Un documentario che racconta la vita attorno ad una grande quercia attraverso gli occhi dei suoi abitanti. Un film per tutti dal 25 gennaio al cinema.
Bosch e il giardino dei sogni. Un film evento sul suo dipinto più enigmatico
La grande arte torna al cinema il 7 e l’8 novembre, con il docufilm su Bosch. Un viaggio tra i misteri e i simboli del giardino delle delizie terrene, la sua opera più celebre e affascinante.
Vita e morte, sensualità e caos, forme antropomorfe, strumenti musicali e specie animali trasfigurate. È la commistione visiva di macabro e fantastico che distingue l’opera di Hieronymus Bosch, e che il film evento Bosch. Il giardino dei sogni porta sul grande schermo. Diretto dallo spagnolo José Luís López Linares, il documentario si addentra nel mistero della sua opera più celebre, il trittico Il giardino delle delizie terrene, e sarà nelle sale italiane solo il 7 e l’8 novembre, nell’ambito del progetto La grande arte al cinema di Nexo Digital.
Chi è Hieronymus Bosch: il pittore che ha ispirato Dalí e Leonardo DiCaprio
Nonostante siano passati 500 anni dalla sua morte, il pittore fiammingo Hieronymus Bosch resta uno degli artisti più emblematici e affascinanti della storia dell’arte.
Vissuto a cavallo del Quindicesimo e Sedicesimo secolo nel sud dell’Olanda, e precisamente a ‘s-Hertogenbosch (città da cui prese lo pseudonimo), l’artista si chiamava in realtà Jeroen van Aeken, cioè Girolamo di Aquisgrana, e apparteneva a un’intera famiglia di artisti (il nonno, il padre, gli zii e i fratelli).
Raramente datati o accompagnati da indizi e informazioni, i suoi quadri sono pregni di una elevata valenza simbolica, onirica, spirituale e allegorica e racchiudono una carica di modernità, tale da farlo considerare come anticipatore di tematiche legate alla psicoanalisi, al surrealismo e persino all’utopia ecologica. Carl Jung si riferiva a Bosch chiamandolo “Maestro del mostruoso… scopritore dell’inconscio”, mentre Salvador Dalí lo considerava fonte di ispirazione.
Persino Leonardo DiCaprio ha svelato un suo legame particolare con il pittore olandese, tanto da aver inserito il trittico Il giardino delle delizie in apertura del suo documentario sul riscaldamento globale Punto di non ritorno – Before the flood. Dalla sua rappresentazione della natura e del creato l’attore americano ha tratto, infatti, l’ispirazione per il suo impegno ecologico, come spiegato anche nella dedica rivolta a papa Francesco sul volume di dipinti di Bosch, donatagli nel corso del loro incontro: “Una raffigurazione della Terra di Bosch era appesa sopra il mio letto di bambino, l’aveva appesa mio padre. Per me ha sempre rappresentato il pianeta e l’utopia ecologica è stata un’ispirazione e una promessa di futuro”.
Il giardino delle delizie terrene: un enigma irrisolto
Il documentario Bosch. Il giardino dei sogni si concentra, come detto, su uno dei dipinti più iconici del pittore olandese: Il giardino delle delizie terrene, custodito oggi al museo del Prado di Madrid, in Spagna. Si tratta di un grande trittico, composto da una tavola centrale e da due ali laterali, sulle quali prende vita una sequenza temporale della storia dell’umanità. Raffigurazioni oniriche che, nel tempo, hanno suscitato moltissime interpretazioni e che raccontano a ciascuno storie differenti.
La prima tavola ci conduce in un giardino dell’Eden, in cui un Dio con il volto di Gesù Cristo ci fissa dritti negli occhi, quasi a volerci invitare a seguirlo in un’esperienza artistica e spirituale insieme. A questa prima parte succede il caos provocato dai “piaceri effimeri” (le delizie) della vita terrena della tavola centrale, mentre l’ultimo pannello, dalle tonalità più scure, potrebbe indicare le conseguenze di tali comportamenti e quindi la dannazione dell’inferno.
Un’opera unica ed enigmatica, pensata (presumibilmente) per fornire una rappresentazione della dottrina cristiana medioevale, attraverso immagini allegoriche, che traggono ispirazione dalle Sacre Scritture e dalla tradizione.
I protagonisti del film su Bosch
Il film ci traghetta in questo mondo visionario e grottesco, attraverso lo sguardo di artisti, scrittori, filosofi, scienziati e persino fumettisti. Tra loro il musicista Ludovico Einaudi (anche lui attivo per il clima) e gli storici dell’arte Pilar Silva (curatore della mostra Bosch, l’esposizione cinquecentenaria al museo del Prado) e Xavier Salomon (Peter Jay chief curator della Frick collection di New York).
Immerso nei loro sguardi e accompagnato dalle loro parole lo spettatore “entra” così in quel giardino delle delizie, scoprendo la molteplicità di interpretazioni e suggestioni che esso può suscitare. Un approccio che stimola molto la curiosità, innescando al tempo stesso un interessante processo personale di lettura dell’opera.
Il viaggio documentaristico prosegue cercando di dipanare la nebbia che avvolge anche la vita dell’artista, sulla quale scarseggiano informazioni certe, se non quelle contenute nei libri di una confraternita religiosa, di cui Bosch faceva parte.
Un tentativo di comprendere meglio questo artista così affascinante e misterioso e, con lui, la sua opera più importante. Un invito a non fermarsi all’apparenza e al già detto, per riuscire a scorgere anche ciò che è invisibile agli occhi, ma che può divenire percepibile solo attraverso l’immaginazione.
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