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Per la prima volta, i ricercatori del Cesisp dell’università di Milano-Bicocca hanno dato i voti alle nostre città in materia di economia circolare.
Negli ultimi mesi, sembra proprio che la città di Milano stia sbaragliando la concorrenza su tanti fronti. Per la prima volta nella storia è al vertice della classifica sulla qualità della vita stilata dal Sole24Ore, per il quinto anno consecutivo è la migliore smart city italiana secondo ICity Rate 2018, ha vinto il Wallpaper design award che premia l’avanguardia del design, dell’architettura e dell’arte. Certo, ha conquistato primati anche molto meno lodevoli, come quello per il consumo di suolo attestato dall’Ispra.
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Ora però ne arriva un altro, stavolta indiscutibilmente positivo: Milano è la città del Belpaese che mette in pratica nel migliore dei modi i principi dell’economia circolare, seguita da Firenze e Torino. A testimoniarlo è uno studio condotto dal Cesisp, il Centro di Economia e regolazione dei servizi, dell’industria e del settore pubblico dell’Università di Milano-Bicocca. I risultati sono stati presentati al congresso annuale, che si è tenuto lunedì 20 maggio nelle aule dell’ateneo.
“Riteniamo che l’economia circolare sia soprattutto una sfida glocal, che parte dai comportamenti quotidiani delle collettività urbane”, scrivono gli studiosi nella loro presentazione. Di qui l’idea di dare un voto alle nostre città; un’intuizione di sicuro affascinante, ma non certo immediata da mettere in pratica. Non stupisce, dunque, che la classifica sia soltanto il punto d’arrivo di un percorso di ricerca piuttosto complesso.
Come prima cosa, i ricercatori del Cesisp hanno suddiviso il mondo dell’economia circolare in cinque grandi aree e per ciascuna di esse hanno scelto una serie di indicatori da misurare in modo oggettivo, assegnando un punteggio da 1 a 5. La media dei venti indicatori corrisponde al punteggio finale.
Presentata oggi in Milano-Bicocca la prima classifica delle città più performanti sul piano della #sostenibilità e della #circulareconomy, a cura del Cesisp. Milano in testa, seguita da Firenze e Torino. Comunicato stampa ? https://t.co/sK2df1oUcU pic.twitter.com/bz5PbOo3Pk
— Milano-Bicocca (@unimib) 20 maggio 2019
Se il punto di partenza sono i cosiddetti input sostenibili (quota di efficienza energetica e produzione di energia da fotovoltaico, numero di auto elettriche e ibride in circolazione e di colonnine di ricarica, densità di aree verdi), il secondo pilastro è molto meno “tecnico” e molto più “sociale”. Sotto la definizione-ombrello di livello di condivisione sociale infatti gli studiosi hanno scandagliato la quota di volontari sul totale della popolazione, il numero di orti urbani e la quantità di case vuote.
Mettere in pratica l’economia circolare significa anche trovare nuovi modelli di business per offrire prodotti sotto forma di servizi, puntando sul trasporto pubblico, sulle piste ciclabili e sul car sharing. Il quarto pilastro è rappresentato dalle soluzioni per la cosiddetta end of life dei prodotti: seconda mano, depurazione dell’acqua, gestione dei rifiuti e percentuale di raccolta differenziata. Infine, le misure per estendere la vita utile di beni e servizi: spesa dell’amministrazione per gli interventi di manutenzione, uso efficiente del suolo, efficienza della rete idrica e politiche di responsabilizzazione dei cittadini.
Dieci i centri italiani che sono passati sotto la lente del Cesisp, cioè tutti quelli con più di trecentomila abitanti. Il podio spetta a Milano, Firenze e Torino, ma non mancano alcune sorprese. Roma per esempio “vince” nel campo degli input sostenibili, anche in virtù del suo territorio molto esteso e dei bassi consumi di energia in rapporto al pil urbano. Genova si spartisce con il capoluogo lombardo il primato sull’estensione della vita utile delle risorse, mentre Firenze primeggia in termini di volontariato.
A guardarla più da vicino, si nota che la medaglia d’oro di Milano è fatta di luci e ombre. E tra queste ultime si possono annoverare soprattutto il fotovoltaico e la presenza di aree verdi, ancora ben al di sotto delle aspettative. È proprio su questi fronti che – suggeriscono i ricercatori – l’amministrazione dovrebbe intervenire con decisione, anche sfruttando enormi opportunità come le tecnologie digitali, da mettere al servizio dell’autoproduzione e della condivisione di cibo, e la riqualificazione degli scali ferroviari, destinata a cambiare volto al tessuto urbano.
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