La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Fintech, cos’è la rivoluzione della finanza e come aiuta lo sviluppo sostenibile
Fintech. Una parola che magari, ai non addetti ai lavori, non dirà molto. In realtà, però, questo termine altro non è che un ombrello che racchiude una miriade di fenomeni destinati a cambiare completamente volto al mondo dell’economia e della finanza, così come l’abbiamo sempre conosciuto. Cosa ancora più interessante, è in grado di dare
Fintech. Una parola che magari, ai non addetti ai lavori, non dirà molto. In realtà, però, questo termine altro non è che un ombrello che racchiude una miriade di fenomeni destinati a cambiare completamente volto al mondo dell’economia e della finanza, così come l’abbiamo sempre conosciuto. Cosa ancora più interessante, è in grado di dare una spinta fondamentale a uno sviluppo più sostenibile, giusto ed equo.
Cos’è il fintech: una definizione
“Fin” come finanza, “tech” come tecnologia. Il fintech è la digitalizzazione del sistema bancario e finanziario, che consente di fornire, tramite internet, servizi finanziari vecchi e nuovi. Un grande calderone in cui ci sono strumenti che prima o poi abbiamo sperimentato tutti, come l’home banking e i sistemi di pagamento elettronico. Ma anche esperimenti più pionieristici: i servizi di analisi dei dati sempre più avanzati, il mobile payment, i prestiti peer-to-peer, le valute virtuali (la più celebre è il bitcoin), il crowdfunding.
Come cambiano banche, assicurazioni, pagamenti
Rispetto al passato, si amplia a dismisura il numero di aziende, imprenditori e startup che possono dire la loro, sviluppando un’idea innovativa e facendola conoscere al grande pubblico. Tutte queste realtà, però, hanno qualcosa in comune: fanno leva sulle nuove tecnologie, e sulla diffusione pervasiva di internet, per snellire i tradizionali processi bancari e offrire servizi nuovi, più veloci, dinamici e personalizzati. Le persone, d’altra parte, sono ormai abituate a piattaforme come Facebook, Amazon e Google, in cui il cliente è al centro. Ciò significa che si aspettano lo stesso approccio anche quando hanno bisogno di un prestito, devono fare un pagamento o stipulare un’assicurazione.
Quanto vale il fintech in Europa e nel mondo
L’evoluzione, com’è facile immaginare, è rapidissima. PricewaterhouseCoopers ha provato a scattarne una fotografia, con un report pubblicato nel mese di marzo del 2016. Le startup del fintech – si legge – hanno rastrellato ben 12 miliardi di dollari di finanziamenti nel 2016, una cifra più che raddoppiata rispetto all’anno precedente. Le istituzioni finanziarie tradizionali, di fronte a questo boom, tremano. La stragrande maggioranza degli oltre 500 addetti ai lavori interpellati da PwC ritiene che il settore di banche e pagamenti pagherà a caro prezzo le conseguenze di quest’innovazione dirompente. Dall’altro lato, ci sono tante opportunità da cogliere. Per un istituto finanziario, scoprire le nuove tecnologie significa ridurre i costi, ampliare e diversificare la gamma di prodotti da offrire ai clienti, essere più vicini alle loro esigenze (e, quindi, assicurarsi la loro fedeltà) e, magari, anche incassare di più.
Il digitale al servizio dello sviluppo sostenibile
Ma questa rivoluzione tecnologica può aiutare lo sviluppo sostenibile? Sembra proprio di sì, stando all’Unep, il programma per l’ambiente delle Nazioni Unite. È arrivato il momento – si legge in un recente studio – di allineare il sistema finanziario con la necessità di costruire un sistema più inclusivo e sostenibile. Raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Sdgs) infatti significa garantire l’accesso al credito alle persone più fragili e a basso reddito, raccogliere i capitali necessari per finanziare infrastrutture green, lottare contro la corruzione, integrare considerazioni ambientali e sociali nelle decisioni di investimento e molto altro. Tutto questo ha un costo salato: le stime dicono che ci vorranno, a livello globale, tra i 5 e i 7mila miliardi di dollari l’anno.
È proprio qui che entra in gioco il fintech. Le nuove tecnologie possono permettere l’accesso alle banche anche a quelle comunità isolate e povere che finora ne erano escluse. Possono migliorare la trasparenza, la tracciabilità e la condivisione delle informazioni tra imprese, enti pubblici e cittadini. Possono permettere di analizzare i dati in modo molto più accurato, per costruire un sistema economico e finanziario più sicuro e stabile. Possono abbassare i costi dei servizi per i cittadini. Possono incrementare la concorrenza in mercati in cui, finora, il potere è stato in mano a pochi. Non sarà certo un percorso facile, continua l’Unep. Ma nel mondo si inizia già ad assistere a tante storie positive, di sviluppo e inclusione. Che, se ben indirizzate e sostenute, potrebbero diventare la norma.
Foto in apertura © Peopleimages
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