Un documentario che racconta la vita attorno ad una grande quercia attraverso gli occhi dei suoi abitanti. Un film per tutti dal 25 gennaio al cinema.
Cinema e ambiente, quando la settima arte diventa sostenibile
Il cinema, in virtù della sua diffusione e popolarità, è lo strumento perfetto per divulgare le tematiche ambientali. Ecco come l’ambiente ha conquistato il grande schermo.
Quando nel 1922 esce nelle sale Nanook from the north, di Robert J. Flaherty, il grande pubblico viene condotto per la prima volta in mezzo alla natura selvaggia, nelle lande ghiacciate della Baia di Hudson, ad osservare la vita di una famiglia di inuit canadesi. Flaherty rivoluziona il concetto di documentario e, in qualche modo, il cinema stesso consegnando alla Settima arte un nuovo grandioso protagonista: l’ambiente. Da allora il rapporto tra l’uomo e la natura e le tematiche ambientaliste sono stati ampiamente trattati dal cinema documentaristico ma anche dai film di fiction. Nel frattempo, mentre il pianeta stava andando incontro ad un crescente sfacelo ambientale e alla sesta estinzione di massa della sua storia e si cominciava a parlare con insistenza di cambiamenti climatici, diversi attori e registi hanno sposato apertamente la causa ambientalista rendendosene testimonial di portata mondiale.
Il cinema racconta l’ambiente
Pellicole che parlano di ambiente, come detto, sono sempre esistite nella storia del cinema (addirittura il critico francese Bertrand Tavernier ritiene che Puits de pétrole à Bakou. Vue de près, girato nel 1899 dai fratelli Lumière, sia il primo film ecologista della storia), ma il loro numero è in aumento, a testimonianza della crescente urgenza di certi temi, come il riscaldamento globale, la deforestazione, l’inquinamento, che il cinema, in quanto arte, sente la necessità di raccontare. Per quanto riguarda il genere documentario ha avuto un grande impatto Una scomoda verità, del 2006, in cui l’ex vicepresidente degli Stati Uniti, Al Gore, racconta quanto la minaccia dei cambiamenti climatici sia reale e imminente. Lo scorso luglio è uscito nelle sale di tutto il mondo An inconvenient sequel: truth to power, sequel di Una scomoda verità che, a dieci anni dal primo film, fa il punto della situazione chiedendosi cosa sia successo nel lasso di tempo intercorso tra i due documentari. Nello stesso filone si inserisce Before the flood, documentario prodotto e interpretato da Leonardo DiCaprio che mostra gli effetti dell’innalzamento delle temperature globali. Alcuni dei film di finzione che hanno saputo narrare il difficile rapporto tra uomo e ambiente con efficacia sono Gorilla nella nebbia, film biografico del 1988 che racconta la storia di Dian Fossey, primatologa che dedicò diciotto anni allo studio dei gorilla di montagna, proteggendoli dai bracconieri, Il pianeta verde, del 1996, diretto da Coline Serreau, film di fantascienza che mostra con ironia il traumatico impatto di un’aliena con la Terra, alle prese con traffico, inquinamento e distruzione della natura e Into the wild, di Sean Penn (2007), che narra la storia vera di Christopher McCandless e la sua fuga dal benessere materiale della “civiltà”
Attori e registi ambientalisti
Leonardo DiCaprio è diventata la star hollywoodiana ambientalista per eccellenza. L’attore statunitense ha prodotto importanti documentari di denuncia e la sua Leonardo DiCaprio Foundation promuove decine di cause a favore della natura. Anche in occasione della cerimonia di premiazione degli Oscar 2016, al momento di ritirare l’ambita statuetta, DiCaprio ha lanciato un accorato appello. “Il cambiamento climatico è reale. È la minaccia più urgente per tutta la nostra specie, abbiamo bisogno di lavorare collettivamente insieme e smettere di rimandare […] Vi ringrazio tutti per questo fantastico premio stasera. Cerchiamo di non dare questo pianeta per scontato”. Lo scorso anno Arnold Schwarzenegger e James Cameron hanno prestato i propri volti per una campagna lanciata in Cina e negli Stati Uniti per la riduzione del consumo di carne per contrastare i cambiamenti climatici. Matt Damon ha invece fondato Water.org, fondo nato per consentire che sempre più persone nel mondo possano accedere all’acqua potabile. Tra i capostipiti degli attori impegnati non possiamo infine non citare Robert Redford, protagonista di numerose battaglie in tutela dell’ambiente.
Ermanno Olmi, cantore della natura italiana
In Italia tra i principali artefici della costruzione di una coscienza ambientalista c’è Ermanno Olmi, dalle cui pellicole traspare un profondo amore per la natura (tra le altre citiamo il documentario Terra Madre). Olmi ha inoltre girato nel 2014 il film Torneranno i prati, realizzato a basso impatto ambientale rispettando le linee guida del protocollo Edison Green Movie per il cinema sostenibile. Tra le iniziative intraprese per ridurre l’impatto c’è un minore uso di pellicola, il taglio del 60 per cento delle emissioni di CO2 e il divieto di usare bottiglie di plastica sul set.
L’industria cinematografica si fa green
Oltre che nelle storie narrate dai film, la sostenibilità si sta diffondendo anche nell’industria cinematografica con notevoli risultati ambientali e risparmi per le aziende. Gli studios di diverse città, come Vancouver, Los Angeles e Londra, hanno deciso di incorporare pratiche di produzione sostenibili che prendono in considerazione gli impatti ambientali e sociali. Nella Columbia Britannica l’adozione di sistemi di produzione sostenibile risale al 2006, alla creazione di Reel green, agenzia indipendente che fornisce strumenti e informazioni ad aziende e privati che intendono produrre cinema in modo ecologicamente responsabile. Un esempio di una produzione a basso impatto ambientale è Tomorrowland, film prodotto dalla Walt Disney Pictures, il 91 per cento dei rifiuti prodotti durante la lavorazione è stato infatti riciclato. Anche grandi studi come 20th Century Fox, Nbc Universal e Sony Pictures stanno lavorando per ridurre il proprio impatto sul pianeta.
Cinema e ambiente in Italia
Nel cinema italiano il “filone ambientalista” è ormai ben radicato, una delle principali occasioni per approfondire questo connubio è il festival Cinemambiente, che da venti anni presenta i migliori film dalle tematiche ecologiste a livello internazionale. Da quest’anno anche al Milano Film Festival è stato introdotto un premio dedicato ai film sulla sostenibilità, il Waterevolution Award promosso dal Gruppo Cap, società che gestisce l’acqua pubblica di Milano. “Waterevolution Award ha l’ambizione di diventare nel tempo un punto di riferimento per chi vuole raccontare la propria passione per la sostenibilità e il proprio impegno nel renderla concreta”, si legge in un comunicato del Gruppo Cap.
I film più sostenibili del Milano Film Festival 2017
Sono quattro i film vincitori di questa prima edizione del Waterevolution Award, ripartiti nelle sezioni lungometraggio, cortometraggio, documentario e animazione. Le opere che si sono aggiudicate il premio, proiettate in anteprima domenica 8 ottobre al Mudec a Milano, nella giornata conclusiva del festival, sono Plantae, di Guilherme Gehr, Tierra Mojada, di Juan Sebastiàn Mesa, Machines, di Rahul Jain e To the Ends of the Earth, di David Lavallee. I film vincitori saranno distribuiti nelle sale cinematografiche di quattro Comuni della città metropolitana di Milano da gennaio a marzo 2018: Magenta, Legnano, Cinisello Balsamo e Rozzano.
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