La raccolta delle migliori fotografie naturalistiche del National Geographic scattate nel 2024, il mondo animale attraverso l’obiettivo della fotocamera
Bentornato in Italia, castoro
Dopo oltre quattro secoli di assenza il castoro europeo è stato avvistato nel nostro Paese, ed è una notizia fantastica.
Da oltre quattrocento anni non si scorgeva, in un fiume italiano, la sagoma del più grande roditore del Vecchio continente, con suoi dentoni e la peculiare coda piatta coperta di scaglie: il castoro europeo (Castor fiber). La presenza di un esemplare è stata documentata pochi giorni in una foresta di Tarvisio, in provincia di Udine. L’animale è stato ripreso da Renato Pontarini, ricercatore del Progetto lince Italia dell’università di Torino, grazie all’installazione di diverse foto trappole dopo aver notato inusuali rosicchiature sulla corteccia degli alberi.
Da dove viene il castoro “friulano”
La presenza del castoro, proveniente probabilmente dall’Austria, certifica il valore ecologico del tarvisano, ritenuto un fondamentale corridoio faunistico verso l’Italia e l’intero arco alpino, e autorizza a sperare che la specie torni a stabilirsi in Italia, restituendo un prezioso tassello alla nostra biodiversità e aggiungendo un nuovo meraviglioso animale alla nostra fauna.
Perché non ci sono più castori in Italia
Un tempo il castoro abitava abbondantemente i corsi d’acqua del Belpaese, non si conosce precisamente la sua distribuzione originaria ma si ritiene fosse diffuso nel nord e centro Italia. Poi questi animali furono sterminati a causa della loro strepitosa pelliccia, molto pregiata, della carne e della credenza popolare secondo cui una secrezione ghiandolare prodotta dal castoro fosse la panacea di tutti i mali. In tutta Europa le popolazioni di castoro hanno subito un forte declino e in molte aree si è estinto. Oggi il loro numero, grazie alla protezione e a progetti di reintroduzione, è in crescita.
L’importanza del castoro
Il ritorno del castoro non renderebbe “solo” i nostri fiumi più ricchi ed eccitanti, ma anche più sicuri per l’uomo e più ospitali per altri animali. Il castoro è infatti ritenuta una specie chiave e, attraverso le grandi modifiche che apporta all’ambiente, riveste un importante ruolo ecologico. Questi animali sono infatti in grado di “stravolgere” gli ecosistemi fluviali costruendo le loro famose dighe. In questo modo “alterano radicalmente il comportamento di un fiume, lo rallentano, riducono il dilavamento e l’erosione – scrive George Monbiot in Selvaggi. – Intrappolano la gran parte del carico che trasporta assicurando che l’acqua scorra più decisamente. Le loro dighe filtrano inoltre i sedimenti che ospitano i batteri fecali”. Il lavoro di questi roditori cambia dunque la struttura dei fiumi e, tramite la creazione di piccole zone umide a paludose, fornisce condizioni favorevoli per lo sviluppo di numerose specie, come anfibi, pesci e uccelli acquatici.
Una speranza dai lunghi incisivi
Il ritorno del castoro potrebbe dunque aiutarci a ripristinare alcuni delicati meccanismi ecologici che noi stessi abbiamo contribuito ad inceppare e aiutarci a prevenire i troppi disastri causati dalla nostra dissennata gestione dei fiumi. Speriamo che al castoro visto nella foresta di Tarvisio, che dovrebbe essere un giovane maschio di 15-18 chili, il Friuli piaccia e possa tornarvi insieme ad una femmina per dar vita a una colonia e che, un giorno, la specie cominci la sua naturale espansione lungo la penisola.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Siamo stati tre giorni tra borghi, vallate e foreste dell’Appennino centrale, per vedere le misure adottate per favorire la coesistenza tra uomini e orsi marsicani.
Per la prima volta le giraffe stanno per essere inserite nella lista delle specie protette dall’Endangered species act, una mossa per la loro salvaguardia.
La Cop16 di Cali, in Colombia, è stata sospesa per il mancato raggiungimento del quorum necessario per lo svolgimento della plenaria finale. Tempi supplementari a Roma, nel 2025, sperando che le parti trovino le risorse per tutelare la biodiversità.
Si tratta di un’area di 202 chilometri quadrati nata grazie agli sforzi durati 16 anni delle comunità locali e nazionali a Porto Rico.
Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Tre puntate speciali di News dal Pianeta Terra per parlare del legame tra biodiversità e transizione energetica, con il supporto di A2A.
In Scozia la popolazione selvatica di gallo cedrone conta ormai solamente 500 individui, per questo è stato avviato un piano per salvarla