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Papa Francesco rinnova l’invito a salvare la nostra casa comune e con lui altre personalità si fanno portavoce del messaggio contenuto nell’enciclica Laudato si’.
Il contrasto ai cambiamenti climatici richiede “onestà, coraggio e responsabilità, soprattutto da parte dei Paesi più potenti e inquinanti”. A tre anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si‘, papa Francesco è tornato a parlare di ecologia, riduzione dei gas serra e sviluppo sostenibile: lo ha fatto intervenendo alla conferenza internazionale Salvare la nostra casa comune e il futuro della vita sulla Terra, organizzata dal 5 al 7 luglio in Vaticano dal dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale proprio per valutare l’impatto dell’enciclica e per individuarne i possibili sviluppi futuri.
La conferenza, infatti, ha anticipato di qualche mese il Summit sull’azione globale per il clima – in programma dal 12 al 14 settembre a San Francisco – e soprattutto la Cop 24 che comincerà il 3 dicembre in Polonia ed è “una pietra miliare nel cammino tracciato dall’Accordo di Parigi nel 2015”; il tutto in attesa del Sinodo speciale per l’Amazzonia, che si terrà a Roma nell’ottobre del 2019 e con il quale il Vaticano accenderà nuovamente i riflettori sulle tematiche di Laudato si’.
Nel frattempo, il Pontefice ha sottolineato come per scongiurare il pericolo “di lasciare alle generazioni future macerie, deserti e sporcizia”, sia necessaria “un’azione organica e concertata di ecologia integrale”. E ha evidenziato le grandi responsabilità che investono i governi e le principali organizzazioni internazionali. Quanto ai primi, “tutti dovrebbero sforzarsi di onorare gli impegni assunti a Parigi per evitare le peggiori conseguenze della crisi climatica”, perché “non possiamo permetterci di perdere tempo in questo processo”. Al contempo “è necessario uno spostamento del paradigma finanziario al fine di promuovere lo sviluppo umano integrale: le organizzazioni internazionali, come ad esempio il Fondo monetario internazionale e la Banca Mondiale, possono favorire riforme efficaci per uno sviluppo più inclusivo e sostenibile”.
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Un monito forte, a maggior ragione in un momento storico che vede gli Stati Uniti e l’Europa alle prese con la gestione di un fenomeno migratorio senza precedenti, alimentato anche dai cambiamenti climatici. In proposito, molto intense sono state le parole del cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon: “Quando parliamo di ciò che potrà accadere alla natura non ci può essere alcuna compiacenza. Dobbiamo agire subito, tutti insieme. In questo secolo ci sono segni che preannunciano un olocausto ecologico molto pericoloso, in pochi anni il mondo vedrà almeno 150 milioni di persone che faranno di tutto per avere un bicchiere d’acqua”.
Per il porporato del Myanmar, insomma, “la democrazia stessa è a rischio” ed è necessario agire adesso “altrimenti la storia ci ricorderà come criminali”. Un appello condiviso dall’indiano Macson Almeida, che ha sottolineato come l’Asia sia uno dei continenti più soggetti a subire gli effetti dei gas serra: “Dobbiamo muoverci e dobbiamo farlo in fretta perché da questo dipenderà la vita di tante persone che oggi sono giovani, ogni anno che trascorriamo negoziando è tempo perduto”.
#PopeFrancis speaks to participants in a conference on his encyclical #Laudatosi‘, saying “There is a real danger that we will leave future generations only rubble, deserts, and refuse.” https://t.co/l7B3QgO1UG
— Vatican News (@VaticanNews) 6 luglio 2018
Una sfida difficile, insomma. Anche se, per dirla con le parole del segretario di Stato Pietro Parolin, “sappiamo tutti quanto sia precaria oggi la situazione del nostro pianeta”. Merito anche dell’enciclica Laudato si’, “una risposta tempestiva a una delle sfide più urgenti che l’umanità deve affrontare oggi, vale a dire un possibile collasso della stessa casa che ci sostiene e tutte le forme di vita”. Un testo che ha veicolato il fondamentale messaggio di un’ecologia integrale, secondo il quale tutto è interconnesso: “Come membri della famiglia comune, tutti noi dobbiamo riunirci per impegnarci a salvare la nostra casa comune”. Non a caso, chiudendo i lavori papa Francesco ha incoraggiato tutti a lottare per un radicale cambiamento: “L’ingiustizia non è invincibile”, ma serve quel radicale cambio di passo che dal 2015 ad oggi si è solo intravisto. I prossimi appuntamenti internazionali dovranno fornire le risposte a questo appello.
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