambientale degli Stati Uniti) e le politiche per le aree protette. Insomma un paradosso in termini, un ossimoro. Perché permettere l’impiego di sostanze che la comunità scientifica a vari livelli ritiene tossiche e pericolose per gli insetti impollinatori, non ha nulla a che vedere con la “protezione” dell’ambiente. Men che meno nelle aree protette.
Una decisione inspiegabile, dato che sono numerosissimi gli studi e i pareri che ritengono queste sostanze pericolose e che hanno portato la Commissione europea a vietarne l’utilizzo lo scorso aprile in tutto il territorio europeo. Da sottolineare che il voto non fu unanime nonostante tutto e che Romania, Repubblica Ceca, Ungheria e Danimarca, scelsero il no.
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