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Secondo la guardia forestale tedesca Peter Wohlleben gli alberi sono esseri sociali, sono collegati da un grande network naturale e possono perfino essere amici.
Troppo spesso fatichiamo a provare empatia nei confronti di un altro mammifero, un animale così simile a noi, con un cuore e un cervello, credere quindi che un albero, creatura considerata da Aristotele più vicina al mondo inorganico che a quello animale, possa avere un’intelligenza e una vita sociale non può che sembrarci assurdo. Eppure è così.
Tra i principali sostenitori dell’intelligenza delle piante c’è Stefano Mancuso, neurobiologo italiano che dirige il Laboratorio di neurobiologia vegetale (Linv) di Firenze. Ma non è il solo ad indagare il mondo misterioso e ancora in gran parte sconosciuto delle piante. La guardia forestale tedesca Peter Wohlleben ha pubblicato un libro best seller, intitolato “La vita nascosta degli alberi: quello che sentono, come comunicano – Scoperte da un mondo segreto”, nel quale sostiene che gli alberi sono creature dalla spiccata socialità.
“Gli alberi possono contare, imparare e ricordare – ha affermato Peter Wohlleben – si avvisano inoltre l’un l’altro in caso di pericolo tramite l’invio di segnali elettrici che formano una vera e propria rete denominata Wood Wide Web”. Secondo questa teoria gli apici delle radici (laddove si pensa sia concentrata l’intelligenza della pianta) lavorano in stretta collaborazione, creando un grande network che si estende per decine di chilometri.
Sarebbe probabilmente sbagliato cercare di antropomorfizzare le piante, dotate di un’intelligenza aliena e imperscrutabile, con cicli vitali così differenti dai nostri. Eppure gli alberi sarebbero anche capaci di gesti di grande solidarietà, secondo Wohlleben sono in grado di mantenere in vita per secoli gli antichi ceppi dei loro compagni abbattuti tanti anni prima, somministrando loro una soluzione zuccherina attraverso le radici.
“Questi alberi sono amici – ha affermato la guardia forestale ad un giornalista del New York Times indicando un’imponente coppia di faggi nella Foresta Nera, in Germania. – Vedete come evitano accuratamente che i rami più grandi coprano l’altro albero? Fanno così per evitare di lasciare in ombra il compagno. A volte le coppie come questa sono così interconnesse e hanno le radici così intrecciate che quando un albero muore, muore anche l’altro”.
L’obiettivo di Wohlleben è quello di offrire un nuovo punto di vista con cui guardare le foreste, re-immaginare gli alberi, restituendo loro un ruolo importante nella cultura popolare, mentre oggi sono perlopiù visti come “robot biologici” progettati per produrre ossigeno e legno.
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