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Borneo, festeggiano nativi e ambientalisti, la miniera non si farà
Dopo una battaglia giudiziaria di due anni, la Corte suprema dell’Indonesia ha revocato il permesso alla società mineraria.
La provincia del Kalimantan meridionale, situata nella parte indonesiana dell’isola del Borneo, è una delle aree con il maggior tasso di biodiversità del pianeta e ospita numerose specie a rischio, come l’orango (Pongo pygmaeus). Quest’area, come il resto dell’Indonesia, è minacciata dalla dilagante deforestazione e dall’estrazione mineraria.
Hulu Sungai è l’unico dei nove distretti della provincia ancora non intaccato dalla distruzione portata dalle miniere di carbone e dalle piantagioni di palma da olio. Nel dicembre del 2017, però, il governo indonesiano ha concesso alla società mineraria indiana Pt Mantimin coal mining (Mcm) di operare nell’area.
In lotta contro la miniera
La decisione suscitò l’immediata reazione delle popolazioni locali e dei gruppi ambientalisti, preoccupati dall’impatto ambientale legato all’estrazione del carbone. Oggi, a oltre due anni di distanza, gli attivisti hanno vinto la loro battaglia contro la miniera, la Corte suprema dell’Indonesia si è infatti pronunciata a loro favore e ha revocato il permesso concesso alla Mcm.
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Come i residenti hanno battuto il colosso indiano
Gli abitanti locali, che si sono avvalsi dell’aiuto di Walhi, la più grande e antica Ong di difesa ambientale in Indonesia, hanno denunciato la società mineraria e il ministro dell’Energia e delle risorse minerarie dell’Indonesia. La linea difensiva è stata incentrata su una violazione relativa all’assegnazione del permesso, in tali situazioni la legge richiede infatti l’approvazione della popolazione locale.
#SaveMeratus
Oltre al procedimento legale, gli oppositori alla miniera hanno creato un vero e proprio movimento, riconoscibile online dall’hashtag #SaveMeratus, in onore delle montagne Meratus, verdeggiante catena montuosa del Kalimantan meridionale. Gli attivisti hanno consegnato al presidente dell’Indonesia Joko Widodo oltre mille lettere scritte a mano per chiedere giustizia.
Il sostegno dei funzionari locali
La resistenza non ha coinvolto solo residenti e ambientalisti, ma anche i funzionari locali, che da anni si oppongono a progetti di estrazione mineraria nel distretto. “Riteniamo che i piani a lungo termine del governo debbano proteggere le foreste, in modo da poter puntare sull’ecoturismo e sull’agricoltura sostenibile, e non sulle miniere e sull’olio di palma”, ha dichiarato a Mongbay Muhammad Yanni, responsabile dell’ufficio ambientale del distretto.
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