Drogata e stuprata per anni, Gisèle Pelicot ha trasformato il processo sulle violenze che ha subìto in un j’accuse “a una società machista e patriarcale che banalizza lo stupro”.
Donald Trump fa sul serio. Oggi la firma per il muro alla frontiera col Messico
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la firma di un decreto presidenziale per la costruzione della barriera al confine con il Messico.
Il muro tra Messico e Stati Uniti, promesso dal neo-presidente Donald Trump nel corso della campagna elettorale, si farà. A confermarlo è stato lo stesso miliardario americano, affidando come di consueto l’annuncio al social network Twitter: “Domani (oggi, ndr) sarà un grande giorno per la sicurezza nazionale. Tra le altre cose, costruiremo il muro”, ha dichiarato.
https://www.youtube.com/watch?v=cBW8mTHDgvk
Vertice con una delegazione messicana sul Nafta
Proprio oggi è previsto un incontro tra l’amministrazione americana e una delegazione inviata dal presidente del Messico Enrique Peña Nieto. Si discuterà del trattato di libero scambio Nafta (North American Free Trade Agreement) contro il quale la Casa Bianca si è scagliata fin dalle prime ore dall’insediamento di Trump. Non è escluso però che anche la questione del muro venga affrontata. Nieto avrebbe indicato infatti ai propri delegati – il ministro degli Esteri Luis Videgaray e quello dell’Economia, Ildefonso Guajardo – di rimanere aperti alla trattativa, ma di non accettare compromessi sui diritti umani dei migranti e sulla libertà dei messicani presenti negli Usa di inviare denaro alle proprie famiglie in Messico.
Big day planned on NATIONAL SECURITY tomorrow. Among many other things, we will build the wall!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 25 gennaio 2017
Ma non è tutto. Questo mercoledì 25 gennaio potrebbe essere ricordato anche per la firma di altri decreti presidenziali, uno dei quali è volto a limitare l’ingresso di cittadini provenienti dalla Siria. Il che significherà colpire non solo migranti “economici”, come nel caso dei messicani, ma anche i profughi che fuggono disperati dalla guerra.
Donald Trump chiude le frontiere anche a chi fugge dalla guerra
Washington, in altre parole, sembra decisa a non fare sconti a nessuno: non a caso, un’ordinanza dovrebbe restringere fortemente anche la concessione di permessi di soggiorno per coloro che arrivano da Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen, secondo quanto riferito martedì dall’entourage del presidente. Trump e Jeff Sessions, designato per il posto di ministro della Giustizia, hanno dichiarato infatti in questo senso che l’obiettivo è di concentrare l’attenzione sui paesi i cui cittadini possono rappresentare una minaccia, oltreché sugli individui che presentano una “particolare obbedienza religiosa”.
Per questo durante la campagna elettorale il nuovo presidente degli Stati Uniti ha lanciato perfino la proposta di introdurre un database con l’obiettivo di schedare tutti i musulmani americani. Proposta giudicata in ogni caso difficilmente realizzabile, se si considera che appare estremamente difficile creare una lista su basi geografiche o etniche.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
I ribelli che hanno preso il potere in Siria stanno smantellando la produzione di captagon, la droga che arricchiva il regime di Assad.
Il 15 dicembre una petroliera russa si è spezzata a metà e un’altra è rimasta incagliata, riversando combustibile nello stretto di Kerch.
Nel campo profughi di Burj al-Barajneh, le donne palestinesi preparano pasti e distribuiscono aiuti alle persone in difficoltà nella città di Beirut.
Israele ha approfittato della caduta di Assad in Siria per espandere la sua occupazione del Golan, altopiano dove è presente illegalmente dal 1967.
Un’offensiva dei ribelli in Siria ha rovesciato nel giro di 11 giorni il regime di Assad. Ora si cerca una transizione pacifica del potere.
La scarcerazione di Narges Mohammadi è avvenuta per motivi di salute e durerà tre settimane. Cresce la pressione sul regime dell’Iran per renderla definitiva.
Migliaia di persone sono scese in strada contro la decisione del governo di sospendere i negoziati per l’adesione all’Unione europea fino al 2028. Violenta la reazione delle forze dell’ordine. La presidente della Georgia rifiuta di lasciare il mandato finché non verranno indette nuove elezioni.
Il 28 novembre a Nuuk è atterrato il primo volo diretto internazionale. Un evento storico che ha acceso un dibattito sui rischi del turismo di massa.