La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
La finanza svizzera non è ancora pronta alla sfida del clima
In Svizzera assicurazioni e fondi pensione si sono sottoposti a un test sulla compatibilità ambientale dei loro portafogli. I risultati però sono deludenti.
Sulla scia dell’Accordo di Parigi, è bene che fondi pensione e compagnie di assicurazione verifichino la compatibilità ambientale dei loro portafogli. L’invito, rivolto a tutti gli operatori in Svizzera, arriva dall’Ufficio Federale per l’Ambiente (Foen) e dal Segretariato di Stato per la Finanza Internazionale (Sif). La sfida è stata accettata, ma i risultati dimostrano che c’è ancora parecchio da lavorare per costruire una finanza che contribuisca alla lotta ai cambiamenti climatici.
Svizzera, bocciati fondi pensione e assicurazioni
La Svizzera ha ratificato l’Accordo di Parigi il 6 ottobre 2017. Anche ai flussi finanziari è richiesto di adeguarsi al macro-obiettivo di limitare il riscaldamento globale ai 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali. Per questo, ad aprile 2017 le autorità elvetiche hanno invitato tutti i fondi pensione e le compagnie di assicurazione a sottoporsi a un test volontario, gratuito e anonimo. Sulla partecipazione, nulla da eccepire: 79 soggetti, che insieme gestiscono circa due terzi degli asset complessivi, si sono sottoposti al vaglio dell’organismo indipendente 2° Investing Initiative. Sorvegliati speciali, gli investimenti nei settori più critici: combustibili fossili, energia elettrica, trasporti e siderurgia.
Se la collaborazione è stata buona, non si può dire altrettanto delle performance. Se si va avanti così, in media gli investimenti risultano allineati con un aumento delle temperature globali di 4-6 gradi centigradi. Su questo fronte, dunque, la finanza svizzera si rivela tutto sommato allineata allo scenario globale. Ci sono però grosse differenze tra caso e caso, con alcuni portafogli all’avanguardia e altri molto in ritardo. Sugli investimenti in energie rinnovabili, inoltre, assicurazioni e fondi pensione in Svizzera si rivelano ancora parecchio indietro.
.@foenCH study finds need for Swiss fin. market actors to develop climate strategies in response to #ParisAgreement. https://t.co/SU2xbcpVMd pic.twitter.com/B5zygtuhco
— SSF (@SwissSustFin) 23 ottobre 2017
Come tutelarsi dai rischi finanziari dei cambiamenti climatici
Questi test servono sia da banco di prova, sia da stimolo per il futuro. Da un lato, infatti, orientare i propri investimenti verso alternative più pulite significa contribuire a ridurre le emissioni di gas serra, preservando la salute del Pianeta e delle persone. Dall’altro lato, per gli operatori finanziari, significa tutelare anche se stessi. L’economia ha ormai intrapreso una decisa transizione verso un futuro a basso impatto. Le aziende che restano ancorate a un modello di sviluppo superato rischiano, poi, di trovarsi clamorosamente impreparate. Ciò significa che dovranno in futuro rivoluzionare i loro modelli e i loro piani di investimenti e che il valore di alcuni loro beni rischia di crollare (in gergo si parla di stranded assets), trascinando con sé anche gli investitori.
Proprio per scongiurare quest’eventualità, riconoscendo i rischi alla fonte e preservando la stabilità dei mercati globali, la Task Force on Climate-Related Financial Disclosures, istituita nel 2015 dal Financial Stability Board del G20, ha pubblicato una serie di raccomandazioni per la rendicontazione dei rischi finanziari legati ai cambiamenti climatici. Una delle richieste rivolte agli operatori finanziari di tutto il mondo è proprio quella di fare delle proiezioni su diversi scenari, incluso quello di un aumento di 2 gradi centigradi delle temperature medie. Ed è proprio in questo quadro che si inseriscono i test condotti in Svizzera. L’auspicio, ora, è che queste performance altalenanti rappresentino il momento zero di un percorso di evoluzione, reale e coraggiosa.
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