Intervista a Piera Tortora, coordinatrice del progetto Sustainable ocean for all dell’Ocse: “Si rischiano effetti globali catastrofici e irreversibili”.
Le foto della barriera corallina scoperta in Amazzonia
Lo scorso anno un gruppo di oceanologi statunitensi e brasiliani ha scoperto una barriera corallina dove si pensava non potesse esistere: nel Rio delle Amazzoni.
Le barriere coralline di tutto il mondo stanno morendo, uccise lentamente dall’inarrestabile acidificazione degli oceani e dall’aumento delle temperature globali, e più rapidamente dalla pesca eccessiva che favorisce lo sviluppo di alghe in competizione coi coralli, dagli scarichi di rifiuti agricoli e dalla deforestazione. Eppure lo scorso anno un gruppo di scienziati brasiliani ha scoperto una barriera corallina dove non si pensava potesse esistere, nel Rio delle Amazzoni.
Un incredibile mondo sommerso
La barriera corallina è stata “scoperta” alla foce del fiume, dove si immette nell’Atlantico, e si trova a una profondità tra i cinquanta e i cento metri. Il reef avrebbe dimensioni imponenti e si estenderebbe per quasi diecimila chilometri quadrati. A differenza di ecosistemi simili, questa barriera è caratterizzata da acque torbide e fangose e da forti correnti, proprio per questo è stata ufficialmente scoperta così tardi e si sa ancora poco delle creature che la abitano.
Il popolo del fango
Secondo le prime spedizioni di ricerca non sarebbe però popolata da un’elevata biodiversità, non perlomeno come le barriere coralline tropicali. Sono comunque numerose le forme di vita già osservate, tra cui oltre 70 specie di pesci, crostacei, diverse specie di spugne, di cui una gigantesca, e stelle marine. “Vi abbiamo trovato gli animali più straordinari che abbia mai incontrato in questo tipo di spedizione – ha affermato l’oceanografa Patricia Yager della University of Georgia. – C’erano gorgonie a ventaglio, spugne rosse e gialle come Aplysina insularis e minuscoli pesci del colore del tramonto, oltre ad alghe simili a coralli chiamate rodoliti”.
Le prime foto diffuse da Greenpeace
Le prime fotografie della barriera sono state appena pubblicate e sono state scattate da un sottomarino di Greenpeace che ha anche lanciato una campagna per proteggere la barriera appena scoperta.
Il petrolio minaccia la barriera
Sono infatti numerosi i pericoli per questo sorprendente ecosistema, minacciato soprattutto dall’esplorazione petrolifera della regione. “Attività industriali su larga scala rappresentano una sfida ambientale enorme, e le compagnie dovrebbero impegnarsi in una completa valutazione socio-ecologica del sistema prima di estenderne l’impatto”, si legge nello studio pubblicato lo scorso anno sulla rivista Science.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
A Curridabat, sobborgo di San José, e in altre aree della regione metropolitana, è stata creata una serie di corridoi verdi per supportare gli impollinatori e riportare la biodiversità in città.
Dalla riforestazione alla conservazione, dall’agricoltura biologica al taglio dei pesticidi. L’Ue ha presentato la nuova strategia per la biodiversità 2020-2030.
La Giornata della natura del 3 marzo è dedicata alla tutela di tutte le specie animali e vegetali selvatiche, componenti chiave della biodiversità mondiale.
A partire dalla seconda metà del Novecento la specie ha vissuto un rapido declino. La scomparsa di questo grande predatore avrà effetti negativi sull’intero ecosistema del bacino.
La popolazione di api nel mondo è in costante diminuzione. Ma ciò che l’Unione europea sta facendo per salvarle non è sufficiente. Se ne parla nella puntata di Presadiretta dal titolo “L’ultima ape”.
Gli ultimi esemplari dell’antichissimo pino di Wollemi sono stati salvati dagli incendi che hanno colpito il Nuovo Galles del Sud da una squadra specializzata di vigili del fuoco.
Nel decennio appena concluso sono state dichiarate estinte 160 specie, la maggior parte delle quali è però scomparsa da molto tempo.
Il 2020 è stato proclamato Anno internazionale della salute delle piante dalle Nazioni Unite. L’obiettivo? Ricordarci che dal mondo vegetale dipende la vita sulla Terra.