Abbiamo intervistato Mariangela Cassano, la nuova presidente di ActionAid Italia, per chiederle quali saranno le priorità che guideranno il suo operato.
Cooperazione internazionale, i conti in tasca alle ong italiane
È stata pubblicata l’ultima edizione dell’osservatorio Open Cooperazione. L’occasione per studiare più da vicino bilanci e risorse umane delle principali ong italiane attive nel mondo della cooperazione internazionale.
Danno lavoro a quasi 12mila persone nel mondo, mobilitano 73mila volontari, nel 2015 hanno realizzato quasi 2.400 progetti sparsi in quasi tutto il mondo. Sono solo alcuni dei dati che emergono dall’ultima edizione dell’osservatorio Open Cooperazione, autoscatto che il mondo della cooperazione internazionale italiana realizza ogni anno da due anni. Sulle 111 ong italiane che aderiscono all’iniziativa, circa 70 hanno fornito quest’anno i loro dati, fra cui alcuni nomi noti come Medici senza frontiere, Amnesty International Italia e Oxfam Italia. Uno sforzo di trasparenza che permette ai cittadini di conoscere quanto le ong sono in grado di mobilitare attraverso i donatori pubblici e privati e ma anche come queste risorse vengono utilizzate, pur senza entrare nel dettaglio dei progetti.
Quasi sette volontari per ogni dipendente
Le ong italiane attirano i volontari: ce ne sono quasi sette per ogni dipendente, ossia 73.798 (contando le 742 persone in servizio civile) contro 11.837 dipendenti. Guardando più da vicino il profilo di chi lavora in una ong, si scopre che nel settore della cooperazione internazionale l’equilibrio fra i generi è a leggero vantaggio delle donne e che – come logico trattandosi di ong che operano in tutto il mondo – la stragrande maggioranza dei dipendenti si trova fuori dai confini della penisola dove nel 90 per cento dei casi è assunto con un contratto di lavoro locale. Una differenza che può concorrere a spiegare il consistente divario fra la remunerazione massima – più di 95mila euro lordi all’anno – e quella più bassa – 10mila euro lordi, pari a meno di mille euro al mese – percepite da chi lavora in ong.
I fondi pubblici superano la generosità privata
Nel 2015, le ong italiane hanno ricevuto finanziamenti pari a 455 milioni. Quasi cento milioni meno che nel 2014, quando però a rispondere al questionario erano state 88 ong. Di tutti i fondi raccolti, oltre la metà – il 61 per cento – sono rappresentati da fondi pubblici per la cooperazione e provengono essenzialmente e in egual misura dall’agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, dall’Unione europea e dalla cooperazione decentrata di regioni, province e comuni italiani. Quanto ai fondi privati, il denaro proviene da 208.892 donatori individuali (un terzo dei fondi privati arriva ad esempio dal 5×1000), ma anche da fondazioni (oltre un terzo), aziende (più di un quinto) e chiese.
Quanto costa la macchina della generosità
Uscito nel 2013, l’inchiesta L’industria della carità di Valentina Furlanetto ha scatenato vivissime polemiche. Analizzando i bilanci di alcune delle maggiori ong italiane, l’autrice sottolineava come una quota consistente – in alcuni casi maggioritaria – dei fondi a disposizione delle ong finisse non in progetti concreti sul campo ma in campagne di comunicazione e promozione per la raccolta dei doni. Secondo i dati di Open Cooperazione, solo quattro delle ong che hanno fornito i loro dati spendono più del 15 per cento dei loro fondi per finanziare la raccolta stessa. Mentre più della metà delle ong spendono meno del 5 per cento. Un terzo arriva a investire sul campo oltre il 90 per cento dei fondi.
La cooperazione internazionale e l’imperativo della trasparenza
Open cooperazione è nato nel 2015 dall’esperienza di Info-cooperazione, blog di settore punto di riferimento del terzo settore italiano. “Da sempre chiediamo maggiore trasparenza e accountability ai governi e al settore privato, spiegava Elias Gerovasi, curatore del blog al mensile Vita al momento del lancio dell’osservatorio. Questa nostra richiesta è credibile solo se siamo disposti a rispondere noi per primi a standard di alto livello”.
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