Pubblicate nella notte le nuove bozze di lavoro alla Cop29 di Baku, compresa quella sulla finanza climatica. Strada ancora in salita.
Cop 23, cosa dice la bozza del testo finale che circola a Bonn
Alla Cop 23 di Bonn sono circolate le prime bozze del testo finale della conferenza. Un documento in queste ore al vaglio dei governi.
Nella giornata di mercoledì 15 novembre, alla Cop 23 di Bonn hanno cominciato a circolare le prime bozze del testo finale che, in linea teorica, dovrebbe essere approvato domani, venerdì 17. ClimateTracker, media-partner della ventitreesima conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, ha tracciato un primo bilancio del lavoro effettuato dalle migliaia di delegati arrivati in Germania da tutto il mondo. “I negoziati – ha spiegato – sono cominciati con grandi difficoltà, per via dell’opposizione dei paesi sviluppati, compresi Stati Uniti, Canada, Australia e Unione europea, alla richiesta di effettuare una valutazione su cosa si sta facendo in questi anni per il clima”. Il riferimento è al periodo precedente al 2020, momento in cui entrerà effettivamente in vigore l’Accordo di Parigi.
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Fin da quando quest’ultimo fu approvato, al termine della Cop 21 di Parigi, le ong di tutto il mondo hanno infatti sottolineato l’importanza di non aspettare per adottare politiche di salvaguardia del clima. La situazione è infatti talmente complessa che, se si dovesse davvero aspettare il 2020 per agire, il rischio è che possa essere troppo tardi per raggiungere gli obiettivi fissati nel 2015 nella capitale francese. Primo fra tutti, la limitazione della crescita della temperatura media globale ad un massimo di due gradi centigradi, entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali.
Many #COP23 technical negotiations finished yesterday. Negotiations on guidance related to #ParisAgreement Article 6 concluded with a plan to continue elaboration on draft elements of the guidance, based on Parties’ submissions and informal notes, at April-May 2018 session. pic.twitter.com/d9aCHCesyA
— IGES Climate (@IGES_Climate_EN) 15 novembre 2017
La contrapposizione tra nazioni ricche e paesi in via di sviluppo
Di fronte al muro contro muro tra paesi ricchi e resto del mondo, le piccole nazioni insulari, numerose nazioni arabe e africane, nonché India, Brasile e Cina hanno chiesto alla presidenza della Cop 23, affidata alle Isole Fiji, di trovare una soluzione. Così, è stata chiesto alla delegazione del Marocco, che aveva ospitato la Cop 22 di Marrakech, di organizzare delle consultazioni informali per risolvere l’impasse. Nel corso di tali colloqui, prosegue ClimateTracker, “paesi come gli Stati Uniti hanno chiesto alle nazioni in via di sviluppo di accantonare la questione per affrontarla in altra sede. A tale indicazione ha risposto la Malesia, sottolineando che da troppo tempo si è chiesto di discutere del problema altrove e che così si rischia di aspettare le calende greche: ‘Infinite volte zero fa sempre zero’, è stato affermato”.
La questione finanziaria sarà discussa nel 2018
Il fatto positivo, è che in questo modo ci si è resi conto che la Cop 23 di Bonn rischiava di rivelarsi un fallimento. Così, i delegati si sono evidentemente convinti della necessità di affrontare il cuore del problema. E, alla fine, nella bozza che in queste ore è al vaglio dei rappresentanti dei governi delle 196 nazioni presenti si è riusciti a chiarire che le azioni pre-2020 sono fondamentali, nell’interessi di tutti: “Si tratta di un passo avanti significativo, proprio poiché numerose nazioni sviluppate ritenevano che il tema non dovesse entrare nel programma di lavoro sull’implementazione dell’Accordo di Parigi”, ha sottolineato il media-partner dell’evento. La bozza chiede poi alla presidenza della Cop e al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, di scrivere a tutte le nazioni per chiedere conto delle loro azioni. Il tutto sarà tuttavia vagliato – compresa la parte relativa alla trasparenza sui finanziamenti per le iniziative di mitigazione – solo nel corso del prossimo anno, in vista della Cop 24 di Katowice, in Polonia. Tra i risultati della conferenza sono da segnalare, infine, l’annuncio di una Piattaforma delle Comunità locali e dei Popoli indigeni e passi avanti in materia di agricoltura, sotto l’impulso dei paesi in via di sviluppo e della Fao.
A hopeful update from @COP23: The draft text has important ramifications for developed and developing countries alike and lays down the urgency to act now – not just after 2020, when the Paris Agreement comes into force.https://t.co/bXiPWzOQJh — AMAZON WATCH (@AmazonWatch) 15 novembre 2017
Alla Cop 23 il “sorpasso” della società sulle delegazioni ufficiali
Il testo, in ogni caso, è ora al vaglio dei governi: occorrerà verificare se e quali modifiche saranno apportate. In attesa del documento definitivo, però, alla Cop 23 di Bonn sono già stati raggiunti alcuni risultati. “Il più eclatante – ha spiegato Maria Grazia Midulla, responsabile clima del Wwf Italia, intervenuta ad un convegno organizzato dall’Italian Climate Network– è il ‘sorpasso’ della società civile sulle delegazioni ufficiali. Per la prima volta, il cuore della conferenza non è stato rappresentato dai negoziati ma da ciò che avveniva nella Bonn Zone”, quella cioè animata da organizzazioni non governative, dai cittadini e dalle iniziative dal basso.
“È stato inoltre reso operativo il Warsaw International Mechanism for Loss and Damage, ovvero il sistema che deve assicurare il sostegno ai paesi danneggiati dai cambiamenti climatici”, ha sottolineato Mauro Albrizio, di Legambiente. Inoltre, ha aggiunto il membro dell’associazione ambientalista, “è stato riconosciuto che i fondi per tale voce non fanno parte dei 100 miliardi di dollari” promessi da anni per la salvaguardia del clima. E che, tra l’altro, non sono stati stanziati.
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