La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Axa investment managers disinveste 165 milioni di euro dal carbone
Axa investment managers, fornitore di servizi di investimento con sede a Parigi, si è impegnata a disinvestire dai suoi portafogli a reddito fisso e azionari rispettivamente 165 milioni di euro e 12 milioni di euro, dopo l’adozione di una nuova politica sul carbone. La compagnia ha annunciato che a partire dal 30 giugno non investirà
Axa investment managers, fornitore di servizi di investimento con sede a Parigi, si è impegnata a disinvestire dai suoi portafogli a reddito fisso e azionari rispettivamente 165 milioni di euro e 12 milioni di euro, dopo l’adozione di una nuova politica sul carbone. La compagnia ha annunciato che a partire dal 30 giugno non investirà in aziende che traggono più del 50 per cento del proprio profitto da attività legate al carbone (nello specifico le attività estrattive e le aziende elettriche). La politica sul carbone interesserà 714 miliardi di euro, equivalenti al 99,5 per cento del patrimonio gestito da Axa Im. In un comunicato l’azienda ha anche fatto sapere che tutti i manager del proprio portfolio lavoreranno con il team di investimenti sostenibili di Axa Im per garantire che tutti i fondi siano in linea con la nuova politica sul carbone e che tutti i clienti coinvolti abbiano una transizione graduale dei propri portafogli.
“Da investitori responsabili e gestori attivi dei beni dei nostri clienti, crediamo fermamente che disinvestire dal carbone possa aiutare a diminuire i rischi a lungo termine, diminuendo l’esposizione a quei beni che rischiano di “arenarsi” in futuro visto che il mondo sta agendo per essere in linea con lo scenario dell’aumento di 2 gradi della temperatura globale”. (Andrea Rossi, amministratore delegato, Axa Im)
Il percorso di Axa verso gli investimenti sostenibili
La politica sul carbone è solo l’ultima mossa di Axa Im verso gli investimenti sostenibili. Infatti, la compagnia aveva già implementato politiche per disinvestire dall’olio di palma, da armi controverse, dal tabacco e dai derivati delle soft commodity. Questo significa che la compagnia non partecipa in strumenti a lungo termine come commodity futures e non entra in transazioni speculative che potrebbero contribuire all’inflazione dei prezzi di prodotti agricoli e marini di base (come grano, riso, carne, soia, zucchero, prodotti caseari, pesce e mais). Nel 2015 la società madre Axa Sa, l’assicuratore più grande della Francia, aveva annunciato che avrebbe disinvestito 500 milioni di euro dal carbone, mentre a maggio 2016 ha affermato che non avrebbe più investito nel tabacco, ritirando i suoi 1,8 miliardi di euro dal settore.
“Axa Im è impegnata negli investimenti sostenibili da quasi 20 anni. Con la decisione di disinvestire dal carbone abbiamo messo al centro i bisogni e gli obiettivi a lungo termine dei nostri clienti, per assicurare il nostro allineamento con le macro tendenze globali, ovvero una maggiore consapevolezza dei rischi dei cambiamenti climatici e del loro impatto su classi di asset, aziende, settori e regioni. Crediamo che dopo la Cop21, la ratifica dell’Accordo di Parigi e uno slancio maggiore per disinvestire dalle fonti fossili a livello mondiale, ora è il momento per Axa Im di fare questa mossa e mandare un messaggio forte al resto del nostro settore”. (Matt Christensen, dirigente degli investimenti sostenibili, Axa Im)
Disinvestire dal carbone, un movimento globale
Sempre più investitori in tutto il mondo hanno deciso di disinvestire completamente o in parte dalle aziende che traggono profitto da petrolio, gas e carbone. Gli investitori che controllano più di 5mila miliardi in beni si sono impegnati ad abbandonare alcune o tutte le azioni legate ai combustibili fossili, secondo quanto riportato dalle analisi condotte da Arabella advisors. Negli ultimi anni più di 700 grandi investitori si sono impegnati a diminuire la propria esposizione ai combustibili fossili secondo i dati raccolti da 350.org, un’organizzazione che sostiene i disinvestimenti. Ritirare denaro da questi settori potrebbe fare aumentare le preoccupazioni in quanto le aziende del comparto del carbone potrebbero fronteggiare importanti perdite finanziarie, considerando che i governi cercano di combattere i cambiamenti climatici attraverso iniziative che potrebbero portare a maggiori tasse e costi per le aziende che inquinano di più, rendendole meno redditizie.
Disinvestire ha effetti sulla finanza?
Disinvestire dalle aziende fossili rimane un tema controverso. Se da un lato rimangono timori diffusi sul fatto che le aziende che disinvestono troppo presto da compagnie fossili possano perdersi futuri guadagni, dall’altro molti accademici ed esperti di investimenti sostengono che ritardare i disinvestimenti potrebbe portare a perdite importanti. Tom Sanzillo, direttore finanziario dell’organizzazione di ricerca Institute for energy economics and financial analysis, crede che i rischi del mantenere gli investimenti nelle compagnie fossili superino i potenziali profitti. Inoltre, i fondi pensionistici stanno riesaminando la propria esposizione al petrolio e al gas non solo per questioni ambientali ma anche per la loro scarsa performance finanziaria degli ultimi tre anni. La società di servizi finanziari Msci mostra come, tra novembre 2010 e maggio 2016, due dei suoi indici che hanno escluso il carbone e tutti gli altri combustibili fossili hanno avuto prestazioni migliori degli indici principali che invece includevano quel tipo di azioni. A marzo il Fondo petrolifero norvegese, il più grande fondo sovrano del mondo, ha affermato che ha guadagnato lo 0,78 per cento in dieci anni alla fine del 2016 grazie alla sua decisione di escludere le compagnie che causano gravi danni ambientali come l’estrazione di carbone. Paul Fisher, ex vice responsabile della Prudential regulation authority della Banca d’Inghilterra, ha aggiunto che gli investitori a lungo termine sono sempre più coscienti del fatto che che i combustibili fossili sono in declino e che saranno sostituiti da fonti di energia rinnovabile più convenienti e più pulite.
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