
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
Una recente ricerca dell’università di Padova ha messo in evidenza il meccanismo attraverso il quale i Pfas e l’aumento delle temperature interferiscono con l’azione del testosterone e con lo sviluppo maschile, riducendo la fertilità delle nuove generazioni.
Sono più alti. Hanno arti più lunghi. Ma sono meno fertili delle generazioni precedenti. Questo a causa dell’inquinamento ambientale da sostanze chimiche inquinanti. Sono i giovani del terzo millennio, che si trovano a crescere e arrivare all’età adulta in un ambiente progressivamente più inquinato da sostanze pericolose per la salute, esposti attraverso l’alimentazione, le acque e lo stesso contatto. È questa la conclusione a cui è arrivato il gruppo di ricerca del dottor Carlo Foresta, professore di endocrinologia e coordinatore della rete endocrinologica veneta, in collaborazione con il dottor Andrea Di Nisio, il professor Diego Guidolin del dipartimento di neuroscienze dell’università di Padova e il professor Nicola Pozzi della St. Louis University.
“Quello che abbiamo evidenziato con le nostre ricerche sono le valutazioni antropometriche dei giovani, mostrando il cambiamento strutturale che solitamente si ha quando viene a ridursi l’impregnazione androgenica durante la fase adolescenziale”, spiega il dottor Foresta, raggiunto al telefono. Il che si traduce in “una maggiore altezza, una maggiore lunghezza degli arti rispetto al tronco, una riduzione del volume del testicolo, una riduzione della lunghezza del pene e un minor numero di spermatozoi nel liquido seminale”.
La ricerca si proponeva di studiare i meccanismi che possono determinare un’interferenza tra Pfas e controllo ormonale del sistema endocrino-riproduttivo nell’uomo, dimostrando per la prima volta come le sostanze perfluoroalchilanti siano in grado di interferire significativamente con il legame tra il testosterone e il suo recettore, occupando lo stesso sito di legame e riducendone l’attività di oltre il 50 per cento.
La ricerca si poneva anche il quesito non solo di come l’inquinamento ambientale influisca nello sviluppo delle generazioni del terzo milennio, ma anche quale potesse essere la correlazione tra fertilità e l’aumento della temperatura a causa dei cambiamenti climatici. “Il testicolo ha una temperatura di 2°C inferiore rispetto al corpo, perché necessita per la sua funzione di una temperatura più bassa”, continua il professor Foresta. “Abbiamo quindi cercato di capire come la temperatura potesse influenzare negativamente il funzionamento del testicolo, trovando dei recettori temperatura-dipendenti che quando stimolati modificano negativamente la struttura del testicolo”. Non solo nell’adolescenza, ma anche nell’adulto.
Che i Pfas fossero “interferenti endocrini” era un’ipotesi avanzata già da tempo e sostenuta a livello internazionale dalla comunità scientifica. Con questa ricerca si è trovato il meccanismo con il quale queste molecole alterano l’equilibrio e la funzione degli ormoni, interagendo o interferendo con la normale funzione ormonale e portando effetti avversi sulla salute. “Immagini il testosterone come una chiave, mentre il ricettore come una serratura. La serratura viene aperta (attivata, ndr) dalla chiave giusta. Se però la serratura viene riconosciuta anche da una chiave falsa, questa non funziona perché impegnata da una falsa stimolazione”. I Pfas quindi vanno ad “occupare” gli spazi dedicati al testosterone, limitandone di conseguenza l’attività. Segnali sperimentali che chiariscono alcuni meccanismi che potrebbero essere alla base delle condizioni cliniche riscontrate in aree fortemente inquinate.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
Un elenco delle parole che l’amministrazione Trump sta scoraggiando o cancellando da siti e documenti delle agenzie federali, legate al clima e ai diritti.
L’organizzazione della Cop30 nella foresta amazzonica porta con sé varie opere infrastrutturali, tra cui una nuova – contestatissima – autostrada.
L’ex presidente delle Filippine è accusato di crimini contro l’umanità per le migliaia di omicidi extragiudiziali nell’ambito della sua lotta alla droga.
Incidente nel mare del Nord tra una petroliera e una nave cargo: fiamme e fumo a bordo, si teme lo sversamento di combustibile in mare.
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
A23a, l’iceberg più grande del mondo, si è fermato a 80 km dalla Georgia del Sud, dove ha iniziato a disgregarsi.
Una causa intimidatoria per fermare chi lotta per la difesa delle risorse naturali e contro le giganti del petrolio. È quanto sta vivendo Greenpeace per le proteste contro il Dakota access pipeline.
Si è appena conclusa a Roma la seconda parte della Cop16 sulla biodiversità. Tre giorni di negoziati che sembrano portare finalmente al raggiungimento di nuovi obiettivi per la tutela del Pianeta, sperando che non sia troppo tardi.