Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
La carovana dei migranti è composta da molti rifugiati climatici, ma questo status ancora non esiste
La povertà che spinge i migranti del Centro America a provare a raggiungere gli Stati Uniti è dovuta anche ai cambiamenti climatici nelle loro terre d’origine.
Nelle ultime settimane una carovana di migranti è in marcia attraverso il Messico per provare a raggiungere il confine con gli Stati Uniti. Il corteo ha indispettito non poco il presidente americano Donald Trump e ha influenzato anche il voto delle elezioni di metà mandato. Fuga dalla povertà e dalla violenza dei paesi di origine sono le cause più note dietro la manifestazione, ma c’è un altro motivo che ha provocato lo spostamento di queste settemila persone: il riscaldamento globale.
In viaggio per mancanza di cibo
Il maggior numero dei partecipanti alla marcia proviene da Guatemala, Honduras ed El Salvador. I tre stati centroamericani sono martoriati da anni di violenze dovute alle gang criminali locali e alla crisi economica causata da governi autoritari e da una forte corruzione. La popolazione è composta soprattutto da famiglie di agricoltori e contadini, vincolati strettamente al lavoro nei campi.
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Negli ultimi anni il riscaldamento globale ha fatto sì che in queste zone del mondo i raccolti siano sempre più scarsi, contribuendo alla discesa nella povertà di milioni di cittadini. “Ci si concentra sulla violenza di quelle nazioni, ma molti si spostano per assenza di cibo – ha detto al Guardian Robert Albro, ricercatore nel dipartimento latinoamericano dell’American University di Washington – la verità è che manca il cibo e il collegamento con i cambiamenti climatici è evidente. Inoltre chi prende parte alla carovana dei migranti non cita mai il riscaldamento globale come motivazione dato che non conosce l’argomento o gli sembra qualcosa di astratto”.
Eppure chi abita in quelle aree ha visto diminuire notevolmente i frutti del proprio lavoro negli ultimi anni, dato che il cambiamento di temperatura, lunghi periodi di siccità e le precipitazioni improvvise hanno rovinato intere stagioni di raccolto. Mais, caffè e banane erano di solito le importazioni maggiori degli stati centroamericani, ma ora tutto è cambiato. E in futuro la situazione peggiorerà, aumentando il numero di migranti verso gli Stati Uniti.
Le voci dalla carovana dei migranti
“Lo scorso anno non ha piovuto. Due anni fa la pioggia è arrivata in periodi diversi dal solito. Il mio campo non mi ha più dato mais e così non ho ricevuto soldi. Voglio arrivare negli Stati Uniti per provare a guadagnare qualcosa da mandare alla famiglia”, è il racconto di un contadino honduregno al giornale inglese. In modo simile la produzione di caffè è notevolmente diminuita in Centro America dopo che fenomeni atmosferici unici, portati dal riscaldamento globale, hanno reso inutili gli schemi di raccolta usati fino a pochi anni fa. Chi prende parte alla carovana dei migranti spera di entrare negli Usa come rifugiato, ma ad oggi le Nazioni Unite non riconoscono i cambiamenti climatici come un motivo valido per richiedere tale status.
Si stima che nei prossimi anni fino a 4 milioni di persone si metteranno in viaggio verso il nord dagli stati centroamericani per sfuggire alla povertà dei loro paesi. Con Trump in carica è molto difficile che vengano accolti, dato che il presidente americano ha preso di petto la questione usandola per fini politici. Intanto però cinque delle nazioni che saranno maggiormente colpite dal riscaldamento globale nel mondo, ovvero Honduras, Nicaragua, Guatemala, El Salvador e Repubblica Dominicana, sono oggi la casa di questi migranti.
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