La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Basta scuse: il clima deve diventare una priorità, anche per fondi e aziende
Le aziende e investitori che chiudono gli occhi di fronte ai cambiamenti climatici, ormai, non hanno più alibi. Grazie agli enti internazionali e alle società specializzate come Morningstar, si moltiplicano gli strumenti e le risorse per agire, adesso.
Da anni, negli ambienti della finanza, una frase risuona come un mantra: i cambiamenti climatici mettono a rischio non solo la salute del nostro Pianeta, ma anche i profitti di aziende e investitori. Per fare un solo esempio, che intasca i dividendi dei colossi del carbone deve rassegnarsi al fatto che, di anno in anno, questa fonte di energia verrà relegata sempre più ai margini e quindi sarà sempre meno un affare. E prevenire questo genere di danni è decisamente più saggio e conveniente rispetto a stare con le mani in mano, per poi tentare di correre ai ripari quando è ormai troppo tardi. Fino a un po’ di tempo fa, però, questo ragionamento suonava inevitabilmente astratto. Ora, non è più così. Esistono report, studi, rating, linee guida capaci di identificare quelle aziende e quei fondi che sono ancora troppo dipendenti da un modello economico ormai superato, indicando loro – passo dopo passo – la strada giusta per cambiare, rispondendo alle sfide del presente. Gli ultimi segnali in ordine di tempo arrivano da due nomi di tutto rispetto: Morningstar e la Task Force on Climate Related Financial Disclosures (Tcfd).
Morningstar dà i voti ai portafogli dei fondi
Ormai è universalmente noto: i cambiamenti climatici rappresentano un rischio finanziario vero e proprio. Ma come fanno gli investitori a capire se il loro portafoglio è pesantemente esposto a questi rischi o se, al contrario, sia coerente con un futuro a basse emissioni di carbonio? La risposta arriva da Morningstar. La società, una delle più celebri al mondo nel campo delle ricerche finanziarie indipendenti, all’inizio di maggio ha lanciato un vero e proprio indicatore ad hoc, che prende il nome di Morningstar® Portfolio Carbon Risk Score. Questo punteggio, basato sulle valutazioni della società specializzata Sustainalytics, in prima battuta verrà applicato a circa 30mila fondi. Per ora quelli europei si stanno dimostrando più preparati, a differenza di quelli dei mercati asiatici ed emergenti, che scontano parecchi ritardi. Gli Usa, invece, si collocano all’incirca a metà classifica.
E non è finita qui: la società assegnerà una sorta di “sigillo di garanzia” (chiamato Morningstar® Low Carbon Designation™) ai portafogli più virtuosi, che ottengono un carbon risk score basso e non sono particolarmente legati ai combustibili fossili, perché le società al loro interno si stanno attrezzando per far fronte agli impegni presi con l’Accordo di Parigi.
#CarbonRisk: il nuovo #score di @MorningstarInc consente di misurare quanto una società sia in grado di gestire #rischi e #opportunità derivante dalle #emissioni inquinanti e quanto si stia muovendo verso un’economia #sostenibile. https://t.co/YnnQEQRyRx
— Morningstar Italy (@Morningstarit) 3 maggio 2018
Le aziende hanno a disposizione centinaia di guide, corsi e report
Se i fondi investono nei titoli delle aziende, ciò significa che – risalendo verso la fonte – sono le aziende a dover identificare in modo puntuale i rischi legati ai cambiamenti climatici, per poi metterli nero su bianco. Questo sia per responsabilità verso gli investitori, sia per potersi attrezzare di conseguenza.
Un grande aiuto in questo senso è arrivato dalla Task Force on Climate Related Financial Disclosures (Tcfd), istituita dal Financial Stability Board del G20 e presieduta da Michael Bloomberg. Dopo mesi e mesi di lavoro, nell’estate 2017 è stato pubblicato il report finale che contiene tutte le linee guida (volontarie) da seguire. Ora, un altro importante passo avanti: un portale web, chiamato TCFD Knowledge Hub, che mette a disposizione tutti gli strumenti per tradurre queste raccomandazioni nel lavoro quotidiano.
Did you know you can now search for all the latest resources, insights and tools to help you report on the #TCFDrecs? Visit the #TCFDHub, a new platform developed by @CDSBglobal and @FSB_TCFD: https://t.co/BaFjCPxIrA
— CDSB (@CDSBglobal) 1 maggio 2018
Stiamo parlando di oltre 300 risorse – tra riferimenti normativi, video, report, corsi e così via – pubblicate da enti internazionali, associazioni di categoria, università, consulenti e altre aziende. Chiunque può selezionare quelle che ritiene più utili, sulla base del settore in cui opera o dell’area su cui vuole intervenire. Il sito è gestito dal consorzio internazionale Climate Disclosure Standards Board. Secondo Business Green, ad oggi circa 275 aziende, e 47 organizzazioni di altro tipo, hanno sottoscritto le linee guida della Task Force. L’auspicio è che questa platea si allarghi, proprio perché questo compito sta diventando sempre più semplice da portare avanti.
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