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Il reportage El costo humano de los agrotóxicos di Pablo Ernesto Piovano sugli effetti dei pesticidi diventa un libro
Il reportage fotografico di Pablo Ernesto Piovano, El costo humano de los agrotóxicos, è ora un libro che dà voce a tutte le persone colpite dai pesticidi omaggiandone la forza, e la vita.
El Costo Humano de los Agrotóxicos (Il costo umano dei pesticidi) è il reportage fotografico di Pablo Ernesto Piovano che ha l’obiettivo di rompere il silenzio sugli effetti dell’uso sempre maggiore dei pesticidi, tra cui il glifosato. Piovano, fotografo argentino, ha viaggiato per tutto il suo paese per documentare gli effetti che hanno queste sostanze chimiche sulle persone. Il risultato è una serie di immagini potenti e toccanti. Ora il suo lavoro si è trasformato in un libro, pubblicato da Kehrer Verlag, uno degli editori di libri fotografici più importanti al mondo.
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Abbiamo parlato con Pablo Ernesto Piovano, che ci ha raccontato la storia del suo lavoro e di come si è sviluppato.
Com’è nata l’idea del libro?
L’idea è nata dopo che ho tenuto una mostra ad Arles, in Francia, con la Manuel Rivera-Ortiz foundation for documentary photography and film. Lì il proprietario della rivista editoriale Klaus ha visto il mio lavoro e ha avuto l’idea di fare un libro. Ora l’abbiamo presentato e verrà distribuito in Europa e negli Stati Uniti. Quello che cercherò di fare io è portarlo in America Latina, soprattutto in Argentina, perché il mio lavoro abbia un senso anche lì.
Cosa racconta il libro?
Questo libro è il riassunto di tre anni di lavoro, dei 15mila chilometri che ho percorso in tutta l’Argentina, parlando e incontrando le vittime e chiunque sia stato colpito dai pesticidi.
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Che impatto crede stia avendo e avrà il libro anche al di fuori delle zone colpite?
Credo che in un certo senso il mio lavoro abbia avuto più successo in Europa per quanto riguarda le pubblicazioni sui mezzi di comunicazione e testate giornalistiche. Invece, per quanto riguarda le mostre credo si sia diffuso di più in Argentina. Un esempio è una mostra importante che ho tenuto a Cordoba, che è una delle zone che più fa resistenza a questi temi. Infatti, Cordoba ospitava l’impianto della Monsanto più grande del Sudamerica che però è stato bloccato per tre anni dagli attivisti e Monsanto si è vista costretta ad andarsene. Si sono anche formati gruppi e organizzazioni di madri, i cui figli si sono ammalati o addirittura sono morti, che hanno iniziato ad organizzare la resistenza in quelle aree dove la monocoltura della soia è prevalente e l’uso dei pesticidi è massivo. Per questo credo che Cordoba sia un buon posto dove esporre il mio lavoro, è una zona di impatto.
Ha dedicato il libro a Fabián Tomasi, uno dei soggetti delle sue foto che è diventato anche un suo caro amico.
Sì, è stata l’ultima cosa che ho scritto. Stavo cercando un epilogo e stavo pensando di iniziare il libro con una poesia, una frase breve, che trasmettesse qualcosa sulla terra. Mancavano pochi giorni per chiudere il libro e Fabián mi ha scritto. Alla fine della nostra conversazione mi ha detto: “Non dimenticarti mai di me, fratello”. All’inzio non mi ero reso conto, ma il giorno dopo mi sono svegliato e ho capito che era l’epilogo perfetto per il mio libro. Alla fine un libro conserva la memoria. Un po’ come la fotografia, i libri custodiscono la memoria di luoghi e avvenimenti. Mi è sembrata perfetta. E credo possa anche essere un riscatto per mio fratello, Fabián, che ha lottato tanto. È come un elogio alla sua battaglia, e alla sua vita.
Come sta Fabián?
È come al solito un po’ delicato, ma la sua coscienza è sempre più lucida. Il suo corpo trasmette una cosa, ma i suoi sentimenti, il suo modo di pensare e di andare avanti dice tutt’altro. Il suo spirito si contrappone al suo corpo, ha tanta forza e potenza.
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Il libro verrà anche presentato in Italia al Festival della fotografia etica di Lodi, che si tiene dal 7 al 29 ottobre 2017.
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