Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
L’Enea sui cambiamenti climatici. Stiamo andando incontro ad un cambiamento radicale
Gli ultimi avvertimenti da parte della comunità scientifica sull’aumento delle emissioni e sugli effetti di queste sui cambiamenti climatici, stanno finalmente avendo effetto, sia sull’opinione pubblica che sulla politica. Ma ci troviamo di fronte ad una moneta a due facce, diametralmente opposte: se agiremo ora, potremmo tornare a livelli e condizioni climatiche migliori di oggi.
Gli ultimi avvertimenti da parte della comunità scientifica sull’aumento delle emissioni e sugli effetti di queste sui cambiamenti climatici, stanno finalmente avendo effetto, sia sull’opinione pubblica che sulla politica. Ma ci troviamo di fronte ad una moneta a due facce, diametralmente opposte: se agiremo ora, potremmo tornare a livelli e condizioni climatiche migliori di oggi. Se però non ridurremo drasticamente le emissioni, potremmo arrivare ad aumenti delle temperature di 7/8 gradi centigradi.
La conferma viene dal dottor Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio di modellistica climatica dell’Enea.
Partiamo dall’ultimo dato di fatto, ci siamo giocati le 400 ppm per milione. Cosa significa?
La Wmo (Organizzazione meteorologica mondiale) ha diramato i dati raccolti a livello globale all’interno dalla rete di monitoraggio della CO2, tra i quali anche quelli della stazione italiana a Lampedusa. E l’ha fatto a pochi giorni dall’inizio della Cop 22 non a caso. Questo perché se abbiamo già grosse difficoltà a stabilizzare le emissioni, pensate a cosa può significare ridurle per poter tornare sotto le 400 ppm. Significa che anche se ci mettessimo in questo preciso istante a tagliare drasticamente la CO2, prima di vedere una riduzione passerebbero decine e decine di anni.
D’altronde il 2016 ha registrato l’ennesimo record di temperatura. È l’anno più caldo mai registrato.
Dal 2000 ad oggi è un rincorrersi di record. La temperatura sta aumentando di pari passo all’aumento della concentrazione di CO2. Ciò che preoccupa è che questo è stato un anno di temperature eccezionali. Siamo già ad un grado in più rispetto all’epoca preindustriale (0,87 per la precisione, ndr).
Perché allora si è scelto il limite dei 2 gradi centigradi, come soglia di sicurezza. Cos’è una sorta di compromesso?
In qualche modo sì. Quello che dicono i modelli climatici è che salendo fino ai 2 gradi c’è ancora la possibilità di non raggiungere il famoso “tipping point” (punto di non ritorno). Ovvero nei sistemi climatici ci sono tutta una serie di feedback che, se esasperati, portano il clima ad un livello di cambiamento nel quale non ci sarà più la possibilità di tornare a quello che conoscevamo prima.
Un esempio di feedback può essere lo scioglimento della calotta polare?
Certamente. Una volta che si sarà sciolta definitivamente, avremo un effetto di riscaldamento decisamente maggiore. Non avendo più una superficie bianca a riflettere i raggi del sole, il mare assorbirà ancora più calore. Ciò significa che l’anno successivo, per tornare ad avere la calotta polare, si dovrà sottrarre molto più calore di quello che si aveva bisogno con lo strato di ghiaccio. Vien da sé che prima di ricostituire la calotta polare avremo bisogno di condizioni che non esisteranno più.
Un quadro desolante.
Se arriveremo a quel punto, non basterà più tornare indietro ai livelli, ad esempio, degli ultimi 20 anni. Finiremo comunque in un’altra situazione. Per questo non dobbiamo superare quel livello. Ciò significa che non dovremmo superare le 450 ppm.
Qualche anno fa si parlava di un livello di sicurezza di 350 ppm, oggi si parla di 450 ppm. Abbiamo alzato l’asticella?
L’avvertimento da parte degli scienziati va avanti da 20 anni, ormai. L’asticella viene alzata perché a 400 ormai ci siamo già arrivati. Se lei mi chiede se possiamo arrivare ai 500 e più io le posso rispondere che la Terra è in grado di sopportare queste concentrazione, ma è l’uomo che non è in grado di gestire le situazioni climatiche estreme previste. In questo caso è la politica che ha alzato l’asticella. L’idea di aver superato le 400 ppm non è di per sé incoraggiante.
Cosa dobbiamo fare quindi?
Non abbiamo più molto tempo. Non sta accedendo nulla che non fosse già abbondantemente previsto. Ora è tutto nelle mani della politica. Dobbiamo ridurre in maniera drastica le emissioni di CO2. La cosa tragica è che in questi ultimi anni stiamo seguendo le traiettorie di emissioni peggiori. In questo momento stiamo parlando di 6-7 gradi in più. Se continuiamo di questo passo siamo destinati a vivere in un mondo diverso da come lo conosciamo oggi.
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