Un’escursionista ha scoperto per caso un sito fossile risalente al Permiano, venuto alla luce a causa dello scioglimento di un ghiacciaio.
Cos’è il progetto Life Ursus
Realizzato per salvare l’ultimo nucleo di orsi delle Alpi, il progetto è stato finanziato dalla Comunità europea. 10 orsi introdotti, tra i quali c’era anche Daniza.
Nel 1999 per volontà del Parco Adamello Brenta, di concerto con la Provincia Autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica è stato avviato un progetto finanziato dalla Comunità europea per risollevare le sorti dell’ultimo esiguo gruppo di orsi del Brenta, conosciuto come Life Ursus. I dieci orsi, rilasciati tra il 1999 e il 2002, hanno contribuito a salvare la popolazione di orso bruno (Ursus arctos). Di questi, il 18 maggio 2000 entrò a far parte anche Daniza, uccisa l’11 settembre 2014 da una dose fatale di sonnifero.
Il progetto, per garantire la salute di tutti gli esemplari, si compose di varie fasi, dal monitoraggio degli esemplari sia tramite radiocollare, sia tramite analisi genetiche, al monitoraggio dell’alimentazione dei plantigradi. Inoltre per indirizzare le operazioni di conservazione, a partire dal 2005 fu avviata un’indagine volta ad individuare il maggior numero possibile di tane di svernamento.
L’orso e l’uomo. Per approfondire l’etologia del mammifero furono messe in atto numerose iniziative, sia per capire l’entità del disturbo antropico, ovvero dei problemi che si possono instaurare tra l’habitat dell’orso e l’attività umana, sia per meglio comprendere quali siano i comportamenti che assume l’orso nei casi in cui incontri l’uomo accidentalmente. In questo caso si diede vita ad attività di comunicazione rivolte alla popolazione nell’area interessata dalla reintroduzione.
Il progetto, che si è concluso a fine 2004, ha dato i suoi risultati: il nucleo di orsi che oggi vive nell’area dell’Adamello Brenta era, fino a pochi giorni fa, stimato in circa 50 esemplari. Oggi sono 49.
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