La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Bnp Paribas non finanzierà più gas e petrolio da scisto e sabbie bituminose
Bnp Paribas dice basta a shale gas e shale oil, sabbie bituminose, oleodotti e trivellazioni nell’Artico. La speranza è che altre banche seguano l’esempio.
La francese Bnp Paribas, una delle banche più grandi d’Europa, non finanzierà più nessuna azienda che abbia a che fare con petrolio e gas “non convenzionali”. Porte sbarrate dunque a chiunque lavori nella produzione, nel trasporto e nel commercio di combustibili fossili estratti tramite il fracking o dalle sabbie bituminose. In questa categoria, quindi, sono compresi anche gli oleodotti e i gasdotti tanto benvoluti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, o i terminal per l’esportazione di gas naturale liquefatto. Dovranno bussare altrove anche le società che vogliono avviare progetti petroliferi nell’Artico. È stata la banca a dare l’annuncio, tramite una nota pubblicata l’11 ottobre.
Perché Bnp Paribas ha detto basta
Jean-Laurent Bonnafé, amministratore delegato di Bnp Paribas, spiega così la scelta del gruppo: “Siamo da tempo un partner del settore energetico e siamo determinati a sostenere la transizione verso un mondo più sostenibile. Il nostro ruolo, da banca internazionale, è quello di guidare la transizione energetica e contribuire alla decarbonizzazione dell’economia. Come abbiamo annunciato, ci impegniamo ad affiancare e supportare i partner nel settore energetico che hanno deciso di mettere le questioni ambientali al centro delle loro scelte di business”.
Spazio alle energie rinnovabili
Smettere di foraggiare chi distrugge il Pianeta significa anche liberare risorse per chi, viceversa, il Pianeta lo vuole tutelare. Parallelamente, infatti, Bnp Paribas si è impegnata a impiegare 15 miliardi di euro entro il 2020 per finanziare nuovi progetti legati alle rinnovabili, a investire 100 milioni di euro in startup specializzate nella conservazione e nell’efficienza energetica e a intraprendere una politica più ambiziosa in materia di green bond. Inoltre, la banca si impegna per il futuro a ritirare tutti i finanziamenti per miniere e centrali a carbone, ma anche per le società del settore che non stanno diversificando le proprie fonti di energia.
“Le altre banche seguano quest’esempio”
La decisione è stata accolta con entusiasmo dalle associazioni ambientaliste. La portavoce di Les Amis de la Terre Lucie Pinson, tramite una nota congiunta con BankTrack, non usa mezzi termini: “Esortiamo tutte le altre banche commerciali a seguire la strada di Bnp Paribas e adottare misure simili per allineare le proprie politiche di finanziamento con gli obiettivi sanciti dall’Accordo di Parigi”.
Secondo il rapporto Banking on Climate Change, pubblicato da una serie di ong, nel 2016 le 37 più grandi banche al mondo hanno erogato 87 miliardi di dollari di finanziamenti alle energie fossili. Rispetto al 2015, quando erano addirittura 111 miliardi, il calo è consistente: ben il 22 per cento. Ma ciò che emerge dal report è che i capitali sembrano spostarsi proprio verso le fonti non convenzionali, disastrose per l’ambiente. È indispensabile, dunque, che quello arrivato dalla Francia sia solo il primo segnale di un cambiamento di rotta.
Foto in apertura © Ian Willms/Getty Images
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