Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Cop 25, Greta Thunberg è instancabile e ci invita a restare uniti dietro la scienza
Unite behind science è il titolo della conferenza che si è tenuta oggi alla Cop 25. La presenza di Greta Thunberg ha riempito l’arena, ma a parlare sono stati gli scienziati.
“Well I am telling you there is hope. I have seen it.
But it does not come from governments or corporations.
It comes from the people.”Here’s a small part from my speech today at the #cop25 in Madrid. pic.twitter.com/Dg8pz969yS
— Greta Thunberg (@GretaThunberg) December 11, 2019
“Le nostre voci si sono alzate tante volte in questi mesi, da ogni parte del mondo, quindi è giusto che ora siano le voci della scienza ad essere ascoltate. Vogliamo che le evidenze sulla crisi climatica vengano condivise dai mezzi d’informazione di massa”. Con queste parole l’attivista svedese Greta Thunberg – appena definita Persona dell’anno dal Time – ha aperto martedì 10 dicembre l’evento dal titolo Unite behind science, uniti dietro la scienza, alla conferenza sul clima (Cop 25) in corso fino al 13 dicembre a Madrid, in Spagna. Insieme a lei, la compagna di lotta tedesca Luisa Neubauer. In una arena colma di gente Thunberg e Neubauer hanno dialogato con scienziati, climatologi che guidano istituti come il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) e lo Stockholm environment institute (Sei).
Cosa sarebbe stato questo incontro, fissato ad un orario insolito, molto presto al mattino, senza la potenza mediatica di queste ragazze? Probabilmente nulla. Sarebbe stato l’ennesimo incontro dove pochi giornalisti di settore e addetti ai lavori avrebbero ascoltato per l’ennesima volta i fatti che la scienza sul clima ci pone davanti da decenni.
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Invece no, grazie al lavoro instancabile di queste ragazze, che da un anno e mezzo convincono milioni di ragazze e ragazzi nelle piazze e nelle strade di tutto il mondo grazie agli scioperi per il clima del venerdì, questa arena era piena di professionisti vogliosi di sentire, una volta di più, quanto siamo in ritardo, quanto abbiamo bisogno di compiere scelte coraggiose, di osare per salvare e garantire un futuro agli esseri umani che verranno e a tutte le specie, animali e vegetali, che abitano la Terra.
Ogni giorno, ogni scelta conta
“Siamo a un punto in cui ogni giorno che passa conta, ogni scelta conta. Il nostro ecosistema è fragile, così come lo sono molte popolazioni. La scienza è chiara, trasparente come un cristallo, e per questo non c’è altro da fare che cercare di limitare ogni piccola forma di riscaldamento con ogni scelta possibile”, ha affermato Youba Sokona, vicepresidente dell’Ipcc.
Gli fa eco proprio Thunberg secondo la quale bisogna “essere in grado di trasformare in azioni i numeri che la scienza ci pone davanti. E in questo è fondamentale investire nell’educazione, nell’istruzione per formare i giovani. Ma è importante anche che gli adulti, chi oggi ha il compito di prendere le decisioni, siano in grado di comprendere questi dati”. L’educazione, dunque, come concetto universale.
Clima e diritti umani sono due facce della stessa medaglia
Quando a prendere la parola è Rachel Cleetus, economista della Union of concerned scientists, la discussione vira sul tema dei diritti umani perché “questa è una crisi che si sta verificando qui, ora e a una rapidità tale da esaurirsi nell’arco di una vita”, quella dei giovani che lottano contro la crisi climatica.
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“E questo ha un effetto anche sui diritti umani – continua Cleetus – perché le persone più colpite soffrono sotto diversi punti di vista. Sappiamo come sconfiggere tutto ciò: energia rinnovabile, batterie in grado di stoccare l’elettricità pulita, elettrificazione dei trasporti, infrastrutture che sfruttano tecnologia a basso impatto. Abbiamo la soluzione, ciò che manca è la volontà politica”.
Le parole sono importanti e questa è un’emergenza (climatica)
E se gli attivisti continuano a dire che loro non hanno fatto altro che dire di ascoltare gli scienziati, la comunità scientifica vuole anche riconoscere come il nuovo lessico introdotto dal movimento dei Fridays for future abbia contribuito a portare la discussione su un altro livello: “L’introduzione del termine ‘climate emergency’, emergenza climatica, è stata fondamentale perché gli slogan ‘time is now’, ‘time for action’ non sono sufficienti. Ricordiamoci che il clima è già cambiato”, ha detto William Moomaw, già professore di politica ambientale internazionale presso la scuola Fletcher e tra coloro che hanno dato un contributo principale agli studi dell’Ipcc. “Abbiamo distrutto le foreste, gli oceani che sono in grado di catturare metà della CO2 che ogni anno viene assorbita dalla natura. Dobbiamo ridurre le emissioni, ovviamente, e non dobbiamo solo portarle a zero in modo netto, ma dobbiamo azzerarle, punto”. La cosa più importante di tutti, di nuovo, “è un cambiamento da parte della politica”.
La parola, perché le parole sono importanti, torna di nuovo a Thunberg e Neubauer che lanciano un monito alla società civile, ai cittadini che hanno la fortuna di vivere in democrazia: “Tutti possiamo essere parte della soluzione, non solo come singoli, ma come un movimento in grado di fare pressioni sui potenti. Votare è importante, ma la democrazia è fatta dalle azioni che compiamo ogni giorno”. Non aspettiamo, comodi, il giorno delle elezioni perché possiamo fare la differenza ogni giorno.
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