Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Copenaghen ha restituito spazi alla natura per diventare resiliente
La capitale danese ha varato un ambizioso piano di adattamento ai cambiamenti climatici che prevede la trasformazione della città.
Era il 2 luglio del 2011 quando su Copenaghen si sono abbattuti, in meno di tre ore, quindici centimetri di pioggia, allagando quartieri, abitazioni e strade e provocando danni per oltre sei miliardi di corone danesi, pari ad oltre un miliardo di dollari. Dopo quella catastrofe la città danese non ha più avuto dubbi, urgeva attrezzarsi per resistere a fenomeni analoghi, diventare più resilienti insomma. Nello stesso anno viene pubblicato l’ormai noto Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, primo passo per diventare la prima città al mondo “carbon free” entro il 2025.
L’adattamento di Copenaghen
Da allora la capitale della Danimarca, che nel 2014 è stata nominata Capitale verde d’Europa dalla Commissione europea per l’Ambiente, è diventata una delle città più ecologiche al mondo (nonostante sia sempre stata all’avanguardia per quanto riguarda la tutela dell’ambiente e quest’ultimo abbia sempre giocato un ruolo importante nella pianificazione della città) integrando letteralmente la natura nella città per renderla meno vulnerabile ai fenomeni climatici estremi.
Il primo quartiere resiliente di Copenaghen
La realizzazione del primo quartiere resiliente della città, il quartiere di San Kjeld, è stata solo l’inizio di un piano ventennale che rivoluzionerà Copenaghen rendendola più pronta ad affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto. Il quartiere prescelto, antica zona operaia vicina al porto, in cui i lavori sono iniziati nel 2015, è stato profondamente trasformato e ora ospita zone piantumate, dune verdi e piste ciclabili. Ma, soprattutto, il quartiere è stato reso permeabile proprio per favorire l’assorbimento di grandi quantità di pioggia: le pavimentazioni impermeabili sono state sostituite con prati e parchi, mentre i marciapiede sono stati sopraelevati per migliorare la raccolta e il deflusso delle acque in eccesso verso il porto.
Meno asfalto e più verde
San Kjeld rappresenta la (parziale) rivincita della natura in ambito urbano, con le piante che si riappropriano degli spazi usurpati dalle automobili. “Dobbiamo rendere Copenaghen più resistente ai fenomeni climatici estremi – ha dichiarato Morten Kabell sindaco degli Affari tecnici e ambientali della città – per farlo dobbiamo avere meno asfalto e più spazi verdi”.
Come Copenaghen è diventata a prova di pioggia
Considerata la probabilità dell’intensificazione delle piogge torrenziali Copenaghen si è adattata a sopportare tali quantità di acqua. Innanzitutto, come detto, l’aumento delle aree verdi garantisce un notevole assorbimento, dopodiché sono state trasformate alcune strade, in grado ora di assorbire l’acqua piovana. L’asfalto è stato sostituito con apposite piastrelle che permettono all’acqua di filtrare attraverso la superficie, così facendo l’acqua prosegue poi la sua corsa verso le falde acquifere sotterranee. Sono stati inoltre creati canali nelle strade più ampie attraverso i quali l’acqua sfocia direttamente nel mare.
Da problema a risorsa
Nonostante il disastro del 2011 Copenaghen ha cercato di affrontare l’adattamento climatico in modo olistico, utilizzandolo come molla per lo sviluppo urbano. I cambiamenti climatici sono stati dunque un’opportunità per migliorare la città, rendendola più verde e a misura d’uomo. L’acqua piovana, inoltre, da problema è stata trasformata in risorsa, realizzando punti di raccolta sui tetti l’acqua può essere immagazzinata e riutilizzata per molteplici scopi, come l’irrigazione delle aree verdi. Copenaghen, duramente colpita dalla forte alluvione appena sette anni fa, è riuscita a rialzarsi facendo tesoro della lezione e puntando sull’intrinseca resilienza della natura per ricostruire la città.
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