Dal 17 al 23 giugno, Survival International mobilita l’opinione pubblica con una settimana dedicata ai diritti dei popoli incontattati.
Australia, 10.000 dromedari verranno uccisi “perché bevono troppo”
Come se i fuochi che stanno bruciando l’Australia non stessero già decimando la fauna locale, il paese eliminerà 10.000 fra dromedari e cavalli selvatici perché bevono troppa acqua.
Negli ultimi giorni non si fa che parlare dell’Australia e della tremenda tragedia ambientale che si sta consumando nel paese. Milioni di animali hanno perso la vita negli incendi che da oltre quattro mesi lo stanno dilaniando e molti sono ancora a rischio dato che la situazione non accenna a migliorare.
La salvaguardia della fauna locale è diventata una priorità per le autorità che stanno facendo di tutto per proteggere quante più specie possibile. O almeno così dovrebbero.
Se da un lato le immagini dei koala vittime delle fiamme stanno facendo il giro del mondo contribuendo a raccogliere fondi per implementare azioni di conservazione, dall’altro c’è una specie che non gode della stessa attenzione. Stiamo parlando dei dromedari.
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Perché l’Australia vuole uccidere i suoi dromedari
Il governo ha deciso di eliminare 10mila esemplari tra dromedari e cavalli selvatici perché “bevono troppa acqua, togliendola alle comunità locali”, ha spiegato il dipartimento australiano dell’Ambiente e dell’acqua che condurrà l’operazione insieme all’associazione indigena 10 desert project.
A mass slaughter of 10,000 camels is happening in Australia. Officials say camels are getting too close to remote towns in search of water, contaminating supplies for communities affected by drought.
They will be shot by snipers from helicopters. pic.twitter.com/3ReVLlw1Lu
— AJ+ (@ajplus) January 8, 2020
A partire da giovedì 9 gennaio per cinque giorni, una squadra di cacciatori professionisti sarà incaricata di sparare agli animali nella zona dell’Anangu Pitjantjatjara Yankunytjatjara, meglio conosciuta come Apy e situata nel nord ovest dell’Australia Meridionale. Secondo il dipartimento, i dromedari “si stanno ammassando intorno alle risorse d’acqua potabile delle comunità locali, costituendo un rischio per la loro incolumità” e verranno dunque eliminati.
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La convivenza tra dromedari e comunità è sempre più difficile
Sono state le stesse comunità indigene che popolano le aree dell’Apy a chiedere al governo di procedere con l’abbattimento, affermando di non essere più in grado di gestire gli animali con cui condividono le terre. “Temiamo per l’incolumità dei nostri bambini. Loro si divertono ad inseguire i dromedari, ma la situazione sta diventando sempre più pericolosa”, spiega Marita Baker, membro del Consiglio d’amministrazione dell’Apy.
1 billion animals dead from the Australian bushfires is now a conservative estimate.
This is both a climate and ecological emergency. The only way to fix it, is if we treat it as such, and #actnow!#BushfireRebellion @XRebellionAushttps://t.co/5vVRY3sueT— Extinction Rebellion (@ExtinctionR) January 8, 2020
Il numero dei camelidi è aumentato negli anni e, a causa dell’estrema siccità che sta interessando l’Australia, si stanno spostando dalle zone che frequentano abitualmente, avvicinandosi ai centri abitati in cerca di acqua e distruggendo ciò che trovano sul loro cammino. “Hanno inquinato i corsi d’acqua, impedendo ai locali di berla”, ha dichiarato un portavoce del dipartimento ambientale.
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Ancora una volta sono gli animali a pagarne le spese
Il dipartimento dell’Ambiente ha assicurato che durante le operazioni “verranno rispettati i migliori standard di benessere animale possibili”. Affermazione che lascia perplessi se si pensa che si tratterà di un vero e proprio tiro al bersaglio con i cacciatori che inseguiranno gli esemplari a bordo di elicotteri. È stata lanciata una petizione su Change.org per cercare di fermare la strage, ma le autorità sembrano decise a proseguire su questa linea.
10,000 camels could be shot and killed in Australia because they are endangering people in their desperate search for water pic.twitter.com/9FZaIPoP2O
— NowThis (@nowthisnews) January 9, 2020
Una misura simile era stata adottata per le medesime ragioni anche nel 2009 a Docker River, nel Territorio del Nord, e già allora le associazioni animaliste erano insorte per denunciare l’enorme stress e le sofferenze inflitte con questa modalità di abbattimento.
“Esistono soluzioni umane per ogni problema. Le autorità devono solamente essere abbastanza compassionevoli per sceglierle”, aveva dichiarato ai tempi un portavoce dell’associazione animalista Peta. Un’affermazione più che mai attuale.
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