Brasile, uccisa l’attivista Marielle Franco. Si batteva contro la violenza nelle favelas

La consigliera municipale di Rio de Janeiro Marielle Franco è stata uccisa il 14 marzo. Si era schierata contro la violenza dei militari nelle favelas.

Aggiornamento 17 marzo, ore 12 – Secondo la principale emittente televisiva del Brasile, Tv Globo, i proiettili calibro 9 che hanno ucciso la consigliera municipale a Rio, assieme al suo autista, venivano da un lotto che era stato venduto nel 2006 alla polizia federale. Ancor più inquietante, il fatto che una parte dei proiettili utilizzati nel massacro di 17 persone, nei pressi di San Paolo, nell’agosto del 2015, provenivano dallo stesso stock. Per i fatti di tre anni fa, tre militari furono condannati.

La polizia federale ha fatto sapere attraverso un comunicato di aver aperto un’inchiesta al fine di “valutare l’origine delle munizioni ritrovate sul luogo del crimine”. Nella serata di venerdì, il ministro della Sicurezza Raul Jungmann ha confermato che i proiettili provengono da quelli in dotazione alla polizia, ma ha affermato che essi sarebbero stati rubati anni fa nello stato settentrionale di Paraiba.

 


 

Marielle Franco, brasiliana di 38 anni, è stata uccisa mercoledì 14 marzo nel centro di Rio de Janeiro. Si trovava all’interno di un’automobile e tornava da una manifestazione di sostegno alle donne di colore. Militante del Partido Socialismo e Libertade (Psol), era consigliera municipale nella sua città. Da anni si batteva per i diritti delle donne nere.

Di recente, aveva denunciato la violenza della polizia all’interno delle favelas e si era schierata con forza contro la decisione del presidente brasiliano Michel Temer di affidare all’esercito la gestione della sicurezza a Rio. Marielle Franco aveva parlato senza mezzi termini di “battaglioni della morte” facendo riferimento alle forze militari e al loro operato.

Da San Paolo a Belo Horizonte, il Brasile si è raccolto in ricordo di Marielle Franco

La morte della donna ha suscitato particolare emozione in tutto il Brasile: migliaia e migliaia di persone sono scese spontaneamente in piazza per gridare la loro rabbia, da San Paolo a Belo Horizonte. I social network sono stati in breve invasi da appelli a partecipare a una “Marcia contro il genocidio nero”.

Il governatore di centrodestra dello stato di Rio, Luiz Fernando Pezao, ha parlato di “atto vile”, mentre il sindaco Marcelo Crivella, evangelista, ha condannato la brutalità del delitto. L’associazione Amnesty International ha reclamato “un’inchiesta immediata e rigorosa”, affinché “non ci sia alcun dubbio sul contesto, sulle motivazioni dell’omicidio e sugli autori dello stesso”.

Foto di apertura tratta da Twitter.

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