A Milano un murale intitolato “Respiro” ha l’obiettivo di dare un tocco di verde in più alla città e non solo.
Anna Gastel. Tra cultura e sostenibilità c’è un legame vitale
La cultura ci aiuta a capire che la sostenibilità è un tema cruciale. Ne abbiamo parlato alla presentazione del primo Osservatorio Milano sostenibile di LifeGate con Anna Gastel, presidente del festival MITO SettembreMusica e già presidente del Fai in Lombardia, fondazione che si occupa di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano.
La cultura è un mezzo indispensabile per comprendere in profondità qualunque tematica, a partire da quella della sostenibilità, di cui spesso si sente parlare ma che non sempre si conosce in tutte le sue sfaccettature o di cui non si sanno cogliere appieno le opportunità. Come l’assessore Marco Granelli e il vicepresidente di Confcommercio Milano Simonpaolo Buongiardino, anche Anna Gastel – già presidente del Fai Lombardia e attuale presidente del festival MITO – ha portato la sua esperienza alla presentazione del primo Osservatorio Milano sostenibile realizzato da LifeGate in collaborazione con Eumetra Monterosa, che ha analizzato il livello di conoscenza e di interesse dei cittadini milanesi in merito alle tematiche della sostenibilità.
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Qual è stata la sua impressione riguardo alla presentazione dell’Osservatorio Milano sostenibile?
L’ho trovata molto interessante perché è facile avere una percezione dell’ambiente milanese, ma essere in possesso di dati concreti su cui lavorare è importantissimo. Dal punto di vista della cultura, riscontrare l’attenzione da parte di un pubblico così vario, proveniente sia delle periferie che dal centro, riguardo alle attività culturali e turistico-culturali è straordinario. Il fatto che la città di Milano sia così attraente è per me un dato stimolante e molto significativo, che non mi aspettavo fino a questo punto. Sarebbe senz’altro interessante svolgere un’indagine simile anche a Torino e sono sicura che condurrebbe a un risultato da tenere ugualmente in considerazione.
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Nella sua esperienza di cittadina milanese, ma anche e soprattutto di presidente del Fai Lombardia e di MITO, come si è evoluto ai suoi occhi il concetto di sostenibilità a Milano?
La questione della sostenibilità ha avuto sviluppi rapidissimi negli ultimi dieci anni, forse anche a causa degli sconvolgimenti atmosferici che mettono sotto gli occhi di tutti il problema e che ognuno di noi prova sulla propria pelle. In particolare i giovani sono interessatissimi a questa tematica, me ne sono resa conto quando ero presidente del Fai Lombardia e ho fondato il Fai Giovani, avvicinandoli al problema della sostenibilità. Hanno risposto in modo straordinario, fondando gruppi Giovani in tutta Italia. Sembrava che fosse una questione di élite e invece loro hanno a cuore questo tema.
Con il Fai abbiamo realizzato a Milano, in collaborazione con Expo 2015, un’iniziativa che ha avuto un grandissimo successo: la Via Lattea, ovvero dei percorsi ciclo pedonali intorno alla piattaforma di Expo per scoprire il territorio in tutte le sue fasi, dalle bellezze artistiche ai prodotti della terra. Si poteva mangiare nelle fattorie e nelle cascine, e avere una conoscenza minuta di una delle aree verdi metropolitane più estese d’Europa. Il fatto che abbia avuto riscontri molto positivi dimostra che c’è una forte attenzione al tema.
Durante il suo intervento al primo Osservatorio Milano sostenibile ha parlato del ruolo della cultura in ambito di sostenibilità e del fatto che più si è colti e informati, più si capisce che il tema è cruciale e che va affrontato con una responsabilità civile ben chiara. Può anticiparci qualche iniziativa futura di MITO?
Al momento ci stiamo concentrando sulle aree periferiche di Milano, dove il comune sta attuando delle novità dal punto di vista della viabilità e della ristrutturazione degli stabili. Il nostro obiettivo è quello di riconnettere anche il tessuto culturale del luogo. Per esempio ci siamo accorti che molti abitanti di via Padova non conoscevano la vicina Casa della carità e i suoi ospiti erano visti un po’ con sospetto, come persone un po’ emarginate. Aprendo la struttura al pubblico in occasione di un concerto, gli abitanti della zona e quelli della Casa della carità si sono conosciuti gli uni con gli altri. E come sempre, se conosci il nemico poi “non gli spari”: quando vieni a contatto con la sua umanità non è più tuo nemico, ma diventa tuo fratello. E quindi credo che questa sia una cosa molto importante, comunicare gli uni con gli altri per non vivere una vita chiusi in un bozzolo. E questo la cultura lo fa, lo può fare.
Richiedi i dati dell’Osservatorio Milano sostenibile: [email protected]
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