Un milione di firme per spingere Bruxelles a vietare il glifosato in Europa. Questa volta non si tratta della solita petizione online.
Il glifosato autorizzato per altri 5 anni in Europa, decisiva la Germania
Il glifosato è stato autorizzato per altri cinque anni in Europa. I paesi hanno raggiunto la maggioranza qualificata grazie (o a causa del) al cambio di rotta della Germania.
Alla fine ce l’hanno fatta. I paesi europei riuniti nel Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (Plants, animals, food and feed committee, Paff) hanno raggiunto un accordo e votato per il rinnovo dell’autorizzazione all’utilizzo per altri cinque anni del glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo alla base del Roundup, sintetizzato dalla multinazionale agrochimica Monsanto. La proposta iniziale della Commissione europea prevedeva un rinnovo decennale, cioè fino a tutto il 2027.
I voti positivi sono stati 18, contrari 9 (tra cui Italia e Francia), e un paese solo si è astenuto. La proposta aveva bisogno dell’approvazione del 55 per cento dei 28 stati membri in rappresentanza di almeno il 65 per cento della popolazione.
BM #Hendricks zur Verlängerung der Zulassung von #Glyphosat: „erfolgte ohne meine Zustimmung und entgegen der Absprache mit Bundeslandwirtschaftsminister Christian Schmidt.“ https://t.co/nLkERE2mVK
— BMUB (@bmub) 27 novembre 2017
A pesare in questo senso, dunque, è stato il voto favorevole della Germania che ha permesso che venisse raggiunta la maggioranza qualificata dopo due anni di braccio di ferro. Il voto tedesco, tra l’altro, ha creato divergenze all’interno dello stesso governo di Berlino visto che la ministra dell’Ambiente Barbara Hendricks ha dichiarato su Twitter che il voto “ha avuto luogo senza il mio consenso e in contrasto con l’accordo raggiunto con il ministro dell’Agricoltura Christian Schmidt”.
Leggi anche: El costo humano de los agrotóxicos. Come il glifosato sta uccidendo l’Argentina
Cosa avrebbe voluto il Parlamento europeo sul glifosato
“Il voto dimostra che quando tutti vogliamo, siamo in grado di condividere e accettare la responsabilità collettiva nel processo decisionale”, ha detto il commissario europeo alla Salute Vytenis Andriukaitis.
Today’s vote shows that when we all want and put effort in it, we are able to accept and to share our collective responsibility in decision making.#glyphosate
— Vytenis Andriukaitis (@V_Andriukaitis) 27 novembre 2017
Se da un lato la proposta è andata incontro a quanto chiesto dal parlamento di Strasburgo che aveva votato una risoluzione non vincolante per un rinnovo fino al 2022 (e non fino al 2027), dall’altro nella mozione adottata non c’è l’eliminazione immediata del glifosato per uso domestico – divieto peraltro già in vigore in Italia – come previsto dalla risoluzione. Il ministro italiano dell’Agricoltura, Maurizio Martina, ha dichiarato all’agenzia di stampa Ansa: “Abbiamo votato contro il rinnovo oggi perché siamo convinti che l’utilizzo di questa sostanza vada limitato. L’Italia già adotta disciplinari produttivi che limitano l’uso del glifosato a soglie inferiori del 25 per cento rispetto a quelle definite in Europa al fine di portare il nostro Paese all’utilizzo zero del glifosato entro il 2020”.
I punti della risoluzione del parlamento europeo
- Eliminare ora uso domestico e entro la fine del 2022 quello agricolo
- Le valutazioni dei rischi da parte della Commissione europea devono essere rese pubbliche
- I paesi dell’Ue dovranno votare per il rinnovo della licenza del glifosato domani
Favorevoli e contrari all’autorizzazione quinquennale
Per chi avrebbe voluto un divieto totale e immediato, come Greenepace, “il voto odierno è un regalo alle multinazionali agrochimiche, a scapito di salute e ambiente. Bene comunque il voto contrario dell’Italia che ha dimostrato nuovamente di dare priorità alla tutela delle persone, e non al fatturato di chi produce e commercia il glifosato”, ha dichiarato Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.
Francesca Belpoggi, direttrice del centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni” che fa capo all’Istituto Ramazzini di Bologna, uno degli istituti più competenti sul tema, aveva suggerito di autorizzare l’uso del glifosato per non più di cinque anni perché a quel punto “avremo i risultati del nostro studio a lungo termine” che “chiarirà la sussistenza dei possibili pericoli” e “se le patologie precoci riscontrate siano correlabili a lungo termine a patologie gravi come il cancro” o, “in caso di risultati negativi, di sciogliere tutte le incertezze, le discussioni e le polemiche attorno a questo composto”.
Lo studio a lungo termine, cominciato nel 2015, coinvolge – oltre al Ramazzini – anche l’Istituto dei Tumori di Genova, l’Istituto superiore di sanità, la Mount Sinai school of medicine di New York e la George Washington University.
L’Agenzia per la ricerca sul cancro (International agency for research on cancer, Iarc), che fa capo alle Nazioni Unite, ha definito il glifosato “probabilmente cancerogeno” per gli esseri umani dopo aver riscontrato una correlazione epidemiologica tra l’esposizione al pesticida e il linfoma di non-Hodgkin con “prove convincenti che possa causare il cancro negli animali da laboratorio”.
Ora la Commissione europea dovrà rendere esecutiva la decisione del Paff per regolamentare il glifosato prima del 15 dicembre, quando l’attuale autorizzazione sarà scaduta.
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