Uno studio della rete di esperti MedECC e dell’Unione per il Mediterraneo mostra quanto il bacino sia vulnerabile di fronte al riscaldamento globale.
Australia, le conseguenze apocalittiche del caldo record
I pipistrelli cadono dagli alberi, i pesci muoiono, la frutta si cuoce prima che venga raccolta: le temperature eccezionalmente alte stanno mettendo a dura prova l’Australia.
A noi che viviamo nell’emisfero boreale, ora l’estate manca moltissimo. In questi giorni è arrivato nella nostra penisola un ciclone invernale che ha portato temperature rigide quasi ovunque. Se, da un lato, molti attendevano l’arrivo della neve, dall’altro non possiamo fare a meno di provare una punta d’invidia guardando le foto di chi, nell’emisfero australe, si gode la bella stagione. Del resto, gennaio sembra il mese più lungo dell’anno e già stiamo pensando alle vacanze che ci attendono, fantasticando sui luoghi che ci piacerebbe visitare e sulla sabbia tiepida che in questo preciso istante vorremmo sentire sotto i piedi. In realtà, non abbiamo proprio nulla da invidiare agli australiani.
The past 4 days are in Australia’s top 10 warmest days on record—and the trend looks like continuing today. The nights have been warm too, which is what defines #heatwave conditions https://t.co/u6dbfmKPk6 Stay cool, check on loved ones & follow advice from health authorities pic.twitter.com/8Qisw9m4LM
— Bureau of Meteorology, Australia (@BOM_au) 16 gennaio 2019
Anche di notte ci sono più di 30 gradi
Il 12, 13, 14 e 15 gennaio sono stati fra i dieci giorni più caldi nella storia dell’Australia. Gli abitanti di Marble Bar, nel nord-ovest del paese, hanno dovuto sopportare temperature sopra i 40 gradi per 22 giorni di fila, con picchi di 50 gradi. A Noona, nel sud-est, la temperatura notturna di 35,9 gradi è stata la minima più alta mai registrata. Fa talmente caldo che i pipistrelli cadono dagli alberi privi di sensi, la frutta a nocciolo si cuoce prima che venga raccolta, almeno un milione di pesci è morto per colpa della siccità e della scarsità di ossigeno nei fiumi.
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Sono morti 40 cavalli selvaggi
Immagini che spezzano il cuore arrivano dalla comunità indigena di Santa Teresa, nel cuore dell’Australia. Quaranta cavalli selvaggi sono stati trovati morti nei pressi di una pozza prosciugata. Altri cinquanta, che si trovavano in evidente stato di disidratazione, sono stati soccorsi dai ranger. “Non posso credere che sia successa una cosa del genere: è la prima volta che accade”, racconta sconcertato Ralph Turner, che si è imbattuto nelle carcasse degli animali mentre stava monitorando l’area.
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È allarme sanitario
Anche le persone sono in pericolo, soprattutto gli anziani. A Sydney e nel Nuovo Galles del Sud è stato diramato l’allarme sanitario, con il quale gli abitanti sono stati invitati ad uscire il meno possibile. Durante l’Australian open, il famoso torneo di tennis che si tiene ogni anno a Melbourne la terza e la quarta settimana di gennaio, la tennista tedesca Andrea Petkovic è svenuta per colpa delle temperature roventi.
Scottano le periferie d’Australia
Uno studio condotto dai sostenitori del progetto 202020 Vision, che entro il 2020 mira ad aumentare del 20 per cento gli spazi verdi nei contesti urbani, ha dimostrato che il calore non è distribuito equamente sul territorio australiano. Quartieri limitrofi possono avere temperature molto diverse fra loro; in città le zone più calde sono quelle periferiche. Nei sobborghi si creano così quelli che vengono definiti “continenti di calore”.
Per contrastare questo fenomeno e tutelare i cittadini più poveri è indispensabile ricorrere alla forestazione urbana: secondo le Nazioni Unite “gli alberi, fornendo ombra e rinfrescando l’aria, contribuiscono a mitigare le ondate di caldo e ad attenuare gli effetti dei cambiamenti climatici”. È importante che ognuno di noi conduca uno stile di vita sostenibile; a quel punto può fare affidamento sulla capacità della natura di proteggerci.
Foto in apertura © Haidar Mohammed Aali/Afp/Getty Images
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