Dopo un mese di razionamenti, sono stati completati i lavori per la condotta provvisoria che porterà l’acqua dal fiume alla diga di Camastra, ma c’è preoccupazione per i livelli di inquinamento.
Bioplastica dalla CO2. In Italia il primo stabilimento produttivo
Sarà inaugurato nel 2019 e produrrà plastica completamente biodegradabile a partire da biomassa e da CO2 atmosferica. Utilizzando per il processo solo energia rinnovabile.
L’industria della bioplastica potrebbe essere ad un punto di svolta. Perché oltre ad impiegare biomassa e fonti vegetali non in competizione con le filiere alimentari, ora potrebbe essere in grado di produrre plastica biodegradabile impiegando come “mattoni” anche la CO2 atmosferica. L’innovazione è tutta italiana, nata dalla collaborazione tra Bio-On ed Hera che a fine 2018 hanno dato vita a Lux-on, nuova società con sede in Italia che si occuperà delle messa a punto e dell’industrializzazione della tecnologia.
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Bioplastica dall’anidride carbonica per dire addio alle fossili
La nuova tecnologia, come spiegano dalla neonata società, prevede l’uso dell’anidride carbonica (CO2) presente in atmosfera come fonte di carbonio per la produzione di bioplastica, biodegradabile al 100 per cento. Bio-on ha infatti sviluppato un processo esclusivo per la produzione della famiglia di polimeri denominati Phas (poliidrossialcanoati) da fonti di scarto di lavorazioni agricole. I “mattoni” di carbonio per la realizzazione della catena polimerica verrebbero così presi direttamente da uno dei gas che compongono l’atmosfera e che oggi sta sfiorando pericolosamente le 410 ppm (parti per milione). Non che possa in qualche modo contribuire alla riduzione del gas serra, ma comunque andrebbe a mitigare e a ridurre le emissioni e l’impatto della produzione industriale della bioplastica.
Le altre materie prime utilizzate nel processo sono comunque quelle definite di seconda e terza generazione, ovvero la melassa di barbabietola e canna da zucchero, gli scarti di frutta e patate, fonti di carbonio in genere, glicerolo e olio di frittura esausto – che recuperiamo anche in casa con la differenziata. Carbonio quindi non proveniente da colture alimentari e comunque “stoccato” durante la crescita delle varie colture vegetali. “Siamo particolarmente orgogliosi di dare concretezza ad un sogno dell’umanità come catturare CO2 dall’atmosfera per produrre materiali innovativi come il nostro biopolimero Pha”, ha detto in una nota Marco Astorri, presidente e amministratore delegato di Bio-on Spa. “Siamo pronti ad affrontare questa nuova sfida che allargherà ancora di più, nei prossimi anni, i nostri clienti consolidando il primato dell’Italia nella produzione di biopolimeri di alta qualità nel mondo”.
Energia solare e idrogeno per produrre la bioplastica
A rendere il processo dell’impianto che si trova a Castel San Pietro Terme a Bologna ancora più interessante, sarà il fatto che l’energia elettrica utilizzata sarà prodotta da impianti fotovoltaici che, oltre ad alimentare direttamente la produzione, forniranno energia da stoccare sottoforma di idrogeno per l’alimentazione notturna grazie all’impiego di fuel cell. L’idrogeno verrà prodotto a partire dall’energia solare, conservato fino al momento dell’utilizzo, e poi ritrasformato in energia elettrica per alimentare l’impianto quando i pannelli solari non funzionano, la notte o in momenti di scarsa illuminazione solare. Rendendo tutto il processo industriale ancora più sostenibile. Un’avanguardia assoluta, che ci pone come paese ai primi posti nel settore della bioeconomia.
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