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Uno studio ha evidenziato come le foglie degli alberi stiano diventando più spesse in relazione all’aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’aria. In questo modo le piante sarebbero meno efficienti nel sequestrare il carbonio dall’atmosfera.
Nonostante siamo a conoscenza degli effetti deleteri del nostro agire, continuiamo a immettere nell’atmosfera un’insostenibile quantità di carbonio e la concentrazione di CO2 ha raggiunto livelli mai visti. Lo scorso ottobre l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) ha certificato la drammaticità della situazione affermando che la concentrazione di CO2 in atmosfera ha raggiunto il valore record di 403,3 ppm nel 2016, il 145 per cento in più dei valori preindustriali, accelerando ulteriormente gli effetti dei cambiamenti climatici. I nostri principali alleati nella lotta ai mutamenti del clima sono gli alberi, grazie al processo della fotosintesi, infatti, riducono la quantità di CO2 presente nell’atmosfera. Un nuovo studio rivela però che, proprio a causa dell’elevata quantità di CO2 nell’atmosfera, la capacità delle piante di sequestrare carbonio sta diminuendo.
Lo studio “Leaf trait acclimation amplifies simulated climate warming in response to elevated carbon dioxide”, condotto da Marlies Kovenock e Abigail Swann, biologhe dell’università di Washington, ha scoperto che in concomitanza con l’aumento dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera la maggior parte delle piante addensa le proprie foglie rendendole più spesse.
Questa risposta fisiologica delle piante che provoca l’inspessimento delle foglie avrebbe gravi ricadute sull’intero pianeta. Limiterebbe infatti la capacità degli alberi di assorbire CO2, esacerbando dunque gli effetti dei cambiamenti climatici, un aspetto questo mai preso in considerazione fino ad oggi nella compilazione dei modelli relativi ai futuri scenari climatici.
“Le piante sono flessibili e rispondono alle diverse condizioni ambientali – ha spiegato Abigail Swann – ma fino ad ora, nessuno aveva provato a quantificare come questo tipo di risposta ai cambiamenti climatici potrebbe alterare l’impatto che le piante hanno sul nostro pianeta”. Secondo le simulazioni effettuate dalle autrici dello studio, pubblicato sulla rivista Global Biogeochemical Cycles, oltre a diminuire la capacità di assorbimento delle piante, le temperature globali potrebbero aumentare da 0,3 a 1,4 gradi Celsius oltre a quanto già previsto dai climatologi.
Alla luce di queste nuove scoperte non si potrà più ignorare il comportamento delle piante se vogliamo comprendere il futuro del clima. “Riteniamo che i modelli climatici globali dovrebbero tenere conto della fisiologia e del comportamento delle piante quando si cerca di prevedere a cosa il clima somiglierà dopo questo secolo”, ha affermato l’autrice principale dello studio, Marlies Kovenock.
Le effettive ragioni per cui le piante sviluppino foglie più spesse quando i livelli di anidride carbonica aumentano nell’atmosfera sono però ancora ignote. Le ricercatrici hanno però abbondantemente documentato questo fenomeno che accomuna numerose specie vegetali, come le piante legnose, le colture come grano, riso e patate e altre piante che fissano il carbonio sotto forma di fotosintesi, che rappresentano circa il 95 per cento delle attività fotosintetica sul pianeta.
Le piante svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi che occupano, modellandoli letteralmente. Senza di loro, infatti, l’atmosfera terrestre non conterrebbe l’ossigeno che respiriamo, per questo lo studio evidenzia la necessità di cercare di comprendere come i cambiamenti della fisiologia vegetale influenzeranno il clima terrestre. “Ora sappiamo che anche alterazioni apparentemente piccole possono avere un impatto globale sul clima – ha affermato Swann – ma abbiamo bisogno di più dati per capire l’evoluzione delle piante. Le persone non sono gli unici organismi in grado di influenzare il clima”.
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