La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Grazie alle politiche di conservazione il numero di questi rari primati, che vivono nelle foreste della catena montuosa di Virunga, è in aumento.
Quaranta anni fa sopravvivano in natura appena 254 gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei), una delle quattro sottospecie del genere Gorilla. Queste grandi scimmie antropomorfe, che vivono solo nel parco nazionale impenetrabile di Bwindi, in Uganda, e sui Monti Virunga, tra Uganda, Repubblica Democratica del Congo e Ruanda, hanno dunque sfiorato l’estinzione, decimate da bracconaggio, guerre civili e distruzione dell’habitat.
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Oggi però il loro numero è in lenta ma costante crescita, come ha certificato anche la Iucn che lo scorso anno ha modificato lo status della specie da “in pericolo critico” a “in pericolo”. L’ultimo censimento, condotto nel parco nazionale del Bwindi, in Uganda, e nell’adiacente riserva naturale di Sarambwe, nella Repubblica Democratica del Congo, ha confermato la tendenza positiva.
Rispetto al precedente censimento, il numero di gorilla di montagna presente nelle due aree protette esaminate è salito da 400 a 459 individui, facendo registrare un aumento del 15 per cento. Complessivamente, considerati anche gli esemplari che vivono nella catena montuosa di Virunga (il cui numero è aumentato da 480 a 604 individui secondo un recente conteggio), esisterebbero attualmente 1.063 gorilla di montagna. Lo hanno riferito il ministero del Turismo, delle risorse naturali e delle antichità dell’Uganda e la Greater Virunga transboundary collaboration, coalizione di governi, organizzazioni no profit e associazioni ambientaliste.
“I risultati del censimento testimoniano l’efficacia degli intensi sforzi di conservazione sul campo e della cooperazione tra i tre governi interessati – ha commentato Tara Stoinski, presidente, ceo e direttore scientifico del Dian Fossey gorilla fund -. I gorilla di montagna sono una delle specie più protette del pianeta e oggi vediamo come lo sforzo concertato di più parti interessate possa invertire una situazione apparentemente senza speranza”.
Many congrats to all governments and conservation organizations involved in protecting the Bwindi population and assisting with the latest census, which shows the mountain gorilla population to have increased to a record high of 1,063.
https://t.co/7Eprxy7JtQ— Dian Fossey Gorilla Fund (@SavingGorillas) 16 dicembre 2019
Per censire i primati, dodici squadre di ricercatori si sono accampate in diverse parti della foresta per due settimane alla volta e hanno percorso determinate aree di ricognizione nei 340 chilometri quadrati di foresta transfrontaliera protetta esaminati, alla ricerca di segni della presenza dei gorilla. Scienziati e volontari hanno cercato in particolare i siti di nidificazione, per raccogliere campioni fecali per effettuare analisi genetiche in grado di fornire una chiara identificazione dei gorilla. Il conteggio è stato effettuato da marzo a maggio 2018 ed è stato ripetuto da ottobre a dicembre dello stesso anno, per essere certi che nessun gorilla fosse passato inosservato.
Nonostante l’incremento delle popolazioni i gorilla di montagna sono ancora a rischio, esposti a potenziali pericoli come i cambiamenti climatici, le malattie e la frammentazione degli habitat. È pertanto necessario mantenere alta la guardia e continuare a vigilare su questi grandi e pacifici animali. “I gorilla di montagna rimangono una specie dipendente dalla conservazione e devono essere continuamente protetti”, ha spiegato Tara Stoinski.
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