Si è aperto lunedì 24 luglio in Turchia il processo ai giornalisti del quotidiano d’opposizione Cumhuriyet, accusati di sostenere gruppi terroristici.
Turchia, il colpo di stato è fallito
Il colpo di stato portato avanti da alcune frange dell’esercito turco è fallito, secondo quanto affermato dal presidente Erdogan che è tornato a Istanbul dopo un tentativo di fuga all’estero.
Il giorno dopo. Il colpo di stato fallito
Nella notte tra il 15 e il 16 luglio il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan è riatterrato a Istanbul dove ha dichiarato che il tentativo di colpo di stato condotto ieri sera da un gruppo di militari dell’esercito è stato sventato e che i colpevoli “verranno puniti”. Centinaia di persone hanno seguito il suo appello lanciato ieri sera con una video telefonata via FaceTime e di alcune guide religiose: sono scese in strada per fermare i carri armati che avevano circondato l’aeroporto internazionale Ataturk di Istanbul, il palazzo presidenziale e il parlamento nella capitale Ankara. I golpisti hanno sparato sulla folla, uccidendo almeno 60 civili. Resistono ancora alcuni militari ribelli, ma la polizia è rimasta fedele al presidente sembra avere la situazione sotto controllo.
Cosa è successo il 15 luglio
Il colpo di stato in Turchia è stato annunciato in serata da colpi d’arma da fuoco sentiti ad Ankara e Istanbul, mentre le città venivano sorvolate da jet ed elicotteri militari. Lo hanno riferito testimoni, mentre arrivavano le prime immagini, e lo conferma un primo rapporto dall’ambasciata americana, che per circa un’ora jet militari hanno sorvolato anche Istanbul a volo radente. Intanto, i due ponti che collegano la parte orientale e occidentale di Istanbul sono stati chiusi dall’esercito.
24:00 – Erdogan in aeroporto, chiede asilo alla Germania che rifiuta
Le prime notizie del presidente turco Erdogan che sarebbe scappato verso l’aeroporto internazionale di Istanbul vengono confermate. Avrebbe anche chiesto asilo in Germania dopo che all’aeroporto di Istanbul, occupato dai militari golpisti e chiuso, è stato rifiutato l’atterraggio al suo jet presidenziale. Lo riferisce la tv statunitense Nbc citando fonti del Pentagono. Erdogan pensava di poter contare sul rapporto con Angela Merkel, ma pare che l’autorizzazione ad atterrare su suolo tedesco sia appena stata rifiutata.
23:00 – Il comunicato dei militari: preso il controllo della Turchia
Alle 23:00 l’esercito turco ha rilasciato un comunicato pubblicato da alcuni giornali online e riportato dall’agenzia Reuters, nel quale asseriscono di “aver preso il pieno controllo del potere in Turchia” per mantenere l’ordine democratico, per garantire che il rispetto della legge rimanga una priorità e rimangano stabili le relazioni internazionali. Tuttavia, il comunicato non è stato distribuito attraverso i canali di prassi.
Sulla tv di stato turca è stato letto un comunicato secondo cui l’esercito avrebbe deposto il governo e imposto la legge marziale, su mandato del comitato “Pace nella nazione“. Non si sa tuttavia ancora se il comunicato sia stato approvato dai vertici dell’esercito o solo da una sua costola, né se l’attuale comandante in capo delle forze militari, il generale Hulusi Akar, sia nel suo quartier generale.
21:00 – Le dichiarazioni del primo ministro della Turchia, Binali Yildirim
Qualche ora fa si era ancora incerti se quanto avvenuto nelle due città fosse correlato, ma in una trasmissione in diretta sulla rete all news turca Ntv il premier turco Binali Yildirim ha dichiarato: “Questo è un tentativo di colpo di stato, coloro i quali sono dietro a tutto ciò pagheranno il prezzo più pesante possibile”. Queste parole sono poi state rilanciate dall’agenzia di stampa Anadolu.
“Confermo che ci siamo trovati davanti a una possibile rivolta – ha detto il primo ministro turco Yildirim – un’azione illegale da parte di alcune persone al di fuori della catena di comando militare. I cittadini devono venire a conoscenza di qualsiasi attività che porta danno alla democrazia. Il governo della Turchia è eletto dai cittadini. Il tentativo è in corso, ma questa è follia e chi ne ha colpa pagherà il prezzo più alto”. E ancora, rispondendo alle domande dei giornalisti: “Non è un colpo di stato, non sarebbe giusto dirlo. Ma è vero che è un tentativo. Per la sicurezza dei cittadini abbiamo fatto ricorso alle armi contro gli irresponsabili in alcune zone. La democrazia non tollera le attività illegali”.
20:00 – Esercito per strada in Turchia, colpi di arma da fuoco ad Ankara
Lo hanno riferito in tarda serata molti media internazionali. Elicotteri militari stanno sorvolando la capitale turca. Avvertita anche la presenza di jet militari nei cieli.
