Le novità introdotte dal governo per contenere la pandemia in Italia, a partire dal green pass rafforzato, o super green pass.
Il governo approva la regolarizzazione a tempo dei migranti
Nel decreto Rilancio varato dal governo per rilanciare l’economia c’è la norma sulla regolarizzazione dei migranti: varrà solamente per 6 mesi e per lavorare come braccianti, colf o badanti, e riguarderà solo chi ha già lavorato nel 2019.
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla regolarizzazione per motivi di lavoro della durata di sei mesi degli immigrati, ma solo a quelli che abbiano già svolto un lavoro in regola prima del 31 ottobre 2019. È il compromesso trovato in seno alla maggioranza su uno dei punti più dibattuti del decreto Rilancio appena approvato, e che punta a trovare una soluzione in particolare alla scarsa disponibilità di braccianti agricoli per la stagione primaverile ed estiva, a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza coronavirus.
Quelli che sono chiamati “clandestini” sono persone, uomini e donne. Sono lavoratori che si è fatto finta di non vedere.
Io voglio tutela per le imprese e soprattutto voglio salvaguardia per le persone. È un tema troppo serio per farne propaganda.#QTSenato pic.twitter.com/IdgjJLf2Dv— Teresa Bellanova (@TeresaBellanova) May 13, 2020
La norma, consentirà ai datori di lavoro di assumere cittadini stranieri oppure regolarizzare la posizione di lavoratori in nero tuttora in corso, siano essi italiani o stranieri. Si stima che siano circa 600 mila gli immigrati irregolari attualmente presenti in Italia, ma la formula trovata dal governo stringerà inevitabilmente la cerchia, per via dei requisiti richiesti. La ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, presentando la misura in conferenza stampa, si è commossa affermando che “da oggi gli invisibili saranno meno invisibili, da oggi possiamo dire che lo Stato è più forte del caporalato”. https://www.youtube.com/watch?v=rjyAOtJ8Enw&feature=youtu.be Eppure all’interno della stessa maggioranza qualche malumore è rimasto lo stesso: mentre quasi tutti i ministri si dichiarano soddisfatti, secondo Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali “la regolarizzazione a tempo, legata esclusivamente alle esigenze produttive del momento, è un atto sbagliato e ingiusto. Mettere una data di scadenza sulla fronte delle persone è pessimo”.
Regolarizzazione #migranti a tempo, legata esclusivamente alle esigenze produttive del momento? Atto sbagliato e ingiusto, l’ennesimo regalo a caporali e mafie. Mettere una data di scadenza sulla fronte delle persone è pessimo. Bisogna correggere subito. pic.twitter.com/Hlxz42cZuR — nicola fratoianni (@NFratoianni) May 8, 2020
Serve un contratto in regola nel 2019
Il provvedimento prevede infatti che gli immigrati con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 e non rinnovato possono richiedere un permesso di soggiorno temporaneo della durata di sei mesi. Poi, se al termine della durata del permesso di soggiorno temporaneo, il cittadino straniero è ancora in possesso di un contratto di lavoro subordinato, il permesso viene convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Il provvedimento si applica però esclusivamente a chi già nel 2019 ha ottenuto un regolare contratto di lavoro, e limitatamente a settori specifici: agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura; assistenza a persona affette da patologie o handicap che ne limitino l’autosufficienza; lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare. In sintesi: braccianti, colf, badanti.
Il decreto, insieme alla regolarizzazione, introduce anche alcune garanzie per il lavoro dei cittadini stranieri, come la durata del contratto di lavoro e la retribuzione convenuta, che dovrà essere “non inferiore a quella prevista dal contratto collettivo di lavoro di riferimento stipulato dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.
Esclusi caporali, condannati ed espulsi
Un altro punto importante del provvedimento riguarda il contrasto al caporalato: non potranno presentare istanza infatti tutti quegli imprenditori che siano stato condannati negli ultimi cinque anni, anche con sentenza non definitiva, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (verso l’Italia, ma anche dall’Italia verso il resto d’Europa) o per reati diretti al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o allo sfruttamento della prostituzione o di minori da impiegare in attività illecite, o per la riduzione in schiavitù; intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
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Allo stesso modo non potranno ambire alla regolarizzazione invece i cittadini stranieri che abbiano commesso gli stessi reati e a spaccio di stupefacenti, nei confronti dei quali sia stato emesso un provvedimento di espulsione o che risultino segnalati dai paesi di provenienza.
Un mini-scudo penale, anche questo a tempo
Il provvedimento prevede anche una mini-scudo penale per imprenditori e lavoratori: per i primi sono sospesi fino alla conclusione del rapporto di lavoro i procedimenti penali e amministrativi per l’impiego di lavoratori per i quali è stata presentata la dichiarazione di emersione; per i lavoratori invece, stop ai procedimenti relativi al reato di clandestinità.
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Non sono in ogni caso sospesi i procedimenti penali nei confronti dei datori di lavoro per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reclutamento e sfruttamento della prostituzione o di minori da impiegare in attività illecite, nonché per il reato di riduzione in schiavitù, e per l’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, che come detto invece costituiscono cause ostative alla regolarizzazione e all’assunzione.
Le misure di sicurezza anti-Covid
Naturalmente anche per braccianti, colf e badanti straniere e stranieri dovranno valere le stesse garanzie e le stesse norme di sicurezza sanitaria, in tempi di coronavirus: il decreto prevede che per contrastare i fenomeni di concentrazione dei cittadini stranieri in condizioni inadeguate, come accade ora in molti dei borghi delle campagne del Sud Italia (vedi Rosarno in Calabria, o Borgo Mezzanone in Puglia) e per garantire il rispetto delle condizioni igienico-sanitarie necessarie al fine di prevenire la diffusione del contagio da Covid-19, le regioni insieme al Dipartimento della protezione civile e con l’aiuto della Croce Rossa, adottino soluzioni e misure urgenti idonee a garantire la salubrità e la sicurezza delle condizioni alloggiative e lavorative, anche basandosi sul Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022 che già prevede la presa in carico, l’assistenza e la fornitura di tutti i servizi di prima assistenza.
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