Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
Fondi per il clima, la Francia organizza un summit post-Cop 23. E snobba Donald Trump
Sul nodo dei fondi per il clima, la Cop 23 potrebbe non portare grandi avanzamenti. La Francia lancia il One Planet Summit: “Donald Trump non è invitato”.
È molto probabile che al termine della Cop 23 di Bonn una delle questioni centrali per la lotta ai cambiamenti climatici non risulterà risolta. Si tratta del nodo dei finanziamenti necessari per le politiche di mitigazione, adattamento e “indennizzo” per i paesi più vulnerabili (“loss and damage”). Ovvero gli ormai famosi 100 miliardi di dollari all’anno che furono promessi per la prima volta ormai quasi dieci anni fa (alla Cop di Copenaghen, nel 2009). E che il mondo appare ancora estremamente lontano dal riuscire a mettere insieme. Soprattutto in ragione del fatto che dovrebbero essere soprattutto le nazioni più povere a beneficiare di tali somme e quelle ricche ad effettuare gli stanziamenti.
Siamo ancora molto lontani dalle cifre promesse
Un rapporto pubblicato dall’Ocse nell’ottobre del 2016 indicava in 58 miliardi la cifra finora raggiunta. “Ma si tratta probabilmente di un dato gonfiato, nel quale è stato inserito un po’ tutto (finanziamenti pubblici, fondi privati, donazioni e anche prestiti). Inoltre, ciascun governo sceglie autonomamente come fare la propria contabilità…”, ha osservato Armelle Le Comte, della ong Oxfam, al quotidiano francese La Croix.
Senza dimenticare un altro aspetto fondamentale, ovvero la scelta di come utilizzare questa mole di denaro (ammesso che sia stata realmente stanziata): “Finora solamente il 16 per cento dei finanziamenti va ai programmi di adattamento. I paesi ricchi preferiscono finanziare la mitigazione, che è più redditizia. E investire in nazioni intermedie o emergenti, perché considerate più solvibili”. In altre parole, “costruire una diga in Bangladesh non fa guadagnare abbastanza”. E pazienza se le coste della nazione asiatica verranno inondate a causa dei cambiamenti climatici, causati soprattutto dai paesi più industrializzati.
Il “One Planet Summit” a due anni dall’Accordo di Parigi
Per tentare di mobilitare non solo i governi, ma anche (e soprattutto) il mondo della finanza, la Francia ha deciso di organizzare una nuova conferenza mondiale. Battezzata “One Planet Summit”, la riunione si terrà il 12 dicembre nella capitale transalpina, a due anni esatti dall’approvazione dell’Accordo di Parigi del 2015. L’iniziativa è stata presentata nel secondo giorno di lavori della Cop 23 di Bonn, in Germania: “Si tratterà di un evento-chiave per rendere più green la finanza e per accelerare gli stanziamenti pubblici e privati”, ha affermato Aurelien Chevalier, consigliere diplomatico del presidente francese Emmanuel Macron.
“Non vogliamo organizzare un summit di discussioni, ma una riunione operativa, con l’obiettivo di stringere accordi tra tutti gli attori, comprese le ong e il mondo della ricerca”, ha aggiunto un altro rappresentante dell’Eliseo. L’evento si terrà in due tempi: nel corso della mattinata saranno organizzate quattro tavole rotonde: la prima sarà animata dal ministro degli Esteri Jean-Yves le Drian, la seconda dal ministro dell’Economia Bruno Le Maire, la terza dal sindaco di Parigi Anne Hidalgo e l’ultima dal ministro della Transizione ecologica Nicolas Hulot.
Strappo diplomatico della Francia in piena Cop 23: “Donald Trump non è invitato”
Il pomeriggio sarà dedicato invece al “dialogo di alto livello tra capi di Stato”. Ed è qui che la Francia ha deciso di operare un autentico strappo diplomatico: tra le circa cento nazioni che sono state invitate a partecipare non figurano gli Stati Uniti. Donald Trump, dunque, sarà tenuto fuori. “La lista dei partecipanti è stata stabilita di concerto con le Nazioni Unite. Ne fanno parte gli stati impegnati sul fronte dei cambiamenti climatici. Washington ha annunciato di voler uscire dall’Accordo di Parigi, per cui Trump non è stato invitato”, ha affermato Chevalier. L’Eliseo ha tuttavia precisato che alcuni rappresentanti dell’amministrazione americana potrebbero essere aggiunti all’ultimo momento, dopo la fine della Cop 23 (probabilmente, in funzione di come essa andrà). Ma è difficile che ciò possa bastare a ricucire con Washington.
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