L’innovativa idea di utilizzare le api come deterrente naturale sta migliorando il rapporto tra gli agricoltori e gli elefanti, riducendo anche i conflitti.
Come i tapiri contribuiscono alla rinascita delle foreste in Brasile
I tapiri, grazie alla loro grande capacità di dispersione di semi, possono aiutare a restaurare le foreste degradate.
Che i tapiri fossero straordinari “giardinieri”, indispensabili per la salute delle foreste, lo sapevamo già, questi bizzarri e affascinanti animali, vestigia di un tempo antico e ultimi rappresentanti dell’ordine degli perissodattili, disperdono infatti grandi quantità di semi, favorendo la creazione di un flusso genetico vegetale tra gli habitat. Una nuova ricerca ha però scoperto un importante aspetto che ignoravamo circa il comportamento dei tapiri, che potrebbe contribuire ulteriormente al restauro delle foreste particolarmente degradate a causa dell’impatto antropico e dei cambiamenti climatici.
L’importanza dei tapiri
Lo studio, chiamato Lowland tapirs facilitate seed dispersal in degraded Amazonian forests e condotto nello stato del Mato Grosso, ha scoperto che il tapiro del Sudamerica (Tapirus terrestris) trascorre più tempo nelle aree più danneggiate che nelle foreste relativamente intatte. Di conseguenza, i tapiri, che mangiano enormi quantità di frutta, lasciano più semi in queste aree degradate, favorendone il ripristino in modo più efficace ed economico dei convenzionali progetti di riforestazione. “Il contributo dei tapiri alla riforestazione è un’altra ottima ragione per proteggere uno degli ultimi rappresentanti della megafauna del Sudamerica”, ha affermato Lucas Paolucci, il principale autore dello studio.
I tapiri preferiscono le foreste degradate
I ricercatori dell’università federale di Lavras e dell’Istituto di ricerca ambientale dell’Amazzonia, hanno analizzato la funzione di dispersione dei semi dei tapiri nelle foreste amazzoniche danneggiate dall’impatto dell’uomo, che ha provocato una vasta frammentazione tra le aree verdi, e dai fenomeni climatici estremi. Gli scienziati hanno rilevato che questi grandi mammiferi preferiscono frequentare le aree degradate, dove hanno avuto luogo incendi, e lì depositano la maggior parte dei semi (9.822 semi per ettaro in un anno contro 2.950 semi rinvenuti in una foresta intatta). Gli autori dello studio credono che il motivo di questa preferenza da parte dei tapiri sia da ricercare nella grande quantità di germogli che spuntano dalla terra, grazie alla luce che colpisce il suolo delle foreste con scarsa densità di alberi.
Alleati per il clima
Analizzando gli escrementi dei tapiri i ricercatori hanno rinvenuto una grande varietà di semi, provenienti da 24 diverse specie di piante, la quasi totalità dei quali in ottime condizioni e pronta per germogliare. Gli scienziati, considerata l’opera di riforestazione dei tapiri, hanno infine sottolineato l’importanza di questi animali nella lotta ai cambiamenti climatici. “Quando pensiamo alle soluzioni climatiche e forestali, i tapiri non sono la prima cosa che ci viene in mente – ha dichiarato Paulo Brando, uno degli autori dello studio. – La nostra ricerca dimostra però che svolgono un ruolo fondamentale nel recupero delle foreste, disperdendo le specie vegetali di grandi dimensioni che alla fine diventano grandi alberi, il che significa che contribuiscono indirettamente al mantenimento degli stock di carbonio delle foreste”.
Leggi anche
- 10 cose che (forse) non sapete sui tapiri
- Il 27 aprile è la Giornata mondiale del tapiro
- I grandi mammiferi sono indispensabili per la rigenerazione delle foreste tropicali
- Che cosa è la megafauna e perché si sta estinguendo come migliaia di anni fa
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Negli Stati Uniti è stato proposto l’inserimento della farfalla monarca tra le specie a rischio dell’Endangered species act per aumentarne la protezione.
La raccolta delle migliori fotografie naturalistiche del National Geographic scattate nel 2024, il mondo animale attraverso l’obiettivo della fotocamera
Siamo stati tre giorni tra borghi, vallate e foreste dell’Appennino centrale, per vedere le misure adottate per favorire la coesistenza tra uomini e orsi marsicani.
Per la prima volta le giraffe stanno per essere inserite nella lista delle specie protette dall’Endangered species act, una mossa per la loro salvaguardia.
La Cop16 di Cali, in Colombia, è stata sospesa per il mancato raggiungimento del quorum necessario per lo svolgimento della plenaria finale. Tempi supplementari a Roma, nel 2025, sperando che le parti trovino le risorse per tutelare la biodiversità.
Si tratta di un’area di 202 chilometri quadrati nata grazie agli sforzi durati 16 anni delle comunità locali e nazionali a Porto Rico.
Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.