La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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DiCaprio si allea con il presidente del Messico e il miliardario Carlos Slim per vietare temporaneamente l’uso di reti da pesca per proteggere il cetaceo più raro del mondo, la vaquita.
Per la vaquita (Phocoena sinus), forse, c’è ancora una flebile speranza. Si stima che appena trenta esemplari separino questo minuto cetaceo, il più piccolo e minacciato del pianeta, dall’estinzione. La vaquita, termine che in spagnolo significa “piccola mucca”, è una focena, un mammifero marino simile ad un delfino, che vive solo in un’area ristretta nella parte settentrionale del Golfo della California, in Messico. Questa specie, scoperta solo negli anni Cinquanta del secolo scorso, è stata sterminata delle cosiddette “catture accidentali”. Si ritiene che ogni anno tra i 40 e gli 80 individui anneghino intrappolati nelle reti da pesca. Per tentare di salvare la specie è intervenuto Leonardo DiCaprio, attore dalla spiccata coscienza ambientalista, che ha stretto un accordo con governo del Messico e la Fondazione Carlos Slim per la salvaguardia della vaquita.
Il piano di conservazione, siglato la scorsa settimana da DiCaprio, il presidente messicano Enrique Peña Nieto e il miliardario Carlos Slim, prevede un divieto temporaneo sull’utilizzo delle reti da posta, ovvero quelle lunghe reti che vengono lasciate in mare finché le prede non vi rimangono impigliate, e che rappresentano la principale causa di morte per la vaquita. L’accordo prevede inoltre il recupero delle numerose reti abbandonate in mare e l’adozione di nuovi strumenti per consentire alle comunità locali di pescare in maniera sostenibile.
La Fondazione Carlos Slim e la Fondazione Leonardo DiCaprio si impegnano a stanziare fondi per progetti di sviluppo locale e per offrire opzioni alternative alla pesca. Per contrastare ulteriormente le attività di pesca illegali, l’accordo prevede anche un divieto di pesca notturna e controlli più rigidi per regolare l’ingresso e l’uscita dalla riserva della vaquita. Questa iniziativa, secondo Leonardo DiCaprio, rappresenta “un passo fondamentale per tutelare il Golfo della California e assicurare un futuro alla vaquita”.
Honored to work w/ President Nieto (@EPN) & Carlos Slim to ensure the future viability of marine life in the Gulf. https://t.co/QxRoL08Nd8
— Leonardo DiCaprio (@LeoDiCaprio) 7 giugno 2017
La vaquita si trova semplicemente nel posto “sbagliato”, condivide infatti l’habitat con i totoaba (Totoaba macdonaldi), pesci la cui vescica natatoria è molto richiesta sul mercato nero ed è particolarmente apprezzata dai cuochi asiatici pronti a pagare anche 10mila dollari (circa 8mila euro) per una singola vescica che la medicina tradizionale cinese ritiene dotata di capacità curative. Secondo un rapporto stilato dal Comitato internazionale per il recupero della vaquita, dal 2011 al 2016 la popolazione di questi animali è crollata del 90 per cento, contribuendo a conferire alla specie il poco ambito soprannome di “panda dei mari”.
Il Messico ritiene fondamentale la propria ricchissima varietà biologica, non a caso lo scorso dicembre il Paese ha ospitato la Cop 13, la tredicesima conferenza delle parti dedicata alla biodiversità, in occasione della quale ha annunciato l’istituzione di quattro nuove riserve protette per un totale di 91 milioni di ettari. “Il Messico è consapevole della propria responsabilità essendo uno dei paesi con la maggiore biodiversità al mondo – ha dichiarato Peña Nieto. – Ecco perché abbiamo intrapreso uno storico sforzo per evitare l’estinzione di una specie unica e per proteggere preziosi ecosistemi”.
Il recente accordo non è l’unica strategia intrapresa dallo stato centroamericano per proteggere i rari cetacei, nel 2016 è stato lanciato infatti un piano basato sull’uso di droni, l’abolizione delle reti e la cooperazione internazionale. Lo scorso gennaio il ministero dell’Ambiente e delle risorse naturali del Messico (Semarnat) aveva invece annunciato un piano di emergenza per salvare la vaquita dall’estinzione, catturando gli individui superstiti per poi spostarli in un santuario marino protetto.
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