L’ultimo bilancio di sostenibilità di Gruppo CAP, Sorgente di connessioni, ricorda l’importanza di fare rete per rendere concreta la transizione ecologica.
Le nutrie sono salve, illegittime le ordinanze che ne prevedevano l’abbattimento
Dal 2 febbraio le ordinanze “ammazza nutrie” sono diventate illegali in virtù della legge di stabilità approvata lo scorso 28 dicembre.
Il 31 ottobre del 2014 i direttori generali del Ministero della Salute, Silvio Borrello e delle Politiche Agricole, Giuseppe Cacopardi, emanarono una circolare che legalizzava lo sterminio e la tortura delle nutrie (Myocastor coypus), anche all’interno delle aree protette e al di fuori del periodo di caccia.
A questi grandi roditori alloctoni, introdotti in Italia dall’uomo per ricavarne pellicce, era stato tolto lo status di specie protetta perché giudicati “infestanti e dannosi”, per cui il reato di maltrattamento di animali previsto dal Codice penale non li tutelava più. Oggi, a distanza di sedici mesi, le nutrie possono però tirare un sospiro di sollievo, le ordinanze comunali relative alla gestione di questi animali dovranno infatti essere ritirate perché giudicate illegittime dal 2 febbraio 2016.
Il provvedimento fa parte della legge di stabilità approvata il 28 dicembre scorso, che comprende numerose disposizioni in materia ambientale, dalla green economy alla gestione delle risorse naturali. L’articolo 7 della legge “impone che la gestione delle nutrie sia conforme alle previsioni imposte dalla legge nazionale sulla tutela degli animali selvatici, in particolare all’art.19 della L.157/92”, si legge in un comunicato della Lav.
Ora spetta alle province recepire la nuova normativa e provvedere all’eventuale stesura di nuovi piani di controllo che dovranno prevedere l’utilizzo di metodi incruenti. Per far sì che la legge sia tempestivamente adottata e non vengano uccise altre nutrie (la precedente ordinanza ne autorizzava il massacro con armi da fuoco, armi ad aria compressa, gas letali, ma anche fionde e armi da lancio) la Lav ha inviato una raccomandata urgente a Piero Fassino, presidente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), affinché provveda a informare tutti i comuni.
Le nutrie, strappate a forza dalla loro terra circa un secolo fa per gli interessi dell’uomo e diventate in un sol colpo l’unica causa di degrado dei fiumi italiani (più comodo incolpare un animale che tenere puliti gli argini dei fiumi, bloccare la cementificazione dissennata e scaricare veleni nelle acque), possono dunque stare più tranquille, chi dovesse violare la nuova norma rischia fino a due anni di reclusione.
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