La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Da giorni un piccolo pod di orche, specie raramente osservata nel Mediterraneo, staziona nei pressi del porto di Prà Voltri, a Genova. Ma non è una buona notizia.
Lo scorso 1 dicembre un pescatore vede delle strane pinne nere solcare l’acqua davanti al porto di Prà Voltri, a Genova. Non ne ha mai viste di simili, così estrae il cellulare e le riprende. Il video diventa presto virale e non lascia dubbi, si tratta di orche (Orcinus orca). Il giorno seguente i cetacei vengono ripresi nuovamente, sempre nei pressi del terminal container di Voltri, in un video girato dalla Guardia costiera di Genova.
Il gruppo di orche, detto pod, sarebbe composto da quattro individui, tre adulti, di cui accertati un maschio e una femmina, e un giovane. Il Mediterraneo rientra nell’areale di questi grandi mammiferi marini, tuttavia la loro presenza è assai sporadica. L’ultimo avvistamento nelle acque italiane risale al 2016, quando un turista tedesco in barca a vela ne osservò un esemplare nelle acque dell’Isola d’Elba, mentre mancavano da 34 anni dalle acque liguri.
Leggi anche: L’inquinamento chimico potrebbe dimezzare le popolazioni di orche
Le orche sembrerebbero provenire da Cartagena, in Spagna, e far parte della colonia che vive intorno allo Stretto di Gibilterra. Il naturalista Ugo de Cresi, tra i primi a formulare tale ipotesi, ha ricostruito gli spostamenti degli animali, tracciandone la rotta. Le orche sarebbero partite da Cartagena il 14 novembre, passate davanti alle Baleari il 19 e giunte a Genova il 30.
L’area in cui stazionano i cetacei, altamente inquinata e con scarse risorse alimentari, non sarebbe idonea a fornire sostentamento a tre orche adulte e un giovane. “Quella zona è poco profonda e non è ricca di risorse per i cetacei”, ha scritto de Cresi. A preoccupare maggiormente è il piccolo che, secondo i ricercatori dell’università di Genova, starebbe male e non sarebbe in grado di restare a galla autonomamente.
Proprio il precario stato di salute del giovane avrebbe spinto fin lì le orche. “Sono in rada per proteggere il piccolo dai predatori – ha affermato de Cresi – non perché c’è pesce in abbondanza, e sono in sottoalimentazione”. È infatti anomalo il comportamento degli animali, che da tre giorni non lasciano il porto e nuotano solo in una ristretta area di mare. De Cresi ha ricordato che il pescatore subacqueo che per primo ha osservato le orche, ha riferito della presenza di due cuccioli. “Probabilmente uno dei due era già in cattive condizioni domenica ed è morto – ha ipotizzato il naturalista ligure -. La sua famiglia nuota sempre e solo nello stesso punto perché l’ipotesi è che lì sotto ci sia il secondo piccolo”. Questi grandi predatori marini hanno infatti relazioni sociali fortissime, la cui complessità non ci è ancora chiara.
Non ci sono però ancora prove a supporto di questa ipotesi. In attesa di ulteriori aggiornamenti, ci auguriamo che il pod, o almeno una parte di esso, possa lasciare sano e salvo le acque liguri e dirigersi verso il mare aperto.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Tre puntate speciali di News dal Pianeta Terra per parlare del legame tra biodiversità e transizione energetica, con il supporto di A2A.
In Scozia la popolazione selvatica di gallo cedrone conta ormai solamente 500 individui, per questo è stato avviato un piano per salvarla
Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.
Il 21 ottobre è iniziata in Colombia la Cop16, la conferenza delle Nazioni Unite per tutelare la biodiversità del nostro Pianeta.
L’Australia amplia la riserva marina delle isole Heard e McDonald, superando i suoi stessi obiettivi di tutela degli oceani.
Diversi studi hanno rivalutato, nel corso degli anni, il valore delle vespe per la salute umana, grazie al loro contributo per un’agricoltura meno chimica.
I polpi lavorano in gruppo, ognuno con un ruolo ben preciso, per cacciare. Triglie e cernie sono gli “amici” più stretti.
Il Living planet report del Wwf testimonia che la crisi della biodiversità è reale e intrecciata alla crisi climatica. Ma possiamo invertire la rotta.