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Dalle Nazioni Unite arriva un nuovo allarme: i cambiamenti climatici sono una realtà, lo dimostra il moltiplicarsi delle catastrofi. Occorre adattarsi
I cambiamenti climatici sono parte della nostra quotidianità. A confermarlo è il numero di catastrofi che si registrano ormai in tutto il mondo: una ogni settimana. Il dato è stato diffuso da una dirigente delle Nazioni Unite, Mami Mizutori, rappresentante speciale del segretario generale Antonio Guterres per la riduzione del rischio legato ai disastri naturali.
It’s not just you. Climate disasters really are getting more frequent. #ActOnClimatehttps://t.co/oIzUkdsdHK
— Greenpeace (@Greenpeace) 11 luglio 2019
La dirigente – riferisce il quotidiano The Guardian – ha sottolineato come non occorra concentrarsi soltanto sugli eventi macroscopici. Esiste infatti una moltitudine di episodi “minori” in termini di durata ed estensione. Ma che seminano comunque morte, provocano migrazioni e sofferenze nelle popolazioni. “E – precisa Mizutori – non stiamo parlando di un futuro lontano, ma del nostro presente”.
Secondo il giornale britannico, le stime sui costi economici legati ai cambiamenti climatici è pari alla cifra stratosferica di 520 miliardi di dollari all’anno. Mentre per rendere più sicure coste, città e infrastrutture nel mondo, adattandosi alle nuove condizioni, “basterebbe il 3 per cento di tale somma”. “Non si tratta di moltissimo denaro – ha osservato la dirigente delle Nazioni Unite -. Il problema però è che gli investitori non stanno facendo abbastanza. La resilienza deve diventare qualcosa per cui la gente è disposta a pagare”.
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Secondo le Nazioni Unite, infatti, occorrerà impegnarsi non soltanto nelle politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici (ovvero di diminuzione delle emissioni di gas ad effetto serra, al fine di limitare la crescita della temperatura media globale nel corso dei prossimi decenni). Cruciali saranno anche gli investimenti nell’adattamento ai cambiamenti climatici. Per salvare vite umane, sistemi produttivi ed economici.
One climate crisis disaster happening every week! This means we need to escalate our efforts for adaptation and resilience. https://t.co/xOHmEPYlKq pic.twitter.com/8hiSZgWkBW
— 350 Africa (@350Africa) 11 luglio 2019
L’intensificazione degli eventi meteorologici estremi e dei conseguenti disastri naturali è d’altra parte evidente. In Italia come nel resto del mondo. Soltanto nel corso del 2019. Nei primi mesi dell’anno, ad esempio, in Australia si è cominciato con un periodo di caldo eccezionale, con temperature superiori ai 40 gradi per 22 giorni di seguito nelle regioni nord-occidentali del paese. Facendo segnare così il gennaio più caldo di sempre.
Poche settimane dopo, la stessa Australia ha registrato piogge di portata eccezionale, che si sono abbattute su un’ampia porzione del territorio, provocando inondazioni definite “senza precedenti” dalle autorità locali: “Una cosa del genere capita una volta ogni secolo”, è stato precisato. Lo stato più colpito è stato quello del Queensland: a Townsville, la terza città più popolosa della regione, sono stati segnalati perfino coccodrilli nelle strade.
Tra i disastri della prima metà del 2019 si possono citare, poi, l’uragano Idai, che nello scorso mese di marzo ha seminato morte e distruzione in Mozambico, Malawi e Zimbabwe. Seguito un mese dopo dal ciclone Kenneth, considerato “il più potente di sempre” nella storia del Mozambico.
Sempre a marzo, l’Iran è stato flagellato da giorni e giorni di piogge torrenziali, che hanno causato già la morte di decine di persone e vaste inondazioni. A maggio, l’uragano Fani ha colpito il Golfo del Bengala, in India. In quel caso si è trattato del più forte degli ultimi 43 anni: soltanto tre volte, nell’ultimo secolo e mezzo, si era assistito ad un ciclone con venti ad oltre 200 chilometri all’ora nella zona.
Sempre in India, a giugno si è vissuta la più potente ondata di caldo della sua storia. Il 10 giugno nella capitale Nuova Delhi c’erano 48 gradi: una temperatura così alta non era mai stata registrata in quel periodo. Anche nelle città di Churu, Allahabad e Banda le temperature hanno raggiunto valori da record, con picchi oltre i 50 gradi nella prima.
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Più di recente, poi, anche l’Europa è stata colpita da una canicola impressionante. In Francia si è addirittura registrato il record assoluto di caldo: mai nella storia sul territorio della nazione europea il termometro aveva toccato i 45,9 gradi centigradi (è accaduto il 28 giugno nella cittadina di Gallargues-le-Montueux).
Negli stessi giorni, in Giappone, le autorità disponevano l’evacuazione di un milione di persone a causa delle precipitazioni torrenziali nelle prefetture di Kagoshima e Miyazaki. E l’elenco potrebbe continuare.
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