Alla Cop16 si sperava in un protocollo per fronteggiare siccità e desertificazione, ma la decisione è stata rimandata.
Attivisti di Greenpeace salgono su una piattaforma di Shell per protestare contro la perforazione dell’Artico
I manifestanti protestano contro la decisione del governo americano che ha approvato il progetto di trivellazione dell’Artico di Shell.
Sei attivisti di Greenpeace sono saliti a bordo di una piattaforma petrolifera di Shell, la Polar Pioneer, situata nell’Oceano Pacifico a 750 miglia a nord ovest delle Isole Hawaii, e diretta nell’Artico, lo ha reso noto la stessa associazione ambientalista.
Salviamo l’Artico dalle trivelle
I manifestanti hanno occupato la parte inferiore del ponte principale della piattaforma, qui hanno esposto uno striscione che riporta i nomi di milioni di persone che si oppongono alla perforazione Artico e hanno infine dichiarato che non interferiranno con la navigazione della nave che trasporta la piattaforma. “Siamo qui per ricordare che tra meno di cento giorni Shell sarà nell’Artico per trivellare”, ha dichiarato Johno Smith, uno dei sei attivisti a bordo. L’azione di Greenpeace arriva in seguito all’approvazione dell’Arctic Drilling Plan della Shell, un progetto di trivellazione dell’Artico, da parte del Dipartimento degli Interni degli Sati Uniti. Tra cento giorni potrebbero quindi iniziare le esplorazioni petrolifere nel mare di Chukchi, in Alaska.
I danni all’ambiente
Secondo gli ambientalisti l’estrazione di idrocarburi nell’Artico avrà numerosi effetti negativi, si rischierebbe innanzitutto di compromettere un ecosistema unico e poco antropizzato, popolato da creature in pericolo come l’orso bianco (Ursus maritimus) e il narvalo (Monodon monoceros) e ricco di habitat differenti. Le probabili fuoriuscite di petrolio contaminerebbero le acque, danneggiando la fauna selvatica e le popolazioni locali che dipendono da essa. La pesca nell’Artico ha inoltre una rilevanza mondiale e muove un cospicuo giro d’affari.
Accelerare lo scioglimento dei ghiacci
Infine le attività di estrazione incrementerebbero le emissioni di gas serra, proprio in una delle aree più minacciate dal cambiamento climatico, con il ghiaccio marino che ha raggiunto il livello più basso mai registrato. “Le azioni di Shell stanno sfruttando la fusione del ghiaccio per aumentare un disastro causato dall’uomo – si legge in un messaggio degli attivisti di Greenpeace – il cambiamento climatico è reale”. Shell ha dichiarato di rispettare il punto di vista di Greenpeace ma ha condannato l’incursione degli attivisti. “Confermiamo che i manifestanti di Greenpeace sono illegalmente saliti a bordo del Polar Pioneer, mettendo in pericolo la sicurezza dell’equipaggio a bordo, nonché degli stessi attivisti”.
I sei attivisti hanno rifornimenti per resistere diversi giorni e sono dotati di tecnologia che permetterà loro di comunicare con i supporter di tutto il mondo in tempo reale, sperando che l’opinione pubblica si schieri insieme a loro in difesa dell’Artico, perché non vale la pena scommettere il futuro del pianeta per un po’ di petrolio.
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