Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.
Cop 23, primo giorno di lavori a Bonn: Talanoa, “parliamoci con il cuore”,
La Cop 23 di Bonn è iniziata nella mattinata di lunedì 6 novembre. Le Isole Fiji presiedono la conferenza: la parola d’ordine è “Talanoa”.
“La nostra richiesta al mondo è di mantenere la rotta sugli obiettivi fissati a Parigi”. Frank Bainimarama, primo ministro delle Isole Fiji e presidente della Cop 23, ha accolto con queste parole, nella mattinata di lunedì 6 novembre, le delegazioni dei 196 governi che partecipano alla Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite. Lo stato del Pacifico presiede l’evento, anche se per ragioni logistiche i negoziati si tengono a Bonn, in Germania. È qui che Bainimarama vuole tentare di far arrivare il significato della parola “Talanoa”: termine figiano che, letteralmente, significa “parlare con il cuore”. I “Dialoghi di Talanoa” lanciati in seno alla Cop 23 puntano a questo: ad essere sinceri, inclusivi e trasparenti.
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Patricia Espinosa (Unfccc): “Passiamo dalla speranza all’azione”
La prima giornata di lavori è stata aperta da una seduta plenaria, nel corso della quale i dirigenti dell’Unfccc (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) e della stessa Cop hanno ricordato che, senza un’azione concreta e immediata a livello globale, il rischio concreto è di andare incontro ad una catastrofe climatica. La presidente dell’organismo internazionale, Patricia Espinosa, ha ripercorso gli oltre due decenni di negoziati effettuati fino ad oggi, tra slanci promettenti e battute d’arresto: “Venticinque anni fa, i governi si riunirono per il Summit della Terra a Rio de Janeiro. Si partì dalla constatazione che il mondo deve modificare il modo in cui tratta l’ambiente: da questa idea semplice è nato un grande movimento, che due anni fa ha dato vita all’Accordo di Parigi”.
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“In brevissimo tempo – ha aggiunto la dirigente – 196 nazioni hanno ratificato quel documento. Ciò ci permette di passare dall’era della speranza a quella dell’azione. Sappiamo qual è la strada che dobbiamo percorrere per fronteggiare i cambiamenti climatici. Oggi, alla ventitreesima Cop, ci riuniamo con una sensazione di urgenza, poiché milioni di persone nel mondo soffrono le cause di eventi estremi”.
Dalla Cop 21 del dicembre 2015 ad oggi, tuttavia, gli equilibri mondiali sono stati modificati dall’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump. Il miliardario americano non ha mai nascosto di non credere ai cambiamenti climatici e nello scorso mese di giugno ha annunciato la volontà di uscire dallo stesso Accordo di Parigi. Per farlo, però, saranno necessari anni, secondo le procedure imposte dalle Nazioni Unite: è per questo che una delegazione americana è comunque presente a Bonn. Il che potrebbe complicare il lavoro dei negoziatori: l’amministrazione americana ha fatto sapere infatti che i propri emissari in Germania lavoreranno “per proteggere gli interessi statunitensi”.
Una Cop 23 molto più “politica” del previsto
“All’inizio – ha osservato Laurence Tubiana, che alla Cop 22 di Marrakech era stata incaricata di passare il testimone dei lavori dalla Francia al Marocco – la Cop di Bonn si annunciava come un evento ‘tenico’: si dovevano infatti stabilire le regole di applicazione dell’Accordo di Parigi. Ma dopo la decisione di Washington, la politica torna in primissimo piano. Tutte le altre nazioni sono chiamate a riaffermare il loro sostegno al percorso avviato”. Soprattutto le nazioni più vulnerabili – tra le quali figurano le stesse Isole Fiji – tenteranno in ogni modo di isolare politicamente gli Stati Uniti. “Vivendo in mezzo all’oceano siamo continuamente esposti agli impatti dei cambiamenti climatici. Alla Cop 23, puntiamo a far comprendere il nostro stato di emergenza”, ha spiegato Nazhat Shameem Khan, membro della delegazione figiana, all’agenzia Afp. “Se le scene di devastazione alle quali abbiamo assistito ai Caraibi non rappresentano una prova sufficientemente chiara della realtà alla quale andiamo incontro, allora non saprei dira cosa serva”, ha rincarato il presidente dell’Alleanza delle Piccole Isole, il maldiviano Thoriq Ibrahim.
Le Ong: “Priorità all’abbandono delle fonti fossili”
Intanto, fuori dalla Cop 23, la società civile si mobilita. Migliaia di persone hanno risposto all’appello di associazioni ambientaliste come Greenpeace, Wwf e Oxfam. Così, domenica scorsa, le strade di Bonn sono state colorate da striscioni e bandiere. La principale richiesta delle Ong è di abbandonare immediatamente le fonti fossili: “Se si vuole lottare davvero contro i cambiamenti climatici, bisogna cambiare metodo di produzione. Dicendo innanzitutto addio al carbone”.
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