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Charlottesville, tutte le ambiguità di Donald Trump sui neonazisti
Il gradimento degli americani nei confronti di Donald Trump, a soli pochi mesi dall’insediamento alla Casa Bianca, è quasi ai minimi storici. Eppure, se l’atteggiamento del presidente degli Stati Uniti sulle violenze razziste di Charlottesville non sono piaciute a buona parte dell’opinione pubblica, la popolazione americana non sembra essere rimasta troppo sconvolta dalla mancata netta
Il gradimento degli americani nei confronti di Donald Trump, a soli pochi mesi dall’insediamento alla Casa Bianca, è quasi ai minimi storici. Eppure, se l’atteggiamento del presidente degli Stati Uniti sulle violenze razziste di Charlottesville non sono piaciute a buona parte dell’opinione pubblica, la popolazione americana non sembra essere rimasta troppo sconvolta dalla mancata netta condanna dei gruppi neonazisti: addirittura, secondo un sondaggio Gallup, la popolarità di Trump è infatti salita nell’ultima settimana dal minimo storico del 34 per cento a un pur sempre basso 37 per cento.
Cosa è successo a Charlottesville
Lo scorso 12 agosto a Charlottesville, in Virginia, un folto gruppo di neonazisti, autodefinitosi di “suprematisti bianchi” è scesa in piazza per protestare contro la rimozione della statua di un generale sudista della Guerra Civile, Robert Lee. Contro di loro sono scesi in strada a manifestare anche gruppi anti-razzisti, finché una vettura guidata da un giovane neo-nazista si è lanciata sulla folla uccidendo una ragazza, Heather Heyer. Trump, per tutta risposta, ha condannato “le violenze commesse da entrambe le parti”.
Reazioni e ripensamenti
Chi si aspettava una dura presa di posizione in chiave anti-razzista è rimasto sconvolto: ci sono state perfino delle dimissioni, tra cui quelle del Ceo di J.P. Morgan Chase Jamie Dimon e altro Ceo che hanno deciso di abbandonare in dissenso i forum economici creati da Trump, i cosiddetti Corporate America. Trump ha provato in seguito a rettificare, spiegando di aver comunque condannato il Ku Klux Klan e tutti i gruppi di simile ispirazione razzista, ma il 17 agosto, con ben tre tweet, ha di fatto abbracciato la causa dei suprematisti: “E’ triste vedere che la storia e la cultura del nostro grande paese viene estirpata con la rimozione delle nostre belle statue e monumenti. Non si può cambiare la storia, ma si può imparare da essa. Robert E Lee, Stonewall Jackson, chi è il prossimo? Washington, Jefferson? Che sciocchi! La bellezza che viene tolta dalle nostre citta, dai nostri paesi e dai parchi ci mancherà moltissimo e non potremo mai più rimpiazzarla a dovere”. Nei giorni seguenti, in diverse parti degli Stati Uniti sono andate in scena manifestazioni contro Trump, fino a quella di domenica 20 agosto a Boston, dove a scendere in piazza sono stati in 40 mila, sotto la bandiera dell’antirazzismo: manifestanti bollati da Trump come “agitatori contro la polizia e contro la libertà d’espressione”. Eppure, come detto, per gli americani la posizione di Trump sui neonazisti non è decisiva: il crollo di consensi in questi mesi c’è stato, ma uno zoccolo duro di seguaci fedeli rimane. E, secondo Gallup, il 67 per cento dei repubblicani si dice contrario alla rimozione delle statue dei generali sudisti.
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