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Il 28 aprile è la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto
L’amianto, nonostante sia stato messo al bando nel 1992, continua ad uccidere, in Italia provoca ogni anno 4mila vittime.
In Italia si continua a morire a causa di un nemico invisibile, una fibra, per giunta vietata ventitré anni fa, ma che ancora infetta tutto il Paese e si insinua nei polmoni degli italiani. Parliamo dell’amianto, materiale che fino agli anni Novanta era presente in migliaia di prodotti. Dai tessuti ignifughi delle tavole da stiro, ai phon, ma soprattutto nelle coperture degli edifici di tutta Italia.
La decisione di vietarlo è stata tardiva, la Germania ad esempio lo ha messo al bando nel 1943, ma forse ancora più colpevole è la mancata bonifica dei numerosi siti contaminati disseminati nello stivale. Il 28 aprile si celebra la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto, l’obiettivo è duplice, ricordare tutte le persone avvelenate dall’amianto e chiedere che questo non accada più, effettuando gli interventi necessari per fermare la strage.
Secondo le stime, per difetto, diffuse da Cnr-Inail, sarebbero ancora presenti in Italia circa 32 milioni di tonnellate di amianto, mentre il Programma nazionale di bonifica del ministero dell’Ambiente sostiene che sono 75mila gli ettari di territorio in cui è accertata la presenza del materiale tossico.
È ormai dimostrato il rapporto causale tra l’amianto e il tumore maligno della pleura, ad essere coinvolte non solo le persone che lavoravano nelle fabbriche che producevano questa fibra, ma anche la popolazione che vive vicino ai siti, anche se oramai in disuso.
Nel nostro Paese muoiono tutt’oggi quattromila persone, con oltre quindicimila casi di mesotelioma maligno diagnosticato dal 1993 al 2008, secondo i dati del Registro Nazionale Mesotelioma dell’Inail. Gli effetti dell’amianto sono resi ancora più subdoli dalla lentezza del decorso della malattia, i sintomi talvolta si manifestano trenta, quaranta anni dopo l’esposizione, i casi sono inoltre in forte aumento, si passa infatti dai 73 casi del 1996 ai 154 del 2013.
I numeri parlano chiaro, non c’è tempo da perdere, eppure numerose regioni non hanno ancora approvato i Piani Regionali Amianto e il censimento delle strutture da bonificare, necessario per stilare un programma efficace, è stato realizzato solo da dieci regioni.
In ogni caso le strutture deputate allo smaltimento dell’amianto sono insufficienti, 24 in totale, e il 75 per cento dell’amianto viene spedito in discariche fuori dai nostri confini.
Il dramma dell’amianto riguarda molti paesi, in diversi stati è ancora in commercio, secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil), muoiono per le conseguenze della lavorazione e l’utilizzo di amianto oltre 100mila persone all’anno, una ogni cinque minuti.
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