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Il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di promuovere entro l’estate una direttiva per un caricabatterie universale per smartphone e tablet.
Introdurre al più presto un caricabatterie universale per i dispositivi mobili come smartphone e tablet. Per consentire ai consumatori di compiere scelte sostenibili e diminuire i rifiuti elettronici prodotti in Europa, che a oggi ammontano a 16,6 chilogrammi per abitante. Con questi tre obiettivi, il Parlamento europeo si è rivolto alla Commissione per proporre una legislazione più stringente, in grado di “standardizzare” i caricatori di batteria, che dovrebbe essere introdotta entro il mese di luglio del 2020.
Nel testo della risoluzione approvata dal Parlamento si chiede infatti che sul mercato siano venduti caricabatterie uguali per tutte le marche e per tutti modelli di smartphone e tablet. Ciò permetterebbe un ciclo di vita maggiore per ogni prodotto, maggiore possibilità di riuso e riciclo, minor utilizzo di plastica e naturalmente una diminuzione della quantità di rifiuti. In termini concreti, ciascuno di noi potrebbe evitare di dover acquistare un nuovo caricabatteria per ciascun dispositivo.
Oltre a questo, il Parlamento chiede alla Commissione di adottare misure per garantire al meglio l’interoperabilità anche dei diversi caricabatterie wireless con le varie apparecchiature mobili, e di prendere in considerazione iniziative legislative volte ad aumentare il volume di cavi e caricabatteria raccolti e riciclati negli Stati membri.
The #EuropeanUnion will impose an identical #charger for all #smartphones. #Apple has #rebuffed, but perhaps not for the reasons that we believe. https://t.co/EKks8fnUwR
— WHO CARES (@_swaroop) February 4, 2020
Potrebbe apparire un piccolo passo, ma i dati dimostrano il contrario: secondo le stime dell’Unione europea, infatti, ogni anno a livello mondiale vengono prodotti circa 50 milioni di tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, pari a una media di oltre 6 chilogrammi pro capite. In Europa, il totale (nel 2016) è stato di 12,3 milioni di tonnellate. Inoltre, i brevi cicli di vita di alcuni dispositivi comportano la produzione di ulteriori rifiuti elettronici. Secondo uno studio di Copenhagen Economics, i benefici ambientali associati alla riduzione di CO2 potrebbero essere quantificati in 13 milioni di euro.
Leggi anche: Fine del roaming in Europa da giugno 2017: informazioni su regole, costi e limiti
È dal 2014 che il Parlamento europeo cerca di trovare una soluzione a questo problema chiedendo lo sviluppo di un caricabatteria comune, ma finora la Commissione non è mai riuscita ad arrivare a una direttiva. Al contrario di altri successi ottenuti di recente nell’ambito della strategia del Mercato unico digitale come nei casi dell’abolizione delle tariffe di roaming internazionale all’interno dell’Unione, della rimozione di blocchi geografici al commercio digitale, della riproduzione di contenuti streaming o della creazione di una rete wifi europea detta “WiFi4EU”.
Va detto che, nonostante ciò, rispetto ad alcuni anni fa sono stati effettuati alcuni passi in avanti. Nel 2009 esistevano infatti oltre 30 diversi caricabatterie, a seconda di marchi, modelli e tipi di dispositivi, mentre oggi i più diffusi sono scesi a tre. Il problema principale riguarda al momento i diversi formati utilizzati da Apple per i propri dispositivi: la casa della mela continua a dirsi contraria ad uno standard unico, sostenendo che esso limiterebbe l’innovazione tecnologica. L’azienda americana afferma inoltre che il passaggio comporterebbe costi per , che finirebbero per ricadere sui consumatori.
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