Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.
Perché il delta del Po deve diventare parco nazionale
Il delta del Po è un’area unica al mondo, corridoio ecologico per decine di specie d’uccelli, habitat fondamentale per anfibi, rettili, mammiferi.
È una delle zone deltizie più importanti ed uniche di tutta Europa. Qui nidificano più di 300 specie di uccelli, mentre è un’importante area di sosta per diverse specie migratorie. È possibile osservare aironi cenerini, cavalieri d’Italia, cormorani, pellicani e molti altri. Le aree umide ospitano decine di specie di mammiferi, rettili e anfibi. Tra quest’ultimi, tre sono specie endemiche, ovvero caratteristiche di questo territorio: il tritone crestato italiano, la raganella italiana e la rarissima rana di Lataste. “11 zone umide di importanza internazionale, 34 zone protette europee di cui 18 Siti di interesse comunitario e 16 Zone di protezione speciale, una grande Iba (Important Bird Area) individuate proprio per il rilievo dell’avifauna ospitata e dei suoi habitat, quasi 200 mila uccelli svernanti osservati ogni anno, con 30 specie presenti in numeri che superano la soglia nazionale e 12 specie che superano quella internazionale”, questi i numeri del Delta del Po, citati da Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu, la più importante associazione italiana per la difesa degli uccelli.
Un patrimonio naturalistico immenso, che si trova ad essere diviso in due. Due enti, due Regioni, due Parchi regionali, due rive dello stesso fiume. Da più di vent’anni si parla di istituire un parco nazionale, che vada al di là degli interessi regionali, e che punti invece a valorizzare ulteriormente questa area naturalistica unica. Sia in termini ambientali, culturali, economici e turistici. “Il parco regionale del Delta del Po in Emilia Romagna e il suo omologo nella regione Veneto sono due strutture importanti, due enti che fanno tanto per la salvaguardia della natura”, spiega Mamone Capria. “Ovviamente le strategie di tutela della biodiversità vengono attuate in autonomia in ciascuna regione e questo non favorisce un disegno unitario dei progetti e delle iniziative necessarie per una migliore protezione di questo sito straordinario”. Il Delta del Po infatti è un’unica, particolarissima terra.
Il delta del Po è già una Mab
Tanto più che il delta del Po è dal 2013 stato dichiarato Riserva della biosfera dal programma Mab (Man and biosphere) dell’Unesco, nato negli anni Settanta allo scopo di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente e ridurre la perdita di biodiversità. La riserva deve così garantire due cose. La funzione di conservazione della natura, intesa come conservazione degli habitat e degli ecosistemi presenti, delle specie e della diversità genetica. Ma anche la funzione di sviluppo delle comunità locali, in un’ottica di sviluppo sostenibile e una di supporto alla ricerca e alla formazione che vada al di là dei confini territoriali.
Le aree umide. Scrigni di biodiversità, regolatrici del clima
Le zone umide come il delta del Po sono tra gli ecosistemi più produttivi al mondo, al pari delle foreste tropicali e delle barriere coralline. La loro importanza è sancita dall’Onu. Al loro interno vivono e sopravvivono microbi, pesci, rettili, anfibi, uccelli e mammiferi grazie a delicate interazioni, in equilibrio tra di loro. Non sono solo la base per le catene alimentari, ma ricoprono un ruolo fondamentale nel mantenere elevata la qualità dell’acqua e nel catturare grandi quantità di carbonio e gas ad effetto serra. In ogni angolo del pianeta sono ovviamente diversissime tra loro, ma fondamentalmente simili per il loro valore ecologico.
La richiesta della Lipu
È in quest’ottica che la Lipu (Lega italiana protezione uccelli), in occasione dell’Assemblea nazionale di Comacchio, rilancia l’appello: l’area del Delta del Po diventi Parco nazionale. “L’idea di creare un unico parco ‘nazionale’ servirà proprio per rafforzare le politiche di valorizzazione della biodiversità; avere un’unica regia per proteggere un luogo straordinario per ricchezza di specie e di habitat naturali”, sottolinea Mamone Capria. “L’inserimento del Delta del Po nel quadro dei parchi nazionali italiani favorirebbe giuridicamente una maggiore tutela dell’area protetta e aumenterebbe l’opportunità di aumentare le risorse a disposizione del sito naturalistico. La nascita di un nuovo parco nazionale avverrebbe con la concertazione delle due Regioni che avrebbero un ruolo propositivo ancora più accentuato e di grande valenza promozionale. Mi preme ricordare che i due parchi regionali stanno lavorando molto bene e con diversi progetti di sensibilizzazione, protezione e rilancio dei rispettivi siti naturalistici”.
Immagine di copertina “Volpoche in volo” © Daniele Soncin
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