Haberturk ha parlato di misure di sicurezza straordinarie.
Secondo Euronews.com ci sarebbero carri armati per le strade di Istanbul e a bloccare i ponti sono stati proprio i militari. Immagini trasmesse da Cnn Turk hanno mostrato i blocchi allestiti con camion militari e soldati armati sui ponti che collegano la parte asiatica con la parte orientale della città.
Turkish soldiers block both bridges on the Bosphorus in Istanbul and jets flying low in Ankara. Reason not clear yet pic.twitter.com/tMG7KKYvGh
— Selin Girit (@selingirit) 15 luglio 2016
La Turchia è al suo quinto colpo di Stato
I militari in Turchia sono già intervenuti nella vita civile dello stato in altre quattro occasioni: 1960, 1971, 1980, 1998. Le forze armate sono spesso state descritte come una spina nel fianco per il presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan.
Ministro e fedelissimo di Erdogan: chi è Yildirim, premier turco
Binali Yildirim aveva appena assunto il ruolo di primo ministro, a fine maggio 2016. Era la figura più gradita al partito.
Per lungo tempo ministro dei Trasporti, è stato accanto a Erdogan già negli anni Novanta, quando l’attuale presidente turco era sindaco di Istanbul e lui a capo della Ido, la società dei traghetti.
61 anni, di famiglia curda, è stato tra i fondatori dell’Akp. Ministro con quattro governi consecutivi dello stesso colore, e poi ancora una volta, aveva sfidato Davutoğlu nel 2014, proponendosi per la leadership di partito. In passato candidato sindaco a Smirne, aveva perso contro l’avversario repubblicano del Chp, Aziz Kocaoğlu, neokemalista.
Il 22 maggio 2015 il nuovo segretario Yildirim si era aggiudicato una maggioranza bulgara. 1405 voti, il 100% delle schede valide, portavano il suo nome. Nel primo discorso da rappresentante del partito aveva delineato la sua linea d’azione, in due punti. Quello della lotta contro i “terroristi” – termine che comprende tanto i jihadisti dell’Isis quanto la guerriglia del Pkk – e quello di arrivare a una riforma in chiave presidenzialista, consegnando maggiori poteri nelle mani di Erdogan. Proprio sulla trasformazione della repubblica, secondo alcuni analisti, lo scontro tra Erdogan e l’ormai ex primo ministro Davutoğlu si era nell’ultimo periodo acuito.
Chi è Erdogan
Recep Tayyp Erdogan nasce il 26 febbraio 1954 a Rize, sul Mar Nero. Il padre è guardacoste e si trasferisce a Istanbul quando Recep Tayyp ha 13 anni. Il futuro presidente della Turchia vende limonata per strada e frequenta una scuola islamica.
Si laurea in management alla Marmara University, gioca a football professionistico, lavora all’Autorità dei trasporti di Istanbul. Quando il suo capo gli dice di tagliarsi i baffi, Recep Tayyp rifiuta e si licenzia. Negli anni ’60 e ’70 è attivo in circoli islamisti.
La sua carriera politica inizia nei movimenti e nei partiti di stampo islamista, che nel 1994 lo sospingono alla carica di sindaco di Istanbul. Nel 1997 legge in pubblico un poema islamico con frasi offensive che gli costa una condanna a dieci mesi di reclusione, di cui ne sconta quattro. Nel 2002 inizia il successo elettorale del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp) di cui è cofondatore.
Erdoğan governa da più di dieci anni. È primo ministro della Turchia dal 2003 al 2014. Il suo elettorato è forte soprattutto nell’Anatolia centrale dove, tra i turchi occidentalizzati della costa egea e i curdi delle montagne orientali, ci sono coloro che vivono il grande boom economico.
L’appena fuggito presidente turco difatti ha costruito il suo potere grazie ai successi nell’economia, abbinati a un atteggiamento arrogante che non ha lasciato spazio ad altre forze politiche.
Nell’agosto 2014 diviene presidente della Turchia. La stabilità del nuovo mandato presidenziale di Erdogan è stata minata, oltre che dal rallentamento dell’economia, a motivi geopolitici, con la guerra al confine con la Siria e gli americani che combattono a fianco dei curdi contro i terroristi dello Stato Islamico (Isis). La complicità con i jihadisti e le remore nell’aiutare i curdi al fronte hanno compromesso i rapporti con gli alleati occidentali, che non si fidavano più di Erdogan.
La posizione della Turchia in Medioriente
Il basso profilo tenuto contro l’Isis dal 2014 aveva provocato malumori dentro e fuori il Paese, innanzitutto per la decisione di non concedere le basi per azioni internazionali contro i terroristi. Il ricordo delle accuse di proteggere gruppi jihadisti anti-Assad è più vivo che mai, così Ankara si è incredibilmente ritagliata la fama di Paese che preferisce non inimicarsi Isis. Da aspirante protagonista regionale, la Turchia si è ritrovata nel ruolo di mina impazzita e alleato inaffidabile nello scacchiere mediorientale.
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