Al mare ne trovava talmente tanta da decidere di farne un museo, degli orrori. L’idea di una guida naturalistica. Lo scopo? Riflettere sulle nostre colpe.
Forum sostenibilità, è ora di mettere al centro l’economia circolare
Il 4 dicembre si è tenuto il Forum sostenibilità, focalizzato sull’economia circolare. Tra i protagonisti c’è Conou, il consorzio che ricicla gli oli usati.
Puntare sull’economia circolare è l’unica opzione che abbiamo a disposizione: il modello di sviluppo lineare (produci, consuma e butta) ha mostrato tutti i suoi limiti e va sostituito con un modello alternativo, che mira a preservare le risorse del nostro Pianeta. Ma a che punto siamo, in Italia, in questo processo di transizione tutt’altro che facile? Questo l’interrogativo chiave del Forum sostenibilità, organizzato a Milano martedì 4 dicembre da 24 Ore Business School in collaborazione con Il Sole 24 Ore.
Il Forum sostenibilità parla di un’Italia che è di esempio al mondo
Il primo panel del Forum sostenibilità serve per fare il punto sulle strategie e normative che regolano il riciclo e l’economia circolare. Su questo versante, ricorda il giornalista Jacopo Giliberto, “l’Italia è tra i primi al mondo”. Un risultato che è figlio anche di una positiva convergenza tra il sistema pubblico e quello imprenditoriale, nata con il decreto Ronchi (Decreto Legislativo 5 Febbraio 1997, n° 22) che ha rivoluzionato la gestione dei rifiuti istituendo il sistema dei consorzi.
Come ricorda il direttore delle politiche industriali di Confindustria Andrea Bianchi, “il concetto di responsabilità estesa del produttore ha comportato un cambiamento di mentalità molto rilevante: fino a quel momento l’industria si preoccupava soltanto di produrre il bene, non certo di smaltirlo”. A vent’anni di distanza, i risultati sono tangibili. “Nel 1998 un imballaggio su tre veniva recuperato, oggi siamo a quattro su cinque. Abbiamo già raggiunto i target europei per il 2025; solo sulla plastica dobbiamo recuperare, ma abbiamo sette anni di tempo per riuscirci”, ha ricordato Giorgio Quagliuolo, presidente di Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi).
Conou, una delle prime (e più riuscite) storie italiane di economia circolare
Fra i protagonisti di questo primo panel del Forum sostenibilità c’è Conou, il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati. “La nostra lunga esperienza ci ha permesso di maturare un know how interessante e qualificato: siamo antesignani dell’economia circolare”, racconta a LifeGate il presidente Paolo Tomasi. “Nel 1940-41, in piena economia di guerra, due regi decreti davano indicazioni su come recuperare l’olio usato e riutilizzarlo. Da allora è iniziata una storia che è andata avanti negli anni, perfezionando sempre più le tecniche di raccolta e trattamento. I nostri impianti ormai ci permettono di ottenere un prodotto che ha caratteristiche equivalenti a quello proveniente dalla raffinazione del greggio”.
Leggi anche: Cos’è il Conou, il consorzio che ricicla gli oli usati e perché è fondamentale per l’ambiente e l’economia
Se in altri ambiti si parla dell’Italia come di un paese in perenne ritardo, sul riciclo degli oli usati abbiamo molto da insegnare. Nel 2017 le imprese del sistema Conou hanno recuperato il 45 per cento del totale immesso al consumo e ne hanno avviato a rigenerazione il 99 per cento, contro una media europea del 55 per cento. Ma non bisogna mai accontentarsi, perché ogni punto guadagnato ha conseguenze ambientali ed economiche enormi. Per questo Conou, in collaborazione con Confindustria, ha avviato un roadshow di formazione rivolto alle imprese, chiamato CircOILeconomy. Se l’olio usato non viene stoccato correttamente, puntualizza Tomasi, rischia infatti di essere contaminato o miscelato con altre sostanze, cosa che rende molto costoso (o addirittura impossibile) il processo di rigenerazione. “La normativa è complessa, ma vogliamo fare in modo che applicarla sia semplice”, chiosa.
Le questioni aperte: dalle discariche ai decreti end of waste
In sintesi, l’Italia ha affrontato con metodo la sfida dell’economia circolare, ma non può ancora dire di averla vinta. A fare il punto sulle questioni aperte è la parlamentare europea Simona Bonafè, che ha preso parte ai lavori per il pacchetto sull’economia circolare approvato dall’Unione a maggio 2018. Innanzitutto, sottolinea, i nostri Comuni si pongono degli obiettivi in termini di raccolta differenziata, ma il riciclo dei rifiuti è uno step successivo che diventa possibile soltanto se esistono impianti adeguati. Uno dei traguardi più sfidanti è quello dell’abbassamento al 10 per cento della quota di rifiuti da conferire in discarica: ad oggi, con il nostro 25 per cento, siamo ancora molto lontani.
Infine, conclude Bonafè, “economia circolare” non significa soltanto recuperare e riciclare i rifiuti, ma anche crearne di meno. Il che presuppone nuovi modelli di business (come la sharing economy) e nuovi processi produttivi che riducano la quota di scarto. Certamente serve un aiuto da parte delle normative: in Italia per moltissimi prodotti (come i tessuti) mancano i decreti end of waste, che stabiliscono per filo e per segno l’iter che porta un rifiuto a cessare di essere definito come tale, per venire considerato nuovamente come prodotto. Serve al tempo stesso un sostegno economico; ma l’Europa, non avendo competenze fiscali, non ha potuto prevedere una fiscalità di vantaggio.
L’economia circolare, secondo Bonafè, è innovazione: lo dimostrano le innumerevoli startup che si stanno mettendo alla prova in questo campo. “Abbiamo già delle eccellenze – conclude –: dobbiamo farle diventare sistema“.
Foto in apertura © Forum sostenibilità
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