Dal 17 al 23 giugno, Survival International mobilita l’opinione pubblica con una settimana dedicata ai diritti dei popoli incontattati.
In Canada il parere degli indigeni è necessario nella gestione del territorio, lo ha stabilito la Corte suprema
Peel Watershed, l’area del Canada ricca di fiumi, laghi e foreste, è al sicuro. Una grande vittoria per gli indigeni: la Corte suprema ha decretato che il loro parere è necessario per modificare il piano di gestione del territorio.
Hanno ragione i popoli indigeni nella disputa sulla gestione di Peel Watershed, un luogo selvaggio e rigoglioso situato nello Yukon, una delle unità territoriali in cui è suddiviso lo stato federale del Canada. Lo ha stabilito una sentenza della Corte suprema canadese: il governo della regione non può riscrivere il piano di gestione del territorio messo a punto nel 2011 dopo anni di negoziati con gli indigeni, senza il loro parere.
Potrebbe essere l’inizio di una nuova era
Il piano prevede la protezione dell’80 per cento dell’area. Il governo dello Yukon non è obbligato ad adottarlo, ma potrà “approvarlo, rifiutarlo o modificarlo” soltanto dopo aver consultato le Prime Nazioni, cioè gli indigeni del luogo – così chiamati per distinguerli dalle altre popolazioni native del Canada, cioè gli inuit e i métis. Il premier Sandy Silver, comunque, ha fatto sapere di voler firmare il provvedimento. “Credo che quando le persone ripenseranno a questo momento, lo vedranno come l’inizio di una nuova era per lo Yukon, basata sulla riconciliazione”, ha dichiarato.
Quella di Peel Watershed è una vittoria per gli indigeni
È un passo importante per le popolazioni indigene, che aspettavano la notizia da giorni e l’hanno accolta con grande soddisfazione. “È il risultato che speravamo di ottenere”, ha detto Roberta Joseph, rappresentante di una delle popolazioni che si sono battute per questa causa, all’emittente televisiva canadese Cbc. “È una vittoria per il Peel Watershed, e per l’integrità dei nostri accordi finali. È un successo per la democrazia, per le Prime Nazioni dello Yukon, e per i suoi abitanti”, ha concluso la Jospeh.
In Canada le popolazioni indigene sono state discriminate per molto tempo. In particolare, ha suscitato molta indignazione la politica che è diventata famosa col nome di Sixties scoop, che tra gli anni Settanta e Ottanta ha allontanato migliaia di bambini aborigeni dalle loro famiglie per darli in adozione ai bianchi. Il governo è stato dichiarato colpevole e condannato a un risarcimento nei confronti della parte lesa.
Il primo ministro canadese punta a migliorare la qualità della vita delle comunità indigene
Nel 2016 il primo ministro canadese Justin Trudeau ha stanziato un budget di otto miliardi di dollari canadesi per migliorare la vita delle popolazioni indigene, in particolare l’educazione, le condizioni delle abitazioni, la salute dei bambini e la qualità dell’acqua nelle comunità. La direzione che il Canada ha assunto sembra dare finalmente una speranza alle Prime Nazioni, e il giusto riconoscimento ai loro diritti sulle terre che abitano da sempre.
